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Sicuri che un nuovo allargamento Ue a scopo difensivo sia una buona idea?

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La posizione di “bastian contrario” è scomoda, suscita sempre antipatia e, a volte, anche astio. Eppure il sottoscritto non riesce a tacere di fronte alle tante contraddizioni che l’invasione russa dell’Ucraina sta portando alla luce.

Chi più chi meno, eravamo tutti convinti che l’Unione europea, com’è strutturata oggi, non funziona. I motivi sono tanti, ma mi limito a citarne un paio. Un numero eccessivo di Stati membri, con gli ultimi entrati non in possesso dei requisiti richiesti dai cani da guardia dell’ortodossia di Bruxelles. Quasi tutti, questi ultimi, appartenenti ai Paesi cosiddetti “frugali” o “virtuosi”.

Quindi europei del Nord – inclusi quelli delle piccole nazioni baltiche – che tendono a considerare noi del Sud inutili spendaccioni e scialacquatori.

Sin qui tutto bene (o, meglio, male), in fondo ci siamo abituati. Domanda: come mai, ora, tutti sembrano concordare circa la necessità di accogliere nell’Unione ulteriori Stati che, notoriamente, versano in condizioni economiche tutt’altro che floride?

È del tutto scontata la condanna senza riserve della brutale aggressione russa con tutte le devastazioni che sta causando. Urge però rammentare che, anche prima dell’invasione, l’Ucraina era considerato un Paese con una situazione economica molto difficile e afflitto da un alto tasso di corruzione.

I succitati cani da guardia dell’ortodossia economica e finanziaria Ue, per esempio il lettone Valdis Dombrovskis, sono davvero disposti a scordare le loro tesi rigoriste ammettendo nell’Unione nazioni altamente problematiche? Chi scrive è curioso di vedere se accadrà davvero.

Ma il ragionamento coinvolge Stati messi ancor peggio. Si parla infatti di ammettere la Moldavia (o Moldova) che, oltre a versare in condizioni economiche tragiche, “ospita” pure sul suo territorio un minuscolo Stato russofono autoproclamatosi indipendente, la Transnistria, e nel quale vige ancora un ordinamento politico di tipo sovietico.

Che dire poi della lontana Georgia, collocata nel Caucaso, anch’essa in condizioni economiche precarie ma candidata, in teoria, ad entrare nell’Unione? È ovvio che in tutti i casi menzionati, Ucraina, Moldavia e Georgia, la molla fondamentale è la paura di Putin e dei russi.

Mi chiedo, tuttavia, se ciò è sufficiente a promuovere un ulteriore allargamento della Ue, visto che già i precedenti non hanno funzionato molto bene aggiungendo ulteriori elementi di tensione a quelli in essere da tempo.

C’è inoltre un secondo fattore di cui tenere conto. La Ue, a causa dei suoi regolamenti farraginosi, ma anche dell’alto numero di membri, è terribilmente lenta nei processi decisionali. Questo ha causato problemi di vasta portata nonché irrisione da parte di Stati autocratici come la Cina e la stessa Russia.

Siamo dunque sicuri che un nuovo allargamento sia la soluzione giusta? O non sarebbe preferibile aiutare gli Stati in difficoltà dal punto di vista economico, ammesso che la Ue di oggi sia davvero in grado d farlo?

Al sottoscritto quelle precedenti sembrano soltanto considerazioni dettate dal buonsenso, e nulla più. Con tutto il rispetto che si deve all’Ucraina per la tragedia che sta subendo, occorre che la Ue progetti, una volta per tutte, quale futuro intende avere.

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