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Una buona amica di Teheran entra nel cda di ENI

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La novità che ci interessa qui rilevare, tra le nomine ufficializzate ieri nei nuovi cda delle grandi società partecipate dal Mef (Eni, Enel, Leonardo, Poste), è l’ingresso di Nathalie Tocci, attuale direttrice dello Iai (Istituto Affari internazionali) nel board di Eni.

La nomina della Tocci, da altri definita la “voce della Mogherini” (ex Alto rappresentante Ue), secondo i media sarebbe in quota Pd. Siamo certi però che questa nomina sia avvenuta anche con il parere positivo del M5S, con cui la direttrice dello Iai ha da tempo instaurato un rapporto più che positivo (in particolare con il sottosegretario Di Stefano, invitato diverse volte come relatore in eventi dedicati alla politica estera).

A livello internazionale, l’ingresso della Tocci nel board di Eni sarà certamente gradito a Teheran, essendo la Repubblica Islamica da sempre al centro delle benevoli attenzioni della direttrice dello Iai. Come dimenticare, ad esempio, quando nel 2016, parlando a Tasnim News (agenzia iraniana vicina ai Pasdaran), la Tocci definiva l’Iran un pilastro della regione mediorientale. Come dimenticare quando, nell’ottobre del 2017, parlando sempre a Tasnim News, si espresse contro l’inserimento delle Guardie Rivoluzionarie nella lista delle organizzazioni terroristiche. Oppure quando, dopo un viaggio nella Repubblica Islamica accompagnando Massimo D’Alema, nel 2018, la Tocci tornò in Italia e pubblicò dei tweet in cui dichiarava esagerate le attenzioni dei media internazionali alle proteste anti-regime in corso in quel periodo in Iran (davanti alle proteste ricevute, la Tocci pubblicò anche un video di risposta, accusando di sessismo chi l’aveva criticata).

Infine, come dimenticare quando, dopo l’attacco iraniano alle petroliere nel Golfo di Oman, la Tocci disse che, pur essendo possibile ritenere l’Iran responsabile di quegli attacchi, si trattava comunque di una risposta “neanche particolarmente estrema e radicale”.

Insomma, come già osservato nei mesi addietro su Atlantico Quotidiano, lo Iai a guida Tocci ha portato avanti una chiara agenda politica filo-iraniana e critica verso l’amministrazione Trump.

In questi anni, si sono guardati bene dal denunciare le violazioni iraniane degli accordi sul programma nucleare (come l’indiscriminato sviluppo del programma missilistico e le informazioni tenute nascoste alla comunità internazionale e poi scoperte dal Mossad), il sostegno iraniano al terrorismo internazionale e la proliferazione di milizie paramilitari sciite in tutto il Medio Oriente (che poi ha generato le proteste anti-iraniane in Iraq e Libano e contribuito drammaticamente alla diffusione del coronavirus ben oltre i confini della Repubblica Islamica).

Non risulta quindi difficile prevedere in quale direzione la Tocci indirizzerà il suo lavoro come membro del board Eni nei prossimi anni. Una linea che, se assecondata, rischia non solo di mettere l’Eni in rotta di collisione con Washington, ma anche con alcuni partner fondamentali del mondo arabo sunnita (Egitto in testa).

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