Lo hanno accusato di tutto: fascismo, nazismo, razzismo e anche di disumanità. Accuse, spesso eccessive e non fondate, ma utilizzate di continuo tanto da aver rappresentato una sorta di topos nelle narrazioni antisalviniane. Al momento di criticare con serietà e per una motivazione seria il ministro degli interni, però, buona parte dei suoi detrattori ha dato stranamente forfait, sciogliendosi come neve al sole.
I fatti sono noti e molto gravi. Salvini, domenica scorsa, alla festa della curva del Milan ha salutato con una stretta di mano calorosa Luca Lucci, uno dei capi ultras della tifoseria rossonera. Non proprio uno stinco di santo. Pluripregiudicato per reati legati a traffico di droga, violenza e anche estorsione: uno di quei capibastone che sfruttano il calcio e il tifo organizzato per fare soldi in modo illecito. Un personaggio che non dovrebbe proprio andare a genio a chi si occupa della gestione degli interni. La cosa fa ancora più scalpore se si pensa che Salvini domenica pomeriggio ha postato un video in cui alcuni ultras laziali aggredivano un carabiniere, colpendolo con una bottigliata. Testo del post: “Massima solidarietà a questo carabiniere e a tutte le Forze dell’Ordine. Questi non sono tifosi ma sono delinquenti”. Dunque, mentre il ministro degli interni si divertiva con alcuni capi ultras del Milan colpiti da Daspo per violenza negli stadi, definiva delinquenti i tifosi violenti.
Un’incoerenza notevole, che sembrerebbe frutto di un’abile costruzione: sapendo che la sua visita alla festa della curva rossonera avrebbe acceso le polemiche, Salvini decideva di postare preventivamente qualcosa di critico verso le frange estreme del tifo organizzato. Excusatio non petita, accusatio manifesta come avrebbero detto i latini. Alla luce di questi fatti è bene porsi due domande: 1) Come può un ministro degli interni che si richiama con grande enfasi retorica alle forze dell’ordine, fraternizzare con ultras che spesso cantano cori contro la polizia? Insomma, l’hashtag #IoStoconChiCiDifende rappresenta una grave contraddizione. O si parteggia sempre per le forze dell’ordine, o si sta con gli ultras. Lodare i carabinieri e la polizia e poi abbracciare ‘tifosi’ che vorrebbero aggredire “chi ci difende” è assurdo. Chissà perché il vicepremier non si è recato all’arena civica con una delle tante maglie della polizia che ama sfoggiare… 2) Quale credibilità potrebbe avere un ministro tutto legge ed ordine che la domenica sveste i panni dell’arcigno tutore della sicurezza e festeggia con persone che hanno fatto della violenza una delle costanti della propria vita?
A nostro avviso Salvini ha commesso un grave autogol e ha fatto bene a tornare, ieri, sui suoi passi, prendendo le distanze (“mai visto prima, se avessi saputo avrei evitato”). Ma il passo falso resta, il rischio è quello di avvalorare le critiche dei suoi detrattori.