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“Antinfluencer. Contro i nuovi persuasori del nulla”. Max Del Papa ci presenta il suo libro

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Il punto è che se il calciatore Cristiano Ronaldo guadagna 36 milioni di euro l’anno correndo dietro a un pallone con la maglia della Juventus, ma poi altri 43 solo mettendosi le fotografie su Instagram, c’è qualcosa che, con tutto il dovuto rispetto per la mano invisibile del Mercato, davvero non torna; se una Chiara Ferragni passa dal blog pubblicitario al Festival del Cinema di Venezia, c’è qualcosa che non si capisce; se ormai sono considerati influencer anche bambini di dodici, di sei, di tre anni, e perfino in feto, c’è qualcosa che non si può (forse) accettare. Su questi presupposti è nato questo libro, “Antinfluencer – contro i nuovi persuasori del nulla”. L’ha scritto chi scrive, in compagnia di una notoria casinista, ex hostess col cappio, ex grande fratello, vegana, animalista, opinionista, una che quel mondo lì lo conosce e ne sa i tanti dietro le quinte. Il sottoscritto con Daniela Martani: più strana coppia non c’è, e forse è per questo che il libro, se possiamo dirlo, è riuscito bene; per l’attitudine a non stare alle regole imposte, a ficcanasare, ad essere non controcorrente, che ormai non se ne può più, ma scorretti, nel senso di inopportuni, senz’altro.

Se vai in un qualunque parlatorio televisivo, e ti metti a fare le pulci a Chiara Ferragni, a Giulia de Lellis (quella che si vanta di non aver mai letto un libro però ne ha scritto uno che parla, ma chi l’avrebbe detto, di sesso), il conduttore di turno ti stoppa: no, loro no, loro fanno soldi e tu devi solo inchinarti. Perché oggi i veri intoccabili sono gli influencer: mai vista una simile censura strisciante, mai letti redazionali mascherati da articoli tanto esagerati; però cosa c’è dietro, nessuno lo spiega mai, si resta sempre nell’alone esaltatorio, anche i rari pezzi che fingono di criticare, si risolvono puntualmente in agiografie dell’influencer di turno. Così, ci abbiamo provato in due.

Quello che, lavorando, abbiamo scoperto, ha tramortito noi stessi per primi: un circo della vanità orientato al soldo e anche all’inganno dei creduloni, ma fa più fino definirli follower. Tutto nella bolla influencer è finalizzato, e la discrepanza tra il predicato e il razzolato è abissale. Tutto si può vendere e si vende, dalla pelle propria a quella che sta sopra: pellicce, gadget di lusso, marchi, in un gioco di specchi che disorienta. Ci sono influencer che riescono a dirsi paladine degli animali e insieme a farsi fotografare con addosso un visone; che lottano contro la violenza sulle donne e insieme inneggiano al sesso violento “ma solo in quei momenti lì”; ci sono influencer esplose come Diana cacciatrice, il fucile sul corpo svestito a coprire il pasto nudo della selvaggina uccisa; o che smerciano giocattoli sessuali e incitano i guardoni a “masturbarsi sulle mie foto porche”; e questi sono i nuovi modelli, i nuovi esempi. Ci sono tanti esempi, situazioni miserevoli, grottesche, che, in Italia e nel mondo, ancora nessuno si era preso la briga di mettere in fila.

E poi ci sono le cifre. I prezzi. Il listino degli scatti, da quattromila a quattrocentomila euro per una immagine su Instagram. Un borsino allucinante per una economia del nulla, vaporosa, volatile, ma terribilmente concreta. Che ne sanno i follower di cosa si nasconde dietro un sorriso, una tetta, un culo che affiora dall’acqua di un atollo tropicale? Che ne sanno della meticolosa, spietata costruzione di un influencer, della brutale competizione fra di loro, delle manovre ciniche nei retrobottega dell’organigramma aziendale? Abbiamo provato a fornire non facili moralismi, ma qualche risposta, semplicemente scavando nella cronaca. Lo abbiamo fatto in due, da soli, come strana coppia, un giornalista che passa per rognoso e una conduttrice e opinionista vegana che passa per esagerata. Lo abbiamo fatto con un libro autoprodotto, perché, raccontando il sistema editoriale e della informazione compiacente, non nutrivamo illusioni su come sarebbe stata accolta la nostra proposta; e alla fine, benché le alternative non ci mancassero, ci siamo risolti a far tutto da soli, per restare credibili e non controllabili. Senza editori, senza promozione, senza spalle coperte, curando tutto da soli. Assolutamente liberi. Abbiamo distribuito il libro, sia in edizione cartacea che digitale, su Amazon e sulle altre piattaforme on line. Abbiamo in programma un calendario di presentazioni, che saranno l’unico nostro veicolo promozionale.

Abbiamo soddisfatto una voglia, un bisogno, un impulso: dire no, noi non ce la beviamo, non ci sta bene l’esaltazione di un fenomeno globale, ma discutibile, ma controverso, ma inquietante, come gli influencer, e adesso vediamo chi sarà con noi. Lo abbiamo fatto. E ne siamo felicissimi, perché il libro è riuscito come speravamo e questo è l’importante. Niente gossip, e, invece, il racconto giornalistico, documentato fonte per fonte, di un fenomeno ancora tutto da inquadrare. Ogni copia venduta sarà stata strappata coi denti all’indifferenza e al conformismo. Ogni lettore conquistato, sarà un successo per noi.

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