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Old Tories: i Conservatori lottano per sopravvivere, i giovani guardano a Corbyn

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Il Partito conservatore guarda avanti con un’espressione corrucciata: sono tante le questioni che popolano i suoi pensieri, prima fra tutte Brexit, ma anche quelle legate alla leadership di Theresa May, alla politica interna, all’economia e, inevitabilmente, alla tornata elettorale del prossimo mese, quando saranno in gioco 150 consigli locali tra cui quelli di Londra. Il destino della capitale sembra segnato: guidata dal sindaco laburista Sadiq Khan, secondo i sondaggi che circolano negli ambienti politici la città dovrebbe essere l’ultimo dei tasselli della rimonta di Jeremy Corbyn che potrebbe penetrare anche in quartieri che nel recente passato sono stati fortezze conservatrici come Westminster, Kensington, Chelsea e Wandsworth, capaci di resistere anche ai tempi migliori dell’epopea di Tony Blair. La capitolazione non è certa, ma i timori sono fondati.

Il quartier generale teme soprattutto la disaffezione dell’elettorato più giovane, che ha già dato prova di preferire il Labour Party un anno fa quando per il rinnovo della House of Parliament si è registrato un enorme divario sulle intenzioni di voto nella fascia d’età tra i 18 e 24 anni: il 20 per cento ha scelto i conservatori, il 64 per cento ha premiato l’opposizione. Considerando che Londra è la sesta città più giovane della nazione, con un’età media di 36 anni e che attorno a questo numero le percentuali continuano a premiare i laburisti sempre sulla base dei risultati del 2017 (55 a 29), la matematica lascia poco spazio all’ottimismo.

A ciò si aggiungono altri due elementi. Il primo riguarda la difficoltà dei conservatori nel fare breccia tre le minoranze etniche: se con David Cameron erano stati in grado di raccogliere il 23 per cento dei consensi tra questa fetta di elettorato, risultato che ha contribuito a conquistare un’inaspettata maggioranza assoluta nel 2015, un anno fa la percentuale è scesa al 19. Il secondo invece ha a che fare con il trasloco in feudi come il Kent o il Surrey di elettori laburisti che decidono di lasciare la metropoli per godersi la campagna, ma senza abbandonare il proprio credo politico.

C’è chi suggerisce di creare per Londra un’entità conservatrice autonoma rispetto al partito nazionale, come accaduto con la Scozia che ora assiste al risultato di tante fatiche ed enormi sforzi per riportare i conservatori sulla scena a Nord, specialmente sotto la guida di Ruth Davidson, ma è un’operazione che richiede tempo e pazienza, quando sembrano regnare soprattutto l’improvvisazione e la frenesia. L’obiettivo resta comunque quello di raccogliere le istanze che stanno più a cuore all’elettorato Under 40: l’assistenza sanitaria, i cambiamenti climatici, l’istruzione e le politiche sugli alloggi secondo un sondaggio realizzato da YouGov.

I conservatori sembrano ormai essere perseguitati da un’eredità che li lega a doppio filo agli ambienti elitari e avvantaggiati, ancora troppo indifferenti ai timori e alle perplessità delle nuove generazioni, mentre i laburisti con Corbyn appaiono decisamente più pop: dall’exploit del movimento Momentum per sostenerlo durante la campagna elettorale ai cori che gli hanno dedicato i ragazzi durante il raduno musicale di Glastonbury, alla organizzazione sui social media. Il giorno delle General Election, il Labour Party si è affidato all’app Snapchat e ai sistemi di messaggistica per indirizzare i giovani sul sito appositamente creato con la mappa dei seggi in cui recarsi a votare, generando un traffico di oltre un milione di utenti, e condividendo sui social media le gif satiriche della May o di altri esponenti avversarsi come Michael Gove e Jeremy Hunt.

Su questo fronte i conservatori hanno il fianco scoperto. “I social media sono stati considerati troppo cameroniani”, ha confessato un consigliere intervistato dalla rivista Tatler, così, per rimarcare la differenza tra l’ex primo ministro e l’attuale inquilino di Downing Street, la strategie sono stati riviste, se non spesso accantonate, anche per lasciarsi alle spalle la triste vicenda di Elliot Johnson, un giovane attivista che nel settembre del 2015 si è tolto la vita dopo aver denunciato situazioni di bullismo nei suoi confronti da parte dei suoi colleghi di RoadTrip, l’organizzazione creata per la campagna social di quell’anno. Tra le teste che sono saltate in seguito alle morte di Johnson c’era quella del fondatore Mark Clarke.

I sondaggi nazionali danno conservatori e laburisti testa a testa, a volte con i primi davanti, a volte con gli altri a guidare il gruppo, però per progettare non è sufficiente guardare al presente, occorre prepararsi al futuro. La leggenda popolare vuole che per Winston Churchill “se non sei liberal a 25 anni, sei senza cuore, mentre se non sei un conservatore entro i 35, sei senza cervello”, ma la realtà è espressa meglio nel commento di queste settimane di un parlamentare per il quale non è impossibile una vittoria conservatrice nel 2022, “il problema è il dopo”.

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