Economia

Sottrarre scelte per buoni investimenti

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I fondi passivi hanno raccolto nel mondo 659 miliardi nel primo semestre: notizia del 27 luglio, giorno del mio compleanno. Oggi è un mercato da 9 mila miliardi. A questo ritmo diventeranno 15mila miliardi nel 2025. Ci sono voluti 15 anni per iShares (acquisita da BlackRock nel 2009) per raggiungere mille miliardi di asset, cinque per raddoppiare e appena due anni per arrivare a 3mila miliardi. La rivoluzione dei fondi passivi è analoga alla rivoluzione dei container nella logistica (abito in una città con un porto).

Dal punto di vista della necessità di dover fare scelte abbiamo assistito a un forte processo di sottrazione inteso come riduzione della necessità di scegliere il meglio. Come nel caso delle navi porta container, oggi l’invenzione di prodotti finanziari offre la possibilità di comprare un intero mercato azionario. Non dovete più scegliere un titolo che considerate più profittevole, potete comprare in blocco tutte le azioni quotate tramite un indice che è calcolato in proporzione all’importanza delle aziende che hanno emesso quelle azioni.

Con una ulteriore sottrazione delle scelte possibili si giunge al punto finale consistente nel comprare tutte le più importanti azioni quotate sulle borse del mondo: così avete sottratto la scelta dell’investimento dal dominio delle scelte. Ma avete sottratto non solo al singolo investitore la scelta di decidere dove investire, l’avete sottratta anche a chi una volta sceglieva le azioni per i fondi di investimento. In questo modo l’uomo viene estromesso sia dalla scelta nella costruzione dei prodotti sia dalla scelta nell’investimento dei risparmi.

Tutto è fatto in modo automatico: la sottrazione della scelta umana è totale. Privare gli uomini della possibilità di scegliere sostituendoli con le macchine è forse lesivo del nostro orgoglio e di chi campa convincendo gli altri di saper scegliere meglio. Ma è molto conveniente. Considerate, per esempio, il quinquennio dal giugno del 2016 al giugno del 2021: per le borse europee, l’andamento è differenziato. Provate a salire di un gradino e passate ai tre più importanti mercati del mondo: Europa, Giappone e Usa. Ancora una volta avevate una possibilità su tre di scegliere il mercato USA, il più redditizio.

Ma se salite in cima alla piramide, quando avete tutte le azioni del mondo, ottenente un buon rendimento nel quinquennio senza il rischio di prendere decisioni sbagliate e senza le preoccupazioni di fare la scelta giusta. Per sottrazioni successive delle scelte siete arrivati in cima. E la cima ferisce forse il nostro orgoglio di decisori ma è molto conveniente. Pensate che gli italiani hanno oggi circa diecimila miliardi di risparmi in varie forme.

Se negli ultimi dieci anni avessero messo tutti i loro risparmi nell’indice mondiale delle borse – tranne i quattromila miliardi che corrispondono alle loro prime case e che a stretto rigore non sono solo un risparmio ma anche un servizio, oggi i restanti seimila miliardi si sarebbero moltiplicati per due. Potremmo fare a meno dell’aiuto dell’Europa per la pandemia, pagare tutto il debito pubblico, e restare più ricchi di prima. La sottrazione della scelta è ostica, frustrante, forse umiliante, ma in certi casi è molto conveniente e fruttuosa.

 

 

Paolo Legrenzi