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Occhio al possibile doppiogioco di Berlusconi sul Mes: linea ufficiale per il no, aiutino sottobanco per il sì

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Non sarebbe la prima volta per Silvio Berlusconi sfruttare le divisioni interne a Forza Italia per conseguire due obiettivi, giocare per entrambi gli schieramenti di una partita. A ben vedere, è stato un leit motiv della condotta parlamentare dei suoi gruppi a partire dal 2011, quando veniva riaffermata la collocazione del suo partito nel centrodestra, ma al tempo stesso sosteneva prima il governo Monti poi il governo Letta; e da allora in poi, all’opposizione, ma sempre pronto a offrire all’occorrenza una stampella, una costola centrista, un drappello di responsabili. Sperando di ricavarne un utile o un credito da riscuotere.

L’idea, o quanto meno la tentazione, torna a circolare in queste ore negli ambienti vicini a Berlusconi e in Forza Italia per uscire dall’angolo sulla questione Mes.

La bocciatura della riforma del Mes arrivata come un fulmine a ciel sereno dall’ex premier è sembrata senz’appello, avrebbe potuto scriverla Claudio Borghi:

“Il 9 dicembre non sosterremo in Parlamento la riforma del Mes perché non riteniamo che la modifica del Meccanismo di Stabilità approvata dall’Eurogruppo sia soddisfacente per l’Italia e non va neppure nella direzione proposta dal Parlamento europeo. Due sono i motivi che principalmente ci preoccupano. Il primo: le decisioni sull’utilizzo del fondo verranno prese a maggioranza dagli Stati. Il che vuol dire che i soldi versati dall’Italia potranno essere utilizzati altrove anche contro la volontà italiana. Il secondo: il Fondo sarà europeo solo nella forma perché il Parlamento europeo non avrà alcun potere di controllo e la Commissione europea sarà chiamata a svolgere un ruolo puramente notarile. Purtroppo sono state ignorate le nostre proposte per una indispensabile riforma del Mes che sono state confermate dal voto del Parlamento europeo. E questo non rappresenta certamente un fatto positivo. Per queste ragioni quindi Forza Italia non voterà in Parlamento per questa riforma del Mes”.

Ma mancano ancora diversi giorni al 9 dicembre, quando le aule parlamentari dovranno esprimersi attraverso le risoluzioni che accompagneranno il premier Giuseppe Conte al decisivo Consiglio europeo del 10-11 dicembre. E subito dopo la dichiarazione di Berlusconi è cominciato a trapelare il dissenso interno a Forza Italia. I “malpancisti” pronti a non seguire le indicazioni del leader e a votare a favore del nuovo Mes sarebbero addirittura i 2/3 dei parlamentari. Il dibattito interno ai gruppi si fa acceso: isolamento dal centrodestra o isolamento a Bruxelles? Secondo alcuni retroscena, i vertici del Ppe si sarebbero già attivati per far cambiare idea al Cav, o almeno per assicurare un sufficiente numero di “responsabili” in Forza Italia.

A questo punto, come non di rado avvenuto, Berlusconi potrebbe decidere di fare buon viso a cattivo gioco, di chiudere un occhio, o persino di incoraggiare sottobanco qualche “aiutino” al Mes, per cogliere due piccioni con una fava: da una parte, la linea ufficiale “no Mes” per salvaguardare il rapporto con la Lega, dopo l’avvertimento, l’aut-aut inequivocabile giunto da Matteo Salvini (“se lo vota qualche membro dell’opposizione finisce di essere compagno di strada della Lega”); dall’altra, basterebbero pochi dei suoi per sopperire a eventuali defezioni nella maggioranza, o far mancare i voti necessari ad una risoluzione di minoranza, e poter rivendicare a chi di dovere di essere stato decisivo.

È arrivata ieri, al reggente Vito Crimi e all’ex capo Luigi Di Maio, una lettera di una settantina di parlamentari 5 Stelle che annunciano la loro contrarietà al Mes: per la precisione, 52 deputati e 17 senatori. Forza Italia può contare su 91 deputati e 54 senatori.

Berlusconi, che da pochi giorni – dopo aver portato tutto il centrodestra a votare lo scostamento di bilancio richiesto al Parlamento dal governo Conte – veniva trattato da statista, com’era prevedibile in poche ore è tornato “zozzone” per la stampa perbene. Che ingrato, ha fatto notare più di qualcuno, dire no al Mes subito dopo aver incassato per Mediaset l’emendamento-scudo dagli appetiti di Vivendi. Forse, il Cavaliere è ora libero da condizionamenti, o forse sta solo alzando il prezzo…

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