Cronaca

Diciotti, migranti risarciti? “Io in galera per errore, mai visto un euro”

La sconvolgente storia di Luciano Di Marco, arrestato per uno scambio di persona e mai risarcito per l’ingiusta detenzione

Nel panorama giudiziario italiano, la questione della detenzione ingiusta si impone con forza, sollevando dibattiti intensi riguardo a equità e giustizia. Questo fenomeno si verifica quando una persona è privata della libertà senza valide basi legali o a causa di errori giudiziari, generando effetti devastanti sulla vita degli individui coinvolti.

Prendiamo il caso di Luciano Di Marco, che diventa emblematico di questa problematica. Arrestato nel giugno 2019 per un crimine che non aveva commesso, la sua vita e quella della sua famiglia sono state capovolte. La polizia lo arrestò a Torino per una rapina a Cerignola, nonostante lui e sua moglie potessero facilmente dimostrare di essere altrove al momento del crimine.

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Le ripercussioni di questa ingiusta detenzione su Di Marco e i suoi cari sono state gravissime. Mentre lui era in carcere, la moglie, agli arresti domiciliari, si trovava a gestire la famiglia in condizioni estremamente difficili. Di Marco trascorse mesi in cella con criminali comuni, arrivando a fare due scioperi della fame. Dopo quasi cinque mesi, una perizia dimostrò la sua innocenza, basata sull’insostenibile accusa di somiglianza con l’autore del crimine.

Il caso di Di Marco diventa ancora più paradossale quando, una volta liberato, gli viene negato il risarcimento per l’ingiusta detenzione. La motivazione del tribunale, che citava la sua presunta somiglianza con il vero colpevole, appare quanto mai assurda, soprattutto alla luce del risarcimento ottenuto dai migranti trattenuti sulla nave Diciotti, riconosciuto dalla Cassazione. Tale disparità di trattamento solleva dubbi sulla coerenza e l’imparzialità del sistema legale.

La battaglia di Di Marco per il riconoscimento e la giustizia getta luce su una problematica più vasta, interrogando le fondamenta stesse della giustizia italiana. La sua vicenda, messa a confronto con quella dei migranti della Diciotti, evidenzia l’urgente necessità di riforme che assicurino che nessuno subisca un trattamento ingiusto o discriminatorio e che i diritti violati siano adeguatamente riconosciuti e risarciti.

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