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Sicurezza informatica ai tempi del Coronavirus

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In questi giorni, basta dare una occhiata alla rassegna stampa per accorgerci che scorre mellifluo e vischioso il fiume del buonismo di circostanza. Le iniziative a favore di gesti “altruistici” non si contano ed altrettanto numerosi sono gli appelli a condividere il tanto o poco che si abbia con i più bisognosi. Tutto sacrosanto, almeno dal punto di vista etico, ma il solito asino, che – poveretto – faccio miseramente crollare al suolo, e da anni, nei miei scritti (anche in questo caso) inciampa e cade. Quando si ha voglia di lanciare una campagna sociale, prima di farlo, bisognerebbe almeno chiedersi, innanzitutto, se il fine che s’intende raggiungere sia preminente rispetto ai danni che ne potrebbero derivare dai mezzi impiegati. Poco tempo fa leggevo di amministrazioni comunali che invitano i cittadini a condividere la loro connessione wi-fi con altri, apponendo alla porta tanto di cartello che dica che la connessione del benefattore è aperta a tutti. Una bestialità che meriterebbe il commento da lanciafiamme del governatore della Campania. Aprire la propria rete wi-fi domestica, previa rimozione della password o pubblica comunicazione della stessa, espone a rischi enormi per la sicurezza dei nostri dati che soltanto “personaggetti” (come lo stesso implacabile De Luca li definirebbe) che non hanno la minima conoscenza dell’informatica possono ignorare. Esempio pessimo e diseducativo di soldi e tempo spesi male nel comunicare una scemenza del tutto controproducente. Si aprano, piuttosto, tutte le connessioni wi-fi pubbliche (access point) se proprio si vuole permettere facile connettività a tutti, oppure si costringano le compagnie di telefonia a sospendere ogni canone e pagamento, liberando la connessione per tutto il periodo dell’emergenza nazionale. Così dovrebbe agire un governo responsabile.

Accade invece che non si aprono siti istituzionali per le legittime richieste urgenti dei cittadini, ma si mettono link dai quali scaricare materiale inutile e/o dannoso. Altra pessima cosa che vedo espandersi senza ritegno è l’invito ad impiegare senza precauzioni piattaforme di teleconferenza, senza aver prima raccomandato di imparare ad usarle in sicurezza. Davvero non si capisce come possano soltanto immaginare che la criminalità informatica, in un afflato di ravveduta bontà, possa non approfittare dell’immenso accrescimento di collegamenti telematici da parte di persone che non hanno affatto dimestichezza con questi mezzi prodigiosi ma potenzialmente pericolosi, proprio perché facilmente attaccabili per non averne fatto uso alcuno. Va bene, anzi benissimo usare Skype (o piattaforme consimili) per parlare coi genitori o figli distanti e persino con gli amici con cui si voglia passare una serata in rilassatezza, proprio perché rinchiusi a casa da ormai un bel po’ di giorni e perché i rapporti sociali aiutano moltissimo, soprattutto le persone sole. Ma s’impari a farlo in sicurezza, perlomeno leggendo bene le istruzioni d’uso e adottando alcune indispensabili precauzioni per non cadere nella trappola degli hacker, dei curiosi per mestiere, di chiunque si approfitti della nostra faciloneria per darci danno. Consigli pratici? Posso darne quattro, semplici ed efficaci:

  • Non utilizzate sistemi di videoconferenza che non siano tra i più conosciuti ed affidabili. Attenzione a siti che propongano di collegarvi in video coi vostri amici utilizzando la loro pagina web. Non fidatevi di chiunque e, prima di adottare questa o quella piattaforma per videochiamate o videoconferenze, fate almeno una ricerca per verificare se sia affidabile o del tutto sconosciuta.
  • Nei programmi di videoconferenza (continuiamo a parlare di Skype, ma vale per tutti) controllate nelle impostazioni (alla voce generali) che non sia spuntata l’opzione “alla chiusura, lascia Skype in esecuzione”, perché anche dopo aver chiuso la finestra di conversazione il programma resterebbe aperto in background. Altrettanto evitabile è l’opzione di permettere a questi programmi di attivarsi automaticamente all’accensione del computer. Li aprite quando volete e quando avete finito la conversazione li chiudete, verificando che non siano rimasti attivi in sottofondo, e ciò per non facilitare il lavoro a possibili pirati informatici.
  • La telecamera che usate per le videochiamate, se esterna al computer, quando non in uso effettivo, va staccata o perlomeno coperta con qualcosa che la oscuri. Esistono sistemi d’intrusione informatica che permettono di aprire il collegamento alle webcam collegate del tutto all’insaputa delle “vittime”. Se è scollegata o perlomeno oscurata, non vi potranno vedere in condizioni imbarazzanti e/o lesive della vostra privacy. Per le telecamere esterne, scollegandole, avrete anche scollegato il microfonino integrato. Nel caso si utilizzino webcam integrate, come quelle dei pc portatili, coprite con un pezzo di nastro isolante nero, il forellino dietro le quali sono installate le telecamere stesse, oscurandole completamente, quando non le stiate utilizzando.
  • Se utilizzate Skype, o programma simile ad esso dal telefonino, prestate altrettanta attenzione a non lasciare aperto il programma quando avete finito di usarlo. Valgono i motivi esposti sopra. Attenzione a questa circostanza, che non vale solo per le videochiamate ma per ogni app installata sul telefonino. Qualora vi accorgeste che, senza averlo utilizzato, lo smartphone è piuttosto caldo al tocco, controllate bene ciò che potrebbe essere rimasto in esecuzione e, se non sapete come fare, spegnete e riaccendete il telefonino. Questo tipo di programmi consuma molta energia e, di conseguenza, scalda la batteria.

Anche e soprattutto in tempi di emergenza nazionale e di disastro collettivo, non bisogna mai dimenticare che la malavita non diventa affatto buonavita ed i criminali non si trasformano mai in angioletti, anzi, approfittano di circostanze eccezionali per lavorare indisturbati. Personalmente, ritengo che questo aspetto della comunicazione pubblica al tempo del Covid-19 sia molto trascurata dalle pubbliche istituzioni. In buona sostanza, un concertino sul balcone in meno, uno striscione in meno che inneggi alla fratellanza universale e all’ecumenismo, e qualche misura di sicurezza in più per proteggere voi, i vostri cari, il vostro prossimo, non ci starebbe male, perché, ora più che mai, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.

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