PoliticaQuotidiano

Tornare a votare si può: il risultato esce uguale solo se si vota come il 4 marzo

Politica / Quotidiano

É colpa del Rosatellum: falso. La legge elettorale con cui si è votato alle ultime politiche di due mesi fa è considerata, a torto, la principale responsabile della situazione di stallo attuale. Ad avviso di chi scrive, il quale sogna un sistema quanto più maggioritario possibile se non addirittura del tutto maggioritario, il Rosatellum non è un granché, tuttavia addossare tutte le colpe alla legge elettorale è illogico.

Questa legge infatti prevede l’elezione di un terzo delle camere mediante un sistema maggioritario, e per tale ragione (e guardando i dati della tornata elettorale di due mesi fa) si può ipotizzare che non ci sarebbe la stessa situazione.

Riassumendo: l’attuale sistema elettorale prevede un 62 per cento di parte proporzionale, un 37 per cento di maggioritario e un 1 per cento di eletti nelle circoscrizioni estere, con soglia di sbarramento al 3 per cento.

Alcuni sondaggi danno ad oggi il centrodestra al 40 per cento, e con questo dato la situazione già nel solo proporzionale cambia: prendiamo in considerazione, a fini esemplificativi, la sola Camera dei deputati. Ad oggi il centrodestra ha ottenuto con il 37 per cento dei voti 151 seggi; è ragionevole ipotizzare che con il 40 per cento il centrodestra potrebbe arrivare a 170 seggi circa, guadagnando 20 deputati già nel solo proporzionale. C’è poi tutta la partita dei collegi uninominali: per vincere un uninominale basta un voto in più degli altri e qualche migliaio di voti di differenza può fare la differenza. Restando sempre sul centrodestra, presa come riferimento poiché sulla carta è l’unica coalizione in grado di vincere ad oggi: si contano 27 collegi uninominali (quasi tutti al centro-nord, dove il M5S non è quasi mai in partita) in cui lo scarto del candidato di centrodestra arrivato secondo è stato inferiore ai 5 punti rispetto al vincitore, in un caso addirittura il candidato del centrodestra ha perso il seggio per soli 19 voti: è accaduto a Barbara Saltamartini nel collegio di Guidonia. Ipotizzando che tutti o quasi tutti i collegi uninominali con distacco ridotto passino al centrodestra (e per far sì che ciò accada bastano variazioni minime all’interno dei singoli collegi, di mille-duemila-tremila voti), si potrebbe ipotizzare un incremento dagli attuali 111 seggi vinti nei collegi uninominali a 130-135.

Così facendo, il centrodestra arriverebbe attorno ai 300-305 seggi, ovvero molto vicino alla maggioranza e la situazione sarebbe ben più agevole da gestire. Insomma, affermare che “uscirebbe lo stesso risultato” è falso: lo stesso risultato esce se si rivota allo stesso modo e con la stessa affluenza, altra incognita questa da non sottovalutare ma che nessuno pare aver preso in considerazione. Si sta ragionando come se l’elettorato fosse monolitico e inamovibile dalle proprie posizioni: se davvero fosse così, allora che senso ha votare? Così per fortuna non è, il risultato può variare e può variare di molto grazie alla componente maggioritaria, e il voto non è una opzione da disprezzare: meglio le elezioni di un qualunque sconosciuto dal curriculum figo, il Paese di questi corpi estranei catapultati da chissà dove non ne può più.

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it

LA RIPARTENZA SI AVVICINA!

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli