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Ucraina nell’Ue? Attenzione a non illudere di nuovo Kiev con annunci irrealistici

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La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ne ha fatta un’altra delle sue. Non erano sufficienti gli errori sui vaccini, l’incapacità di prendere un’unica direzione durante il post-Covid (anche se i talebani del lockdown, uniti alla schiera dei virologi da televisione, vorrebbero vivere perennemente in emergenza) e nemmeno bastava l’ultimo scandalo dei messaggi privati scambiati con l’amministratore delegato di Pfizer durante i negoziati per l’acquisto dei vaccini con l’azienda americana. L’ultima scivolata è avvenuta proprio in queste ultime ore. Della situazione che stiamo vivendo come Europa e come occidentali siamo consapevoli e ogni giorno sembra aggravarsi, essendo ancora lontana qualsiasi via di pace tra l’invasore russo e gli eroici ucraini. Giustamente l’Unione europea, e singolarmente ciascuno Stato membro, si è schierato in difesa dell’Ucraina e del suo presidente Volodymyr Zelenskiy, che fin dall’inizio del conflitto, anche se in realtà da molto prima, ha chiesto più volte l’ingresso del Paese da lui guidato nell’Ue.

Come è noto, le procedure europee non consentono l’ingresso di un Paese da un giorno all’altro, nonostante sia sotto attacco militarmente. Però, per la presidente Von Der Leyen, è come se non esistano a quanto pare: l’immensa e per molti versi dannosa burocrazia europea scompare con un “click” e l’Ucraina da un giorno all’altro può diventare membro dell’Unione, sembra di capire dalle sue parole, dopo che il presidente Zelenskiy ha esplicitato la richiesta di adesione con una nuova procedura speciale: “L’Ucraina è una di noi e la vogliamo nell’Unione”. Da una parte, l’avventatezza di pronunciare queste parole senza prima assicurarsi della fattibilità di elaborare una procedura speciale per l’entrata immediata dell’Ucraina; dall’altra, senza valutare l’effettiva disponibilità di tutti gli Stati membri.

Non a caso alcune ore dopo le sue dichiarazioni è stata palesemente smentita dall’Alto Rappresentate dell’Ue per gli affari esteri, lo spagnolo Josip Borrell, che ai microfoni dei giornalisti ha annunciato che “l’adesione dell’Ucraina nell’Ue nell’immediato non è in agenda” e che ci sono tra gli Stati “differenze di vedute”. Una discrasia tra i vertici Ue che sicuramente non emerge oggi per la prima volta, ma che in un momento delicato come quello che stiamo vivendo non aiuta gli ucraini, mostrando un’Europa divisa nelle azioni per , seppur indirettamente, gli attacchi ignobili della Russia.

Ieri il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che contiene la richiesta di “adoperarsi per concedere all’Ucraina lo status di candidato all’Ue, in linea con l’articolo 49 del trattato sull’Unione europea e nel frattempo, continuare a lavorare per la sua integrazione nell’Ue”. Quindi, non una risoluzione per l’entrata immediata, bensì per far acquisire all’Ucraina lo status di Paese candidato. I leader delle nazioni non si sono ancora espressi pubblicamente perché tutti sono consapevoli degli ostacoli burocratici e politici. Ma oltre a tali difficoltà, questo non è il momento di gettare benzina sul fuoco con annunci irrealizzabili.

Sono due le strade a nostro avviso da portare avanti contemporaneamente: da una parte supportare a livello militare l’Ucraina, senza dimenticare che è in corso un’invasione vigliacca e ignobile da parte di una dittatura, dall’altra mantenere aperti i canali di dialogo per evitare una terza guerra mondiale. Tra queste due strade, non servono provocazioni inutili, anche perché Putin sembra ogni giorno di più in preda alla follia e isolato nelle sue convinzioni. Preghiamo per il popolo ucraino, rimaniamo sempre e convintamente al suo fianco, ma non giochiamo con il fuoco.

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