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Sbarchi in aumento, ma di un cambio di passo con Draghi non c’è traccia

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Recovery Plan, piano vaccini, ristori, contenimento e possibili riaperture, sono questi i temi più caldi sulla scrivania del neo premier Mario Draghi che dovrà faticare e non poco per portare a casa buoni ‘risultati’.

In secondo piano, un pò dimenticato da tutti, è il tema degli sbarchi di immigrati irregolari, argomento da sempre al centro del dibattito politico ma ora messo in cantina dalla pandemia e dai relativi aspetti. Nel suo discorso programmatico esposto al Senato, il presidente del Consiglio ha però toccato il tema, ricordando quanto sia importante una politica comune europea di rimpatrio dei non aventi diritto alla protezione internazionale.

Un buon auspicio, soprattutto per Matteo Salvini, che ha fatto della lotta all’immigrazione clandestina e dei rimpatri il suo punto di forza. Compito sicuramente non facile quello di controllare le frontiere, sopratutto con la conferma del ministro dell’interno Luciana Lamorgese, che non si è certo distinta in tema immigrazione, quanto piuttosto per aver smantellato i decreti sicurezza voluti da Salvini quando era al Viminale nel Governo Conte 1.

I dati che leggiamo in questi giorni fanno rabbrividire: da gennaio ad oggi i clandestini sbarcati sulle nostre coste sono stati 4.157, un incremento del 77 per cento rispetto al 2020. Da giorni le nostre coste sono oggetto di ripetuti sbarchi, a ritmi che somigliano a quelli estivi. Ma in questo periodo, alla già difficile gestione dello smistamento degli immigrati all’interno del territorio nazionale, si aggiunge l’emergenza sanitaria: dei 320 migranti sbarcati pochi giorni fa a Porto Empedocle, per esempio, una cinquantina è risultato positivo al Covid-19. Un dato da non sottovalutare che si va ad aggiungere ad episodi analoghi già avvenuti in precedenza.

“Sarà un anno caldo con sbarchi e virus da gestire”, osserva il ministro Lamorgese. Parole che non ci fanno ben sperare, visto il suo operato dell’ultimo anno. La sua conferma indica anche in questo ambito, come nella sanità, una continuità non certo confortante.

L’autorevolezza di Draghi nelle sedi europee e la presenza della Lega al governo ci fanno sperare, cautamente, in un cambio di passo, di cui però fino ad oggi non c’è traccia, come indicano le notizie di questi giorni. Attendiamo ‘fiduciosi’.

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