Economia

La Cina si vendica dei dazi sull’auto e tassa i brandy europei

Scatta una cauzione contro gli importatori. Sale la guerra commerciale

Vendetta cinese contro i brandy Ue © Billion Photos, 200mm e Vlad tramite Canva.com

La Cina impone una cauzione sulle casse di brandy europeo che arriveranno alle sue dogane da venerdì prossimo, 11 ottobre. E’ della vendetta del Dragone, ai cui occhi Bruxelles è colpevole di voler sabotato la vendite delle sue auto elettriche imponendo dazi aggiuntivi che arrivano fino al 36% e si sommano al 10% già oggi esistente, in base all’importanza degli aiuti di Stato ricevuti.

Pechino aveva avvertito l’Ue che avrebbe risposto con “tutte le misure necessarie” e lo sta facendo. Nel caso specifico la gran parte degli spiriti a essere tassati saranno dei cognac, che da solo rappresenta più del 90% dei brandy made in Ue consumati dentro la Grande Muraglia.

Ma non finisce qui. La decisione dell’ex Celeste impero segna infatti soprattutto l’escalation della guerra commerciale tra Occidente e Oriente. Oltre alla indagine già in corso sui prodotti lattiero caseari e l’offensiva contro la carne di maiale, il prossimo attacco dei cinesi potrebbe essere diretto contro le auto con il motore a scoppio, così da colpire le case tedesche e Stellantis, i cui siti produttivi italiani versano già in grandissima difficoltà.

Il tutto in una fase storica in cui l’area arabo-israeliana è funestata dai conflitti e l’economia mondiale che, soprattutto se le banche centrali avessero qualche indecisione sul percorso del taglio di tassi di interesse dopo aver spento l’incendio dell’inflazione, rischia di sprofondare dall’attuale atterraggio morbido alla recessione. Senza contare il clima rovente che da un anno, dopo l’attacco dei terroristi di Hamas con i civili, funesta l’area arabo-israeliana.

Dall’11 ottobre, si legge in una nota diramata dal ministro del Commercio cinese, gli importatori dovranno depositare la cauzione che poi scatterà in modo retroattivo se il big asiatico deciderà di applicare una sovrattassa per una concorrenza ritenuta sleale.

Quello lanciato da Xi Jinping è quindi ancora una volta un avvertimento agli Stati dell’Unione Europea, con la chiara intenzione di bloccare l’attivazione dei super-dazi contro le auto elettriche costruite dentro la Grande muraglia. Anche in questo caso, dopo il via libera della commissione avvenuto la settimana scorsa, manca ancora un ultimo passaggio atteso entro fine mese.

A pagare i danni maggiori della guerra del cognac sarà la Francia che, come l’Italia, ha votato a favore dei dazi auto mentre si è opposta la Germania. Per avere una idea, si può stimare che l’industria del cognac abbracci Oltralpe circa 4.400 aziende pari a 85mila posti di lavoro tra diretti e indotto. Senza contare che le vendite sono già in calo nel generalizzato contesto di debolezza degli spirits, di cui paga i costi anche la stessa Campari, che continua a essere sotto il tiro delle vendite in Borsa.

Da qui la contromossa della Commissione Europea, decisa a fare appello alla Organizzazione mondiale del commercio per contestare le misure anti-dumping posta dal Dragone. L’Europa è tuttavia consapevole di essere un mercato fondamentale per i prodotti della “fabbrica del mondo” asiatica. Il commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni si è quindi detto “non preoccupato” per la ritorsione di Pechino che, a ben guardare, ha tutto da perdere a  tirare troppo la corda.

La guerra dell’auto elettrica si affianca peraltro alla battaglia per il predominio dei microprocessori sempre in corso con il Paese guidato da Xi Jinping e alla corsa a riportare l’uomo sulla Luna per farne una miniera da cui ricavare metalli e terre rare.

leggi anche: Bruxelles stanga le auto cinesi, Pechino si vendica su latte e formaggi.

L’accresciuta tensione si è comunque subito propagata in Borsa, traducendosi in una pioggia di vendite sui big degli spirits, compresa l’italiana Campari, che resta alla ricerca del nuovo amministratore delegato dopo il subitaneo addio di Matteo Fantacchiotti. Clima di sfiducia che ha contagiato anche il colosso del lusso Lvmh, nelle cui cantine ci sono brand quali il cognac Hennessy, Rémy Cointreau e Martell Pernod Ricard.

 

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