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Il governo Draghi non è un’offesa alla democrazia

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Non c’è discussione sulla scelta di affidare la guida del paese sbandato a Mario Draghi: è condivisibile, è sostenibile, va condivisa e va sostenuta sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista politico.

Recovery plan, finalmente a Draghi

Cominciamo dai problemi tecnici del passato: ho scritto che il Recovery plan presentato da Conte aveva 142 pasticci. Ma vogliamo dire con chiarezza che quel documento era stato scritto e assemblato da tecnici non guidati da una visione politica? Si sa che il pesce puzza dalla testa ed è la ragione per la quale il futuro di 209 miliardi cioè di più del 10% del nostro Pil era pronto per andare in malora sotto la guida del vertice politico del governo precedente. Qualunque Recovery plan, che verrà presentato oggi sotto la guida di Mario Draghi, sono pronto a scommettere, avrà 142 punti positivi. Se vi par poco! Questa è sicuramente una ragione per dare fiducia a questo ulteriore tentativo della politica italiana di scrollarsi di dosso l’incompetenza, l’urlo becero, l’antipolitica dei comici, che tanto hanno fatto male alla guida di milioni di persone oneste e laboriose che continuano anche oggi sotto la beffa dei Dpcm ad aprire le serrande della loro iniziativa economica, ad aprire il loro cervello alla sfida del mercato, ad aprire i loro cuori per assicurare un futuro migliore ai propri figli.

Quindi, in nome della politica che tutti dicono essere l’abile arte del compromesso, io dico affidiamoci alla competenza tecnica di Draghi. Il quale, ricordo una cosa ovvia e risaputa, è stato in grado di tenere una diritta linea politica! Sì di politica monetaria!!! Una “politica di compromesso” fra la Scilla dei falchi del nord Europa e la Cariddi dei paesi mediterranei. C’è poi il problema della rappresentatività democratica: ora se abbiamo applaudito in passato a grandi operazioni parlamentari per risolvere i problemi di crisi del paese, visto che il dettato della nostra Costituzione è che un governo deve avere fiducia del Parlamento, non vedo il problema a presentare un governo Draghi a queste camere. Ora bisogna essere chiari: se qualcuno pensa che ci siano all’interno dei 630 deputati e dei 315 senatori degli eletti del popolo che non meritano di stare su quello scranno, di non rappresentare il popolo, questa non è democrazia.

Ipocrisia sui trasformisti

La personalizzazione dei nomi del trasformismo dello scilipotismo, del mastellismo, del tabaccismo, del cambio di casacca non fa bene alla democrazia. Dove erano i soloni di oggi, quando in Parlamento veniva eletta Cicciolina? La democrazia è votare per i propri rappresentanti per fare in modo che le proprie idee vengano rappresentate in Parlamento. Nelle democrazie anglosassoni, i parlamentari parlano tutti i giorni con i propri elettori nel collegio e si fanno portatori del loro pensiero. Questo vogliamo dai parlamentari: se sono capaci di farlo, li rieleggiamo, se continuano a balbettare nonsense, non li vogliamo più.

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