Mentre il governo valuta un possibile congelamento dell’aumento dell’età pensionabile previsto per il 2027, emerge un nuovo ostacolo sul fronte previdenziale: il buco da 6,6 miliardi provocato dallo stralcio dei crediti contributivi decisi tra il 2018 e il 2022. A lanciare l’allarme sulle pensioni è stato il Civ dell’Inps, a seguito della delibera sul riaccertamento dei residui al 31 dicembre 2023.
Stralcio contributivo: un buco da 13,4 miliardi
Secondo il documento approvato dal Civ, la cancellazione delle cartelle esattoriali porterà a una perdita complessiva di 16,4 miliardi, con un impatto negativo netto sul Rendiconto generale dell’Istituto di 13,4 miliardi. Di questi:
- 15,4 miliardi derivano dalla diminuzione dei residui attivi,
causati da tre principali provvedimenti:
- Decreto legge 41/2021: stralcio crediti fino a 5.000 euro (2000–2010), pari a 5,4 miliardi.
- Legge 197/2022 (Manovra 2023): stralcio crediti fino a 1.000 euro (2000–2015), pari a 9,9 miliardi.
- Una precedente misura per crediti sotto i 1.000 euro (2000–2010), pari a 0,4 milioni.
Effetto sui lavoratori dipendenti
A differenza dei lavoratori autonomi, per cui lo stralcio si tradurrà in pensioni future più basse, i lavoratori dipendenti sono tutelati dal principio dell’automaticità delle prestazioni. Ciò significa che, anche se i contributi non sono stati versati, l’Inps dovrà comunque erogare le pensioni come se fossero stati pagati. Il risultato? 6,6 miliardi di euro che dovranno essere coperti nei prossimi anni, probabilmente attraverso trasferimenti dalla fiscalità generale.
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Debito pubblico in salita: scarse risorse per coprire il buco
Il momento non è dei migliori per trovare nuove coperture. A febbraio, secondo Bankitalia, il debito pubblico è tornato sopra quota 3.000 miliardi (3.024,3 miliardi), con un incremento di 42,6 miliardi rispetto a gennaio. Nel 2024 il debito rappresenta già il 135,3% del Pil. E con una popolazione in età lavorativa in calo, le prospettive economiche peggiorano: secondo Bankitalia, il Pil potrebbe calare dello 0,9% all’anno per 25 anni, con un Pil pro capite in discesa dello 0,6% annuo.
Durigon difende la misura: “Giustizia, non allarmismo”
Non si è fatta attendere la replica del governo alle solite polemiche di Pd e Cgil, con il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon che ha voluto chiarire l’origine dello stralcio: “Prima di lanciare allarmi infondati sui conti dell’Inps bisognerebbe studiare con cura i meccanismi che hanno dato vita al riaccertamento in questione”. Durigon ha ricordato che i provvedimenti riguardano crediti molto vecchi e spesso inesigibili, e che si tratta di una “grande operazione di giustizia” voluta dalla Lega e da Matteo Salvini: “Con questa operazione si fa chiarezza rispetto alla reale esigibilità dei crediti e si gettano le basi per sostenere concretamente gli interventi a favore di lavoratori, famiglie e pensionati”.
Enrico Foscarini, 16 aprile 2025