Che Paese strano, l’Italia: capace di indignarsi per giorni, settimane e mesi per una palpata di sedere in diretta tv e così frenato nel condannare con forza gli abusi di Capodanno a Milano denunciati ormai da circa dieci ragazze. Ricordate? Ricordate il caso di Greta Beccaglia, la giovane cronista a cui durante una diretta tv fuori dallo stadio della Fiorentina venne toccato il sedere da un tifoso decisamente su di giri? Ecco: dopo lo scandalo unanime, la caccia all’uomo e l’indagine, il palpeggiatore è stato condannato per violenza sessuale oltre ad aver scatenato un dibattito sul patriarcato da mille e una notte.
Stavolta invece silenzio. O quasi. Nessun lungo editoriale sul grido di una ragazza di Liegi che ha raccontato ai quotidiani locali di aver subito abusi ripetuti da parte di un gruppo di uomini stranieri. Nessuna ripetuta discussione sul patriarcato neppure quando le denunce sono via via salite, passando a otto. Tutti più o meno zitti pure ora che una ragazza inglese, Imogen, al Daily Mail ha raccontato il suo calvario: “Afferrata e tirata da sconosciuti che mi tenevano braccia e mani”, ha dovuto subire violenze da “ogni uomo che passava, circa quaranta” che cercavano “di palpeggiarmi, di alzarmi il vestito, di separarmi dai miei amici o di picchiarmi”. “Ho lottato per liberarmi e loro si divertivano e si eccitavano per la mia angoscia”, ha spiegato tra le lacrime, rafforzando così le ipotesi della procura di Milano che al momento procede contro ignoti ma che sta seriamente pensando che quella sera in piazza sia stato messo in atto il “Tuharrush gamea”, che in arabo significa un’aggressione sessuale collettiva in cui le donne vengono individuate, circondate e molestate da gruppi di maschi.
Sia chiaro, ogni violenza merita la giusta considerazione. Ai tempi di Greta Beccaglia scrivemmo senza se e senza ma che darle una pacca sul sedere senza permesso era stato un grave errore, una mossa cretina per cui dover chiedere scusa. Ci sorprese però l’isteria del femministicamente corretto che trasformò quel tifoso in una sorta di orco, un’imperdonabile offesa in un crimine efferato. L’attenzione mediatica fu tale che per una settimana la palpata occupò le prime pagine di tutti i giornali. Stavolta invece nulla, anche da parte di Non una di Meno su cui stendiamo un velo pietoso. Eppure per la legge della proporzionalità i quotidiani avrebbero dovuto dedicare decine di aperture a questa storia: parliamo pur sempre di un gruppo di uomini, quale che sia la loro nazionalità, che ha circondato e molestato una decina di ragazze.
E qui le ipotesi sono due. O nelle redazioni c’erano troppi colleghi in ferie natalizie per coprire a dovere la notizia, peraltro avvenuta in una delle città più importanti d’Italia. Oppure viene il dubbio che sia proprio la nazionalità dei presunti aggressori ad aver suggerito i piedi di piombo di fronte alle denunce delle donne che si sono sentite violate. Altrimenti non si spiega perché una singola pacca sul sedere debba ottenere più visibilità di un’orda di maschi che circondano e molestano dieci vittime scelte a caso.
Giuseppe De Lorenzo, 20 gennaio 2025
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