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Un normale sabato di follia: giravolte degli esperti e teorie troppo ambiziose

Dalla sicura fine della Russia putiniana al potente rafforzamento dello stesso Putin. L’imprevedibile accade, eccome, e non tutto ha una spiegazione logica

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Quelli che mi leggono con una certa regolarità lo sanno: non è nelle mie abitudini voler spiegare l’inspiegabile ad ogni costo e, men che mai, lanciarmi in speculazioni sulla possibile evoluzione di certi accadimenti mondiali che tutti ci lasciano senza parole. Senza parole. Come sempre più frequentemente accade in questi tempi vissuti col turbo sempre inserito (o meglio, col postbruciatore acceso) capita che la cronaca anticipi e stravolga tante teorie degli esperti.

L’iniziativa personale

Quanto accaduto sabato in Russia, ma aspettiamo almeno ancora oggi e domani, sembra confermare una regola che non avevamo seguito abbastanza nel nostro recente passato: mai dimenticare che l’iniziativa personale dei pochi ancora conta moltissimo, pure in quest’epoca in cui molti vedono la potente e subdola macchinazione globale di oscuri potentati contro l’intera umanità.

Potrò anche sbagliarmi, beninteso, ma cresce in me la sensazione che, nella nostra spasmodica propensione a dare una spiegazione logica e compiuta per qualsiasi importante evento improvviso, facendolo addirittura mentre i fatti sono ancora in pieno svolgimento, stiamo perdendo la bussola, e talvolta pure la testa.

Le giravolte degli “esperti”

Analizzando, con un filo di terapeutica ironia, quanto abbiamo sentito dire nel giro di meno di ventiquattr’ore, siamo passati dalla sicura fine della Russia putiniana al potente rafforzamento dello stesso Putin. Allo stesso modo, abbiamo sentito autorevoli commentatori sostenere con certezza che anche relativamente pochi assalitori del consolidato potere russo lo avrebbero potuto rovesciare in poche ore, salvo poi ricredersi in serata ed affermare, con una bella piroetta, che ci vuole ben altro per obnubilare il Cremlino.

Nel mio terragno e ben circoscritto mondo di provincia, pieno di somari che ho l’abitudine di far cadere miseramente, disarcionando  le teorie troppo ambiziose di chi si proponga di tutto spiegare, i “ve l’avevo detto” contano ancora meno dei “vi spiego perché ciò accade” e dei “vi dico come andrà a finire”.

Punti fermi

Stiamo ai fatti ed enumeriamo i pochi punti che, almeno ad oggi, sembrano fermi: (1) L’imprevedibile accade, eccome. Anche le imprese armate più improbabili fanno parte del panorama geopolitico attuale. Sta a noi tenerne conto o meno. (2) Ciò che un grande leader afferma con pubblici proclami di portata planetaria conta poco, almeno quanto a coerenza ed autorevolezza. Anche i grandi della Terra, ogni tanto, parlano a vanvera. Dicono una cosa e poi fanno l’esatto opposto.

(3) Il popolo, in genere, sta un po’ di qua ed un po’ di là, da sempre, e cambiare fazione è un attimo. Mai ritenerlo fideisticamente dalla propria parte, e non parliamo nemmeno che lo faccia per motivi ideologici. Ciascuno fa, giustamente, ciò che più gli conviene in quel momento, e ci mancherebbe che non fosse così.

(4) Incredibilmente, nel terzo millennio in cui trionfa la logica binaria, la guerra si fa ancora con carri armati e aerei. Usarli o non usarli fa la differenza. Averli o non averli la fa ancora di più ed è una differenza che decide le sorti dei conflitti. I fiori nei cannoni lasciamoli alle canzonette anni Settanta.

(5) Internet non è la Bibbia e pure i più “autorevoli” siti internazionali, propagano spesso emerite cazzate. Non possiamo escludere che certe decisioni statuali siano in parte derivate da notizie del tutto false. Non per niente, lo stesso Prighozyn è a capo di una attivissima agenzia di disinformazione mediatica.

(6) Regalare un mappamondo a certi analisti e giornalisti televisivi sarebbe una bella idea. I chilometri ancora da percorrere con colonne militari pesanti non si possono scambiare coi metri. E parliamo di una colonna priva di copertura aerea e perfettamente esposta a possibili attacchi aerei avversari. L’armata Wagner, Mosca non la poteva vedere nemmeno col binocolo. Ci parlavano di imminenti combattimenti alla sua periferia, tanto per esagerare come ormai è la norma giornalistica.

Un atto dimostrativo

Quanto visto ieri in tv assomigliava più ad un atto dimostrativo che ad un colpo di stato. Se sia stata una clamorosa messa in scena o meno poco importa, alla fine. A parte il riferito abbattimento, che peraltro avviene ogni giorno, di alcuni mezzi aerei, non v’è stato alcun scontro diretto tra “rivoltosi” e forze armate russe regolari.

Da lì a preconizzare la caduta dell’intera Russia, addirittura in poche ore, ne passerebbe ancora parecchio, a meno che non si abbia accesso sicuro a fonti d’Intelligence che, in un mondo normale, non sarebbero a disposizione della stampa.

Quanto accadrà ancora lo vedremo presto ed i fatti di questo sabato certamente avranno il loro peso. Sarebbe un errore imperdonabile credere che tutto sia finito a tarallucci e vino.

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