Politica

Chi se ne frega di cosa pensa Landini della guerra in Ucraina - Seconda parte

In tempi di pandemia il monopolio del dibattito televisivo è stato conquistato dai virologi; l’esplosione della guerra di Putin ha proposto un esercito di commentatori tv con le stellette, i generali, o di esperti di geopolitica e di diplomazia internazionale. Che bisogno c’è di aggiungere a questa pletora di nuovi soloni (spesso smentiti dai fatti, come quegli analisti che escludevano con un sorriso beffardo ogni ipotesi di invasione russa) anche i tuttologi de’ noantri?

Con tutto il rispetto, perché un sindacalista deve sentirsi in dovere di “dire la sua” sulla guerra? E perché un giornalista ritiene di fare un servizio pubblico diffondendone il pensiero?

Che poi Landini nella sua ricerca della sinistra-sinistra crei problemi a Enrico Letta – che vorrebbe smentirlo, ma non troppo, per non inimicarsi un possibile serbatoio di consensi – può rientrare in un “pastone” politico, o poco più. Che Sbarra voglia rincorrere un “centrismo” moderato, alla ricerca di una Dc che non c’è più, è un fatto suo personale, o di chi condivide con lui progetti politici che rivestono un interesse pubblico assai prossimo allo zero. Gli avventori del bar si appagano delle opinioni offerte e ascoltate, tra un cornetto e un tramezzino, senza dover pretendere una visibilità mediatica che non sia quella della loro pagina Facebook.

Antonio Mastrapasqua, 8 marzo 2022

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