Economia

La Ue trova nel vino un tesoro da 100 miliardi

Il settore produce 165 milioni di ettolitri e dà lavoro a 2,9 milioni di persone. Boom dell’export

vino economia © Bumbumbo e Billion Photos tramite Canva.com

Un prelibato fiume di oltre 165 milioni di ettolitri incoronano l’Unione Europea “regina” del vino a livello mondiale, per un peso del 62% in termini di produzione. Non solo, si tratta di una filiera che si distingue dalla generalizzata delocalizzazione industriale per il suo radicamento sul territorio e che vale 100 miliardi in termini di Pil tra viticoltura, industria enologica e commercializzazione.

Fatti due conti, il Vecchio continente deve al vino lo 0,8% della propria ricchezza complessiva. A cui si aggiunge il PIL diretto di 56 miliardi di euro attraverso il pagamento dei dipendenti (stipendi), il versamento delle imposte sulla produzione (imposta sui salari, imposte su terreni e fabbricati) e il margine operativo lordo.

Nello specifico solo la viticoltura – il cui valore della produzione deriva dalle attività di gestione dei vigneti, vendemmia e produzione di vino autonoma da uve raccolte autonomamente – si attesta attorno a quota 30 miliardi.

Un nèttare che nel 2022, si legge in un ampio studio di Pwc, è stato esportato verso 194 Paesi nel mondo per un incasso totale di 17,9 miliardi. I grandi clienti di vino europeo sono: Stati Uniti e Canada, Gran Bretagna e Cina, dove vengono complessivamente stappate il 67% delle bottiglie esportate dall’Unione.

Giova qui ricordare, con un pizzico di orgoglio nazionale,  che lo spumante italiano ha battuto nelle vendite lo Champagne, complice anche un prezzo più abbordabile.

Ovvio, quindi, che l’industria del vino nel suo complesso rappresenti un toccasana, oltre che per rallegrare una cena in compagnia, anche per ridurre il deficit della bilancia commerciale europea del 3,7%. E lo stesso vale per l’occupazione, visto che nel settore lavorano 2,9 milioni di persone solo in Europa distribuiti tra viticoltura (21,5%), vinificazione (10%) e la commercializzazione che fa la parte del leone con il restante 68,5%.

Senza contare l’impatto economico e sociale dell’enoturismo, che spazia dalle agenzie viaggio agli alloggi rurali, dalle visite alle cantine ai musei del vino, fino alla scoperta della gastronomia locale. Una filiera che contribuisce allo sviluppo dell’economia, creando posti di lavoro e occasioni di soggiorno. Si stima che il settore turistico attorno al vino abbia mosso circa 36 milioni di persone contribuendo ad accrescere i ricavi del settore che ammontano a 15 miliardi di euro.

Anche per questo, probabilmente, i vigneti lavorano come potenti “magneti” nel  frenare lo spopolamento delle aree rurali che occupano quasi la metà del territorio e dove ad oggi vivono 93 milioni degli abitanti europei (21% del totale). 

Un settore, quello del vino, che è però percorso anche da aspre contese legali. Come quella che ha visto la catena hard discount tedesca Lidl sbaragliare il blasonato champagne di Lvmh sull’utilizzo del colore arancione per le etichette.

Per approfondire leggi: Italia e Svizzera firmano l’armistizio del Giandujotto; qui invece la ritorsione protezionistica della Cina contro i superalcolici europei.

Quando si parla di viticoltura vanno, inoltre, considerati i considerevoli benefici in termini di sostenibilità per il contributo che la filiera produttiva assicura in termini di difesa della biodiversità e di contrasto all’erosione del suolo, nonchè all’ottimizzazione di fonti idriche che sono sempre più preziose.

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