L’amministrazione di Milano non si smentisce mai. Ieri vi abbiamo parlato del dossier sicurezza, con l’intervento del prefetto dopo mesi a negare qualsivoglia allarme, oggi invece accendiamo i riflettori su una delle principali priorità della giunta guidata da Beppe Sala: i rom. Come per ogni minoranza, che sia di sesso che di razza, i compagni sono sempre in prima linea. Ma occhio alla possibile reazione dei milanesi, costretti a sborsare soldi per fare un favore a chi non ha alcuna intenzione di integrarsi, anzi.
Parliamo del “Villaggio delle Rose” di Chiesa Rossa, il campo nomadi con il più alto tasso di delinquenza di Milano. Il Comune ha deciso di chiuderlo, ma non prima di aver ripristinato “le condizioni di sicurezza degli impianti per la fornitura di energia elettrica”, mettendo di tasca propria “in via temporanea gli oneri connessi alla fornitura di energia elettrica” e valutando “la possibile individuazione di modalità, anche di natura forfettaria, per il recupero in capo ai fruitori di tali costi”. In altri termini, il Pd e i suoi alleati pagano la luce ai rom. O meglio, ci pensano i milanesi.
Come evidenziato da Libero, quasi nessuna famiglia del campo rom è in regola con i pagamenti delle utenze e quasi tutte hanno realizzato allacci fai-da-te, un grande classico. In altri termini, non ci sono speranze di una futura restituzione. Nonostante ciò, Palazzo Marino si farà carico della luce nelle casette del campo rom, perché l’abusivismo elettrico sta esponendo “gli stessi abitanti e gli operatori dei diversi servizi a un elevato rischio di incendio e di elettro-folgorazione”. Parliamoci chiaro: la situazione è così fuori controllo che un intervento “è necessario e non più rimandabile”.
L’illegalità nel campo rom è dilagante, tale da determinare “problematiche connesse alla non adeguatezza degli impianti fognari progettati e realizzati per un numero inferiore di persone presenti, con conseguenze negative che, nonostante ripetuti interventi di manutenzione e pulizia degli stessi, hanno causato frequenti sversamenti di liquami in superficie, a discapito delle condizione di salubrità dell’area”. Nonostante ciò, gli occupanti chiedono di poter rimanere nelle loro abitazioni, invocando un presunto modello abitativo innovativo e sostenibile. Pensate che hanno avviato una petizione su change.org per il no alla chiusura del campo, che rappresenterebbe “sprecare risorse pubbliche enormi”. Ci pensano loro e non il Pd, siamo arrivati a questo punto.
Nonostante i buoni propositi e le promesse mirabolanti, i numeri non mentono. Quel campo rom rappresenta un fortino dell’illegalità e dello spreco di soldi pubblici. Come evidenziato dall’azzurro Filippo De Bellis, gli ultimi dati disponibili rivelano che le famiglie nei primi sei mesi del 2021 hanno corrisposto al Comune solo 4.927 euro a parziale copertura dei costi delle utenze: “Considerando il canone agevolato, il Comune di Milano ha subìto una perdita, solo nei primi sei mesi del 2021, pari a circa 52mila euro. Questo mancato pagamento è proseguito anche nel corso degli ultimi tre anni, quantificando una perdita complessiva, a partire dall’anno 2015, pari a oltre 1,5 milioni di euro”. Eppure, l’amministrazione di Sala prosegue con ulteriori costosi interventi senza interessarsi della regolarizzazione dei pagamenti.
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Grande clemenza, grande sostegno alla comunità rom. Ma quelli non sono gli unici soldi spesi dalla giunta di Sala. La conferma arriva dalla determina dirigenziale firmata dal direttore dell’Area Igiene Ambientale di Palazzo Marino: per ripulire l’ex campo rom di via Bonfadini e le aree limitrofe serviranno 9,3 milioni di euro. Parliamo di cumuli di terra, rifiuti di ogni genere e amianto, e ancora carcasse di auto rubate e incendiate. Un intervento che peserà sulle tasche dei milanesi – rimozione e smaltimento sono affidati a Sogemi, partecipata del Comune – e non per pochi spiccioli: dal 2021 a oggi oltre 9 milioni di euro tra intoppi e sprechi, ma non è tutto. Sì perché Sala e compagni hanno premiato i rom con case popolari nuove, sfruttando la corsia preferenziale dei Servizi abitativi transitori dedicata alle famiglie in condizioni di fragilità e finendo per rinfocolare le tensioni sociali nei quartieri “invasi” dai nuovi ospiti.
Una cosa è certa: l’amministrazione Sala non fa una bella figura. E non è la prima volta. Con buona pace delle narrazioni ideologiche…
Franco Lodige, 29 dicembre 2024
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