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“Bella ciao come l’inno di Mameli”. La nuova priorità della sinistra

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La lista delle priorità del Pd si allunga. Dopo Ius soli, voto ai sedicenni, tassa di successione e ddl Zan, arriva pure il riconoscimento come inno ufficiale di Bella Ciao. Pd, M5s, Leu e Italia Viva hanno infatti depositato alla Camera una proposta di legge per promuovere Bella Ciao come “inno istituzionale” del 25 aprile, da eseguire dopo l’inno di Mameli nelle celebrazioni ufficiali della Festa della Liberazione.

L’iniziativa che vede tra i firmatari Emanuele Fiano, Stefano Fassina e Laura Boldrini vuole “riconoscere finalmente l’evidente carattere istituzionale a un inno che è espressione popolare – vissuta e pur sempre in continua evoluzione rispetto ai diversi momenti storici – dei più alti valori alla base della nascita della Repubblica”.

Quindi, se questa proposta dovesse passare, Bella Ciao sarà cantata per legge nelle cerimonie facendo il suo ingresso anche nelle scuole (in molte è già accaduto). Quello che la sinistra italiana non ha mai voluto accettare è che questa canzone, per loro popolare, rappresenta solo una parte degli italiani, non tutti. Solo il fatto di accostarla all’inno di Mameli fa capire quanto questi signori con il fazzoletto rosso siano completamente scollegati dalla realtà.

Peraltro molto furbescamente, i promotori della proposta di legge non fanno alcun cenno alla Resistenza: evidentemente, sanno bene che Bella Ciao, intonata solo da alcune divisioni partigiane, si diffuse come canto-simbolo dell’antifascismo solo nel dopoguerra, con una specie di invenzione, anzi, di falsificazione ideologica che lo trasformò nell’emblema dell’intero movimento partigiano.

Come al solito, questione di priorità: la loro.

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