Politica

I dazi di Trump sono sbagliati. Ma la colpa è dell’Ue

Entrano in vigore i dazi Usa su acciaio e alluminio. Bruxelles risponde: contromisure su 26 miliardi di prodotti

© P_Wei e Leung Cho Pan tramite Canva.com

Negli Usa sono entrati in vigore i dazi doganali del 25% sulle importazioni di acciaio, alluminio e alcuni prodotti dell’Unione Europea. Bruxelles ha deciso di rispondere per le rime, come fatto sapere in una nota da Ursula von der Leyen. L’Ue imporrà quindi “dazi forti ma proporzionati” su una serie di prodotti americani. L’avvio è previsto, salvo trattative, per il primo aprile. Si parla di beni per un valore totale di 26 miliardi di dollari, con lo scopo di bilanciare la portata delle tariffe Usa. Nel dettaglio, saranno colpiti (in due fasi distinte) i seguenti prodotti: barche, bourbon, motociclette, prodotti in acciaio, alluminio, tessuti, pelletteria, elettrodomestici, utensili per la casa, materie plastiche e prodotti in legno. Ma anche pollame, manzo, frutti di mare, noci, uova, latticini, zucchero e verdure.


Non possiamo considerare giusta ed utile la politica dei dazi di Trump anche se questi vengono imposti in risposta ai dazi degli altri paesi. Di certo a muovere critiche non possono essere gli Stati o l’Europa che ha sempre imposto dazi diretti o indiretti alle importazioni e che ha provocato la reazione di Trump.

Il protezionismo danneggia innanzitutto consumatori americani, perché i dazi imposti da Trump aumenteranno il costo dei beni importati, rendendo più care le materie prime e i prodotti finiti per i consumatori finali riducendo il potere d’acquisto e questo va contro i principi del libero mercato. I dazi stanno scatenando ritorsioni e una guerra commerciale che non è utile a nessuno dei contendenti. È assolutamente vero che Trump mette o metterà – e già questo stop and go crea incertezza nei mercati azionari – dazi “in risposta”, ma il risultato è una spirale protezionistica che danneggerà le esportazioni americane e contribuirà a distorcere il mercato in generale.

Paesi come la Cina e l’Ue risponderanno con dazi aggiuntivi sui prodotti Usa, colpendo industrie americane come l’agricoltura e l’automotive. A chi conviene questa guerra?

Il libero mercato prevede la concorrenza, non la protezione. Noi confidiamo sull’idea che il commercio libero rende i mercati più efficienti e premia i produttori più competitivi e la riteniamo una generalità economica basilare irrinunciabile. Usare i dazi per proteggere le industrie nazionali è solo un’illusione, crea distorsioni di mercato, favorendo aziende meno efficienti e riducendo l’innovazione. I dazi danneggiano la crescita economica a lungo termine.

Le tariffe di Trump potrebbero far perdere posti di lavoro in alcuni settori (es. manifattura che dipende da acciaio e alluminio importati). Se gli altri sbagliano, non deve farlo anche Trump e gli Usa. Se altri paesi impongono dazi, la soluzione non è imitarli, ma negoziare accordi commerciali migliori e dimostrare i vantaggi del libero scambio. Gli Stati Uniti in primis dovrebbero promuovere l’eliminazione delle barriere, non crearne di nuove.

I dazi di Trump sono una risposta agli errori dell’Ue, della Cina, del Canada e di altri Stati nel mirino, ma resta un’operazione politica anti-liberista, perché favorisce il protezionismo, danneggia consumatori ed imprese, limita la libertà di mercato, alimenta inefficienze e cattiva gestione, determina un crollo degli acquisti, la chiusura di aziende, la perdita di posti di lavoro e la distruzione della prosperità.

Il nostro auspicio è che le minacce di Trump non si concretizzino, ma che siano solo un’arma politica per giungere invece ad una pace commerciale. Un passo in avanti verso la libertà economica e commerciale dove tutti gli attori siano capaci di far fare un passo indietro e non in avanti alle pretese fiscali statali, per rendere sempre più prospero il mercato e liberare la creatività imprenditoriale delle persone valide.

Andrea Bernaudo, 12 marzo 2025

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