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SPECIALE ITALYGATE/9 – Nuova denuncia di Occhionero: da autorità italiane ancora attacchi informatici contro Usa

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Sospetto collegamento con il caso Russiagate/SpyGate sulle cui origini, e coinvolgimento dell’Italia, stanno indagando l’Attorney General Usa Barr e il procuratore Durham

Mentre il ciclone SpyGate continua a imperversare sui palazzi del potere romani, e oltreoceano il procuratore Durham dopo la visita in Italia di fine settembre amplia la sua indagine, Atlantico Quotidiano è in grado di anticipare nuovi sviluppi nella vicenda giudiziaria dei fratelli Occhionero, uno di quei casi da cui emergono elementi che sembrano collocare le origini del Russiagate/Spygate nel nostro Paese e di cui ci siamo occupati in questi mesi con il nostro Speciale.

Giulio Occhionero ha presentato un nuovo esposto alla Procura della Repubblica di Perugia in cui denuncia nuovi attacchi informatici contro lo spazio cyber americano e di altri Paesi – ulteriori e più recenti rispetto a quelli già denunciati in precedenza alla stessa procura – effettuati da ufficiali del CNAIPIC per conto della Procura della Repubblica di Roma, nell’ambito del caso “EyePyramid” che lo vede imputato. Hackeraggi ai danni di individui e società americane, a suo avviso condotti in violazione della Convenzione di Budapest e senza alcuna preventiva autorizzazione da parte delle autorià giudiziarie estere. Una denuncia che Occhionero ha inoltrato anche all’FBI e ai dipartimenti Usa della giustizia e della difesa.

Il caso “EyePyramid” esplode nel gennaio 2017 con l’arresto dei fratelli Occhionero. Condannati in primo grado per accesso abusivo a sistemi informatici, l’hackeraggio di migliaia di account email istituzionali, oggi oltre ad aver presentato ricorso in appello accusano i loro accusatori di aver fabbricato le prove contro di loro. Sulla base degli esposti di Occhionero, la Procura di Perugia ha richiesto nel novembre 2018 il rinvio a giudizio nei confronti del pm di Roma Eugenio Albamonte per omissione di atti d’ufficio e falso ideologico, del consulente tecnico Federico Ramondino, accusato di accesso abusivo a sistema informatico, e di due agenti del CNAIPIC, Ivano Gabrielli e Federico Pereno, per omessa denuncia e falso. L’udienza davanti al gup è stata già rinviata due volte su richiesta della difesa: inizialmente fissata per il 17 luglio, è slittata prima al 27 settembre e poi a gennaio 2020.

Nei suoi esposti alla Procura di Perugia, e in una comunicazione al Congresso Usa e all’FBI, Occhionero aveva già denunciato molti attacchi informatici, a cominciare almeno dall’estate del 2016, contro lo spazio cybernetico americano effettuati dagli inquirenti che indagano contro di lui. In particolare, come ha raccontato in un’intervista ad Atlantico Quotidiano, il tentativo di intrusione nei server della sua società, Westlands Securities, situati negli Stati Uniti, effettuato durante la perquisizione del 5 ottobre 2016, davanti ai suoi occhi, dagli agenti del CNAIPIC. Ma anche, come emerso da successivi controlli, un’attività continuata di hacking, da parte delle stesse autorità, compiuto tecnicamente impersonando l’identità digitale di Microsoft.

E veniamo quindi agli ultimi e più recenti attacchi denunciati da Occhionero, che emergono dal nuovo materiale depositato dalla pubblica accusa presso il Tribunale del Riesame di Roma, nell’ambito del caso che lo vede imputato. Documenti dai quali si evince che nel maggio del 2018, su disposizione del pm Albamonte, il funzionario del CNAIPIC Andrea Caruso ha cercato di assumere il controllo di diversi account di servizi online, creando un account Gmail da utilizzare per sostituirlo negli account hackerati, al fine di prenderne possesso sostituendosi al legittimo proprietario. Si tratta di due servizi online americani, DropBox.com e Box.com, e di altri tra cui 4shared.com, cloud.me e free-hidrive.com.

La Procura di Roma, secondo Occhionero, avrebbe però agito senza l’assistenza giudiziaria dei partner stranieri, quindi violando il loro spazio cybernetico. E nella sua denuncia sottolinea anche la potenziale rilevanza di questi atti in riferimento all’articolo 244 cp, che punisce il reato di atti ostili contro uno Stato estero tali da turbare le nostre relazioni diplomatiche con esso.

Ricordiamo infatti che, come ci ha raccontato lo stesso Occhionero, sono diversi gli elementi che lasciano supporre un collegamento tra il suo caso e il Russiagate/SpyGate, le cui origini, e il presunto coinvolgimento del nostro Paese, sono al centro delle indagini dell’Attorney General Usa William Barr e del procuratore John Durham, giunti di recente in Italia per incontrare i vertici dei nostri servizi segreti. Il sospetto di Occhionero è di essere finito in un disegno precostituito il cui scopo sarebbe dovuto essere quello di utilizzare i suoi server situati in territorio americano per far rinvenire prove di collusione fra la Campagna Trump e la Russia. E che i più recenti attacchi ai suoi account, così come le intercettazioni telefoniche, servano in realtà ai suoi accusatori della Procura di Roma, che sono al tempo stesso imputati a Perugia, a conoscere in anticipo le sue mosse.

Dai documenti recentemente depositati al Tribunale del Riesame, segnala inoltre Occhionero alla Procura di Perugia, si evince anche uno sforzo del pm Albamonte e del CNAIPIC per non far comparire i nomi degli agenti FBI e dei funzionari del Dipartimento di Giustizia Usa che hanno trattato la rogatoria internazionale sui suoi server su territorio americano, né la corrispondenza intrattenuta con essi, mentre riportano i nomi e la corrispondenza delle controparti giudiziarie europee e i nomi dei funzionari FBI e DOJ di Roma. Occhionero si aspetta che, prima o poi, i nomi non riportati emergano essere quelli degli stessi agenti dell’FBI e funzionari del DOJ coinvolti nell’indagine di controintelligence sulla Campagna Trump, tra cui Bruce Ohr, Andrew McCabe e Peter Strzok.

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