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“Non omnia possumus omnes”: cominciamo a separare le cose serie dalle fesserie

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Basta. Facciamo gli adulti. Io credo che, arrivati ad un certo limite, non appena ci si accorga di averlo raggiunto, sia necessario prendere carta e penna e tracciare sul foglio bianco una riga verticale. Da una parte le cose serie e dalla parte opposta le scemenze. Basta. I politici ed i decisori in genere si occupino delle cose serie, cantanti, intrattenitori e showmen di varia natura si limitino alle cose leggere, ossia, in buona sostanza, delle cose poco importanti. Per quanto tutti noi abbiamo bisogno, ogni tanto, di alleggerire, di distrarci, di sorridere e financo ridere a crepapelle per un comico o per il cascatone televisivo, lasciamo che le cose serie, quelle che possono orientare in modo significativo la nostra vita, venga ascritto alla colonna delle cose serie.

Mai come ora ho attribuito tanto significato e valore morale alla frase della quale ho fatto il mio motto: “Non omnia possumus omnes”. Cosa esattamente intendesse dire Virgilio, quando lo scrisse nelle Bucoliche (Cap. VIII, vers. 63) non è dato saperlo, ma, di sicuro, ha una duplice interpretazione, una doppia lettura che c’insegna a non pretendere troppo da noi stessi, senza tuttavia dimenticare che sono moltissimi coloro i quali vogliono fare tutto senza esserne attrezzati come conviene.

Abbiamo a che fare in questi ultimi anni con problemi talmente gravi e pregnanti da non ricordarne di simili nella storia mondiale degli ultimi secoli e che facciamo? Ci scanniamo sulle opinioni del rapper Fedez, oppure sulle esternazioni non richieste di giullari, aspiranti opinionisti televisivi di successo, starlette del mondo del cinema, attorucoli di quinta categoria ed emeriti signorini/e nessuno che pretendono di interloquire con i governanti del mondo. Se avessimo almeno il coraggio di ordinare nelle due citate colonne contrapposte cose serie e fesserie, avremmo almeno la scusante di saltapicchiare tra l’una e l’altra con la stessa rinfrescante leggerezza con la quale cambiamo i canali alla televisione. Confondere le due colonne è un errore enorme, come annacquare il vino o contaminare l’acqua fresca con un vinaccio chimico. Non se ne può più di questo sistema, ormai dilagante, in cui anche il dibattito politico più serio e necessario per le nazioni s’interrompa al minimo baubau sulla scena da parte di persone che, per quanto convinti di essere competenti su tutto, sanno a malapena come si chiamano, e talmente poco consci del nome che portano da gradire di non essere nemmeno chiamati con quello. Basta.

Che tali interruzioni al ben più importante dibattito sulle cose necessarie da farsi e sui programmi di governo davvero determinanti ed urgenti per affrontare certi disastri imminenti, finiscano per essere gradite da parte di certi governanti “pret-a-porter”, è, tuttavia, una realtà incontroveribile. Dall’opportunismo del “panem et circences” si è approdati al cinico “divide et impera” e sono, purtroppo, talmente pochi quelli che potrebbero dire semplicemente, ma con autorevolezza un “Adesso basta cazzate e pensiamo alle cose serie…” da non lasciare nemmeno intravedere un orizzonte migliore, una nuova terra ove ricostruire da zero le fondamenta di una società più credibile e meno autolesionista di questa.

Stiamo, infatti, letteralmente dandoci delle poderose zappate sui piedi nel perpetuare questo minestrone di politica, spettacolo, social media, tv d’assalto, in un ambiente nel quale sono stati di gran lunga surclassati i nani e le ballerine degli anni Novanta, quelli, per intenderci, ai quali sembrava bruttino consegnare il nuovo millennio. Ma avercene ancora di iperattivi nani e di decorose ballerine! Almeno, quelli, avevano delle aspirazioni di potere da realizzarsi con la democratica candidatura parlamentare, secondo uno schema fortemente voluto dai fautori della nostra nazione.

Scusatemi la brutalità, ma brutali sono questi tempi pandemicamente corretti: ma chi ve lo fa fare di tentare la scalata al Parlamento, con tutte le sue incognite e responsabilità derivanti in caso di elezione, quando potete contare assai di più di un deputato o senatore, semplicemente facendo il rapper, il cantate, l’attore “impegnato”? Ma volete mettere la libertà di poter cambiare rotta a piacimento, ritrattare e sconfessare quanto detto e scritto l’anno prima, rispetto alla gogna mediatica del parlamentare che soltanto abbia cambiato partito? Siamo poi sicuri che il pur lauto stipendio di Montecitorio o Palazzo Madama sia per forza superiore a quanto introitato dalle nostre star dello spettacolo e del web? Parrebbe proprio che sia il contrario.

Qui mi fermo, per rispetto alle vostre opinioni personali su quelli che, personalmente metterei senz’indugio nella colonna dei fautori di scemenze, riaffermando tuttavia che saper tracciare quella riga verticale e dividere le cose importanti dalle cretinate non potrebbe che farci bene e farci, magari, ri-guadagnae un po’ di rispetto all’estero. A patto che non ci abbiano frollato il cervello a tal punto da non sapere più distinguere cosa dovrebbe stare da una parte del foglio e cosa nell’altra. Decidere da che parte stare, consapevoli di poter sbagliare, ma fieri di non aver mischiato canzonette e principi costituzionali sarebbe già tanto. Poi, ciascuno faccia come crede.