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Il Recovery fund sarà la prossima eurotrappola

Il prezzo da pagare potrebbe essere altissimo

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Sul Mes, l’ultima parola spetterà al Parlamento. Ma se l’Aula affossasse il Fondo ammazza Stati, chi vuole metterci un cappio al collo avrebbe già pronto il piano B. Si chiama Recovery fund e, diversamente dal Meccanismo di stabilità, raccoglie l’entusiastica adesione di Giuseppe Conte e dei pentastellati. Ma com’è possibile che proprio il Fondo per la ripresa, tanto desiderato dall’Italia, possa trasformarsi in un’altra trappola?

Intanto, l’iniziativa, da Roma, è passata clamorosamente in mano a Parigi e Berlino. E la “potenza di fuoco”, per usare la formula di Giuseppi, s’è già dimezzata: l’Italia voleva un Fondo da 1.000 miliardi, il Parlamento Ue addirittura ne aveva sparati 2.000, Emmanuel Macron e Angela Merkel si sono messi d’accordo per 500. Questo, per farvi capire chi comandi veramente in Europa: non noi, non l’unico organismo elettivo dell’Unione, bensì il solito asse francotedesco. Dei famosi coronabond o eurobond con cui, secondo Conte, andava finanziato il Recovery fund, non c’è traccia.

Francia e Germania dicono, sì, che la Commissione potrà “indebitarsi sui mercati per conto dell’Ue”. Ma dovrà farlo “nel pieno rispetto del Trattato Ue, del quadro di bilancio e dei diritti dei Parlamenti nazionali”. Immaginate l’entusiasmo del Bundestag. Quanto al bilancio europeo, sul suo budget gli Stati membri hanno litigato fino a febbraio. Per di più, i rigoristi del Nord, capitanati dal cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, hanno già bocciato la bozza: sono disposti solo a concederci prestiti.

Ma per capire meglio l’eurofregatura, bisogna ripescare la solita parolina magica: condizionalità. Già, perché secondo Merkel e Macron, l’impiego dei fondi dovrà essere “in linea con le priorità europee”. Insomma, a prescriverci come spendere quel denaro sarà Bruxelles. O magari Berlino. Manfred Weber l’ha detto chiaro e tondo a Repubblica: vi controlleremo, non vorremmo che usaste quei soldi “per pagare le pensioni”. Il menù della rapina, tuttavia, potrebbe prevedere anche un’altra portata, come anticipato dal Corriere della Sera di domenica. Il trucco sarebbe di vincolare gli stanziamenti a un programma di riforme basato sui dossier di raccomandazioni inviati dalla Commissione a ogni Stato membro. Le conseguenze? Almeno tre, catastrofiche: patrimoniale, soppressione del contante, ritorno della legge Fornero.

Federico Fubini ha spiegato che un fronte di Paesi del Nord avrebbe voluto depotenziare la dotazione del Recovery fund a 350 miliardi. La firma di via Solferino stimava ottimisticamente che la Commissione, la quale formalizzerà la sua proposta il 27 maggio, avrebbe provato a chiudere a 700-800 miliardi, di cui solamente 250 per trasferimenti a fondo perduto. Invece, pare che Ursula von der Leyen sia in sintonia con Francia e Germania: 500 miliardi e palla al centro. In ogni caso, stando al Corsera, le risorse per i finanziamenti a fondo perduto sarebbero vincolate alla cantierizzazione di programmi graditi a Bruxelles (tipo l’agenda green) e alla realizzazione di un piano di riforme desunte dalle raccomandazioni dell’Europa ai Paesi dell’Unione.

E quali sono, nel caso dell’Italia? L’ultimo documento risale a luglio 2019. Di acqua sotto ai ponti ne è passata tanta. Per esempio, è stato sospeso il Patto di stabilità e per tutti sarà necessario ricorrere all’indebitamento. Certo, un domani il peggioramento dei conti pubblici potrebbe ridiventare uno strumento di sottomissione: italiani, avete preso il denaro del Recovery fund, adesso portate il debito dal 160 al 60% del Pil. Ma se anche non si arrivasse alle misure più crudeli, ci sono almeno tre punti che dovrebbero allarmarci.

1. Bruxelles deplora l’abolizione dell’imposta sulla residenza principale e invoca una riforma catastale. Tradotto: vogliono una nuova patrimoniale sulla prima casa e un aumento delle tasse su tutte le abitazioni. La premessa sarebbe pure condivisibile: bisogna ridurre la pressione fiscale su chi produce, imprese e lavoratori. Peccato che agli eurocrati non passi neppure per la testa l’idea che le tasse vadano abbassate in generale: le riforme, anzi, devono essere “neutre dal punto di vista del bilancio”. Quindi, quello che ti mettono in una tasca, te lo tolgono dall’altra.

2. La Commissione critica “l’alto livello di evasione fiscale, relativo in particolare a omessi scontrini e omessa fatturazione”. Commercianti e imprenditori ladri, insomma. E qual è la soluzione? “Incoraggiare i pagamenti elettronici”. È il programma del Pd. Un altro pezzo di libertà – quella di usare i propri soldi – risucchiata dal Leviatano fiscale.

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