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L’autogol comunicativo di Calenda: sdogana gli eccessi social di Salvini e trasuda “radicalchicchismo”

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Capello tirato indietro, torso nudo e petto in fuori, e una pinguedine esibita con #orgoglioprogressista. Sullo sfondo un cigno che nuota beatamente in un laghetto ghiacciato e uno chalet di montagna. Sembrerebbe un fotomontaggio realizzato da Lercio per sfottere Carlo Calenda, ma è il suo profilo Twitter ufficiale. Ha la spunta azzurra. Tutto vero. L’ex ministro dello sviluppo economico ha deciso di mettersi in posa dopo un bagno in acque gelide. L’esito è a dir poco imbarazzante. Ma viene superato da una caption surreale: “Chi l’ha detto che solo i sovranisti (quelli originali, i nostri al massimo mangiano nutella) fanno il bagno nell’acqua ghiacciata?! #orgoglioprogressista“.

L’obiettivo del post è chiaro: competere con la mascolinità e virilità più volte esibite da Putin e provocare Salvini, retrocedendolo al grado di sovranista pane e nutella. Il risultato è un clamoroso autogol comunicativo. L’imitazione del primo è caricaturale e l’attacco al secondo si trasforma in un assist che legittima l’utilizzo poco istituzionale dei social.

La posa scultorea che dovrebbe intimidire il capo del Cremlino mina l’adesione calendiana a certi modelli femministi. Quello dell’ex ministro, secondo le loro logiche, sarebbe sessismo bello e buono. Una chiara espressione del machismo che vede nell’uomo esclusivamente forza e vigore. La rappresentazione plastica della società patriarcale in cui i maschi sottomettono le donne grazie alla potenza del proprio corpo.

Se il tentativo di sminuire il presidente russo è maldestro e intacca il rapporto con le femministe, la provocazione nei confronti di Salvini è ancor peggio. Calenda commette infatti il solito errore degli oppositori del leader leghista: lo attacca sul terreno a lui più congeniale, finendo per rafforzarne involontariamente la narrazione. Utilizzando il proprio corpo per schernire il titolare del Viminale, contraddice la tanto predicata serietà che dovrebbero mantenere le figure istituzionali, il piatto forte della propaganda anti-Salvini. Ora, le critiche per gli eccessi social di quest’ultimo sono più che legittime, ma con un post del genere perdono tutto il loro valore. Il più competente tra i competenti, con una mossa da maestro, distrugge in un sol colpo tutto il castello accusatorio pazientemente costruito dai Dem.

Il tentativo di recuperare il gap con il vicepremier, utilizzando le sue tecniche comunicative, finisce per allargare ulteriormente il fossato tra i due competitor. L’effetto boomerang, insomma, è evidentissimo ed è rafforzato dal contesto. Lo chalet sullo sfondo, infatti, rende la foto ancor più ambigua, facendo trasparire un malcelato radicalchicchismo. La spocchia che Calenda vorrebbe attenuare per apparire più vicino al popolo, emerge in tutta la sua potenza. Ma non è finita perché la scelta del cigno, simbolo dei poeti e della nobiltà, rende questo quadretto la perfetta rappresentazione dell’eterogenesi dei fini. Dal popolo alla villa a Cortina, del resto, è un attimo.

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