Esteri

Cul* o non cul*, con Trump bisogna trattare

La sinistra straparla sulla visita a Washington della Meloni, ma sui dazi è inevitabile il dialogo

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“Vi dico che questi paesi ci stanno chiamando per baciarmi il culo“. Da questa mattina non si parla d’altro che di queste parole. A proferirle è stato Donald Trump durante la cena del National Republican Congressional Committee a Washington parlando dei Paesi colpiti dai dazi che vogliono trattare per ridurre le tariffe. Apriti cielo. Sia chiaro: i dazi sono folli e il presidente americano sta sbagliando su tutta la linea. Ma una cosa è condannare i toni rudi di The Donald, un’altra è buttare alle ortiche ogni possibilità di trattativa.

Rivolgendosi alla platea dei repubblicani per rivendicare la sua linea dura, il presidente americano ha assicurano che i tanti Paesi colpiti dalle tariffe “muoiono dalla voglia” di fare un accordo, ricorrendo a una metafora decisamente forte. Tanto è bastato al Pd per chiedere a Giorgia Meloni – in soldoni – di non andare in visita a Washington. “Prima Trump definisce parassiti noi italiani ed europei, e il governo Meloni fa orecchie da mercante abbassando la testa. Poi, lo stesso giorno in cui Giorgia Meloni annuncia trionfante che sarà ricevuta alla corte di Trump il 17 aprile, il presidente americano insulta con parole irripetibili chi propone un incontro per disinnescare una crisi finanziaria ed economica globale, generata dalla sua politica sui dazi. I sedicenti patrioti abbassano la testa ancora una volta ed espongono imprese e lavoratori a rischi enormi e a un crollo della nostra credibilità internazionale: l’Italia non può fare questa figura”, il primo commento della segretaria dem Elly Schlein.

Sulla stessa lunghezza d’onda vari esponenti Pd. Dall’assistente civico Francesco Boccia (“A questo punto mi chiedo con quale spirito Giorgia Meloni andrà la prossima settimana a Washington. Forse sarebbe il caso che invece di andarci con il cappello in mano a trattare per piccole prebende lavorasse con l’Unione europea per reagire con più forza e dignità alla follia trumpiana”) a Benedetto Della Vedova (“Con queste premesse, davvero Meloni conferma il suo viaggio a Washington? Torno a chiederglielo: cosa ci va a fare? Con quale obiettivo?”), passando per Alessandra Moretti (“Vorrei davvero sapere se la nostra presidente del Consiglio che si sta per recare negli USA non ha nulla da dire su questo atteggiamento. Siamo di fronte a un bullo che tenta di usare la violenza per sopraffare gli altri”).

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Parliamoci chiaro: culo o non culo, non cambia niente. Trattare con Trump è e deve essere la priorità. Perché i dazi sono un fardello pesantissimo e vanno eliminati il prima possibile, ma soprattutto bisogna evitare una guerra commerciale che danneggerebbe – oltre alle nostre aziende – anche i consumatori. Il dialogo prima di tutto e prima di tutti. Anche prima di coloro che cercano ogni appiglio per guadagnare visibilità (ogni riferimento a Emmanuel Macron è puramente voluto). Per questo la Meloni ha messo sul tavolo la formula “zero per zero”, azzerare i dazi per evitare danni tanto all’Unione europea quanto agli Stati Uniti, o ancora ha invocato una revisione del Green Deal e del Patto di Stabilità.

Il primo ministro il 17 aprile farà il suo ingresso alla Casa Bianca per il primo incontro ufficiale con il presidente americano per portare a casa un risultato utile a Roma come a Bruxelles. “Dobbiamo lavorare con l’Unione Europea per definire un accordo positivo” la sua conferma alle categorie produttive in allarme per le nuove tariffe commerciali. Il negoziato Usa-Ue fatica a decollare e per questo la Meloni potrebbe interpretare un ruolo da protagonista, come peraltro già evidenziato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Le mosse andranno concordate, questo è ovvio, e la Meloni dovrà riferire l’esito del summit – è la Commissione ad avere il mandato a trattate per conto dell’Unione – ma la soluzione passa attraverso il confronto, non il muro contro muro invocato dai compagni. Se Meloni sa che è molto difficile che Trump abbracci oggi la prospettiva di “azzerare i reciproci dazi sui prodotti industriali esistenti”, già accettare di sedersi davvero a un tavolo con l’Europa sarebbe considerato un successo. Contestualmente, la leader del governo porterà avanti la trattativa con Bruxelles, per allentare le maglie delle regole sugli aiuti di Stato in primis. E anche per liberare risorse, senza impattare sui conti pubblici, dalla revisione del Pnrr e dei Fondi di coesione.

Franco Lodige, 9 aprile 2025

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