Le Borse promettono di restare volatili anche dopo la pausa estiva, come vele in balia dei mutevoli venti che guidano le politiche monetarie delle banche centrali e l’esito della guerra in Ucraina. Altra insidia è l’inflazione, che resterà ancora marcata pur in diminuzione, ma il peggio sembra alle spalle; tanto che, di recente, la stessa eurozona ha sventato l’onta della recessione tecnica. Specialmente a fronte di un contesto incerto, è innegabile l’appeal che i rendimenti offerti attualmente dai Btp esercitano sugli investitori italiani. Sebbene i titoli di stato possano giocare un ruolo nel portafoglio, bisogna mettere le cose in prospettiva: tenere a mente il mantra della diversificazione e considerare tutte le opzioni disponibili. Nel panorama degli investimenti obbligazionari esistono alternative valide capaci di offrire rendimenti di tutto rispetto che non hanno niente da invidiare ai seppur cari, vecchi Btp, anzi. Nello specifico, a meritare attenzione sono i titoli emessi non dallo Stato ma dalle aziende – le cosiddette obbligazioni societarie, definite anche credito corporate. Vediamo perché con l’aiuto di due esperti del colosso del risparmio britannico Schroders: Julien Houdain che è Head of Global Unconstrained Fixed Income e Martin Coucke, Credit Portfolio Manager.
Nel credito vince la selezione attiva
Guardando ai prossimi mesi, se si materializzerà una recessione sarà “superficiale”, sostengono i due esperti di Schroders. Lo stato di salute delle aziende che emettono obbligazioni, specialmente in Europa, è solido ma gli investitori, proseguono, devono comunque tenere d’occhio “la quantità di rischio che si assumono e la duration del loro portafoglio”, anche al fine di assicurarsi il miglior cuscinetto possibile sul fronte di un costo del denaro in ascesa. Il contesto macroeconomico, come hanno dimostrato anche le difficoltà incontrate dal Gilt (l’equivalente britannico dei nostri Btp) resta infatti accidentato anche sul reddito fisso e quindi occorre molta “agilità” nelle scelte di investimento. E’ necessario che i risparmiatori siano “in grado di reagire in modo rapido ed efficiente a qualsiasi turbolenza del mercato”. In breve è fondamentale una “selezione attiva”, delle azioni come delle obbligazioni da mettere in portafoglio, fatta ad esempio tramite un fondo d’investimento, così da evitare l’impatto di possibili improvvise crisi, come quella che nei mesi scorsi ha travolto First Republic e che ha costretto la Svizzera a salvare il Credit Suisse. Il sistema del credito europeo comunque è resiliente e segnali positivi sono attesi sia dalla stagione delle trimestrali in corso sia dagli stress test. Le opportunità da valutare non sono tuttavia solo nel settore bancario. La bussola è prediligere le società investment grade, quelle con rating almeno BBB e buoni fondamentali, quelle “in grado di generare flussi di cassa per far fronte a costi di finanziamento potenzialmente più elevati”, spiegano Houdain e Coucke come il settore immobiliare e quello della logistica in Europa.
Una spinta anche per l’obiettivo emissioni zero
Il vantaggio di un approccio attivo tramite un fondo non è solo quello di accedere a portafogli diversificati e dinamici. Le società di investimento, in virtù del loro peso, hanno la capacità di dialogare (fare, come si dice in gergo, “engagement”) con le aziende in portafoglio per spingerle verso condotte più sostenibili, ad esempio in ambito climatico ma non solo. Condotte che hanno un impatto sul pianeta ma anche sugli stessi risultati finanziari perché consentono alle aziende di essere più resilienti ai cambiamenti, alle nuove normative, alla sensibilità dell’opinione pubblica e dei consumatori. Soffermiamoci sul caso del settore minerario, che da un lato è per Dna poco amico dell’ambiente (pensiamo all’erosione del suolo o alle ricadute delle estrazioni sulla biodiversità) ma dall’altro è centrale per ottenere i metalli che potranno permettere al Pianeta di affrancarsi dai combustibili fossili. Anche tra i big delle miniere, il cui business necessita di molto capitale e quindi di grandi finanziamenti, aumenta la sensibilità verso i danni reputazionali che possono subire a fronte di condotte poco ortodosse. Ecco perché è essenziale completare una accurata analisi dei diversi operatori prima di investire. Come fa Schroders che con il proprio team per gli investimenti sostenibili ha incrociato le strategie di 70 società e la biodiversità dei luoghi dove operano, ottenendo un’accurata mappa del rischio e del grado di consapevolezza dei gruppi stessi. Caso di scuola quello di Endeavour Mining, il maggiore produttore d’oro dell’Africa occidentale, che grazie anche al lavoro di engagement degli investitori ha adottato alcune misure per ridurre l’impatto ambientale della sua attività e dei propri piani di espansione. Come quello che ha portato a creare una zona protetta di 1.500 ettari in Senegal in cui vivono gli scimpanzé.
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