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Chi è l’euroeroina del momento: l’eurodeputata Judith Sargentini

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La scena è discretamente oscena. Lei, le mani sulla faccia, dirotta in pianto isterico, epicentro di un terremoto d’entusiasmo tracotante: gliel’abbiamo fatta vedere a quel Puzzone, nessuno ci può fermare gimme five. Il Puzzone sarebbe Orban, l’ungherese, democraticamente straeletto ma non conta; Lei, è l’eurodeputata Judith Sargentini, olandese di qualche origine italiana, non facciamoci mancare niente, fino a poche ore fa insospettata, oggi in fama di santa: “una gran brava persona, una persona eccezionale, una bella persona” mitragliano le agiografie di stampo fantozziano per la Mega. Eur. Deputat. Gran. Bell. Donn.

Sarà. Certo che a guardarla, viene più in mente l’amica acida dei film di Carlo Verdone. Intanto l’aspetto ricercatamente pedantemente dimesso, il maglioncino verde, acido anche quello, la scapigliatura consapevole, da donna che ha troppe cose per la testa per metterci anche una messa in piega. Tutta ipocrisia della più bell’acqua, perché l’euroeroina di giornata è una eurodeputata a venti e rotti mila euro al mese (e che: vale solo per Salvini?) che, per diretta ammissione, ha sempre vissuto di politica. “A 15 anni conosce il suo primo fidanzatino nelle fila del Partito Socialista Pacifista”, per la serie esticazzi, non servisse a inquadrar la personaggia. Che già settenne, peraltro, trotterellava insieme ai genitori alle marce contro le armi nucleare e il nucleare in genere. Una Mozart delle cause sballate, tra le quali non poteva mancare “la feroce lotta al riscaldamento globale” cioè la leggenda planetaria che parte da “che caldo che fa, non ci sono più le mezze stagioni signora mia” e, tramite lo scioglimento dei ghiacciai da upgradare ogni anno, approda all’impeachment di Trump.

Dice Nostra Signora della Rottura di Coglioni: “Ho sempre vissuto in una famiglia politicamente consapevole”. Tradotto: mi hanno allevato a scassare sempre i cabasisi a tutti, senza capirci niente e per puro stimolo pavloviano, presto diventato posa, però ha funzionato, sono da copertina, chi l’avrebbe detto, quasi mi vien da piangere. Tra gli elementi di santità, il fatto che, ad Amsterdam, “gira sempre in bicicletta”. Pensate, eh!, avrebbe detto Mike Bongiorno. A Bruxelles, invece: non pervenuta (la bicicletta). È, ovviamente, veg intransigente e fa parte della Commissione per le Libertà Civili, la Giustizia e gli Uffici Interni, tutto maiuscolo, per la Madonna!; ma non risultano agli atti sue posizioni circa violazioni di diritti umani nel resto del mondo. Che ci frega, la sensibilità umanitaria comincia ad Amsterdam e finisce a Bruxelles. Dove scoppia in lacrime come in un romanzo d’appendice. Brava Judith, e brava Judith ah, ah, ah, ah (direbbe Vasco Rossi), ora, siccome di sicuro ripenserai la scelta di non ricandidarti tra un anno (è lì la festa, la vita è adesso), passa a trovarci, che ne abbiamo così bisogno: tanto lo scopo è quello, gratta l’Orban e troverai il Salvini: ci serve una bella persona che ci insegni come rinunciare meglio a quello straccio di libertà che ci rimane, si tratti di un link in Rete, della misura dell’accoglienza a quella dire dei pedalini, del menu a base di locuste, dell’ora solare legale totale, di come dire fare baciare lettera testamento, di come quanto e dove e quando comprare (mai di domenica, preferibilmente), fino allo sciroppo contro la sciatica: prosit, cin cin, salute. Torna Giudith, ‘sta Casa Comune aspetta te, abbiamo bisogno di una carognetta (direbbe Simenon) che ci uccida dolcemente, ma soprattutto eurodemocraticamente. Dopo le lacrime, sai le risate.

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