Politica

Allarme gas russo

Jihad e guerre civili: chi sono gli impresentabili a cui Draghi chiede il gas - Seconda parte

Dall’Azerbaijan all’Angola, fino al Congo. Il rischio sulle fonti di gas alternative alla Russia

Sottostare a regimi dispotici

Dunque, pur riconoscendo come valide le motivazioni che inducono il governo italiano ad affrancarsi dalla dipendenza energetica di Mosca, corriamo il rischio di sottostare a regioni insicure e a regimi dispotici che, oltre a pregiudicare i diritti umani, covano una polveriera in costante minaccia di detonazione. Inoltre, le alternative che si stanno esplorando non sono all’istante applicabili e non permettono di surrogare nel breve periodo il gas russo. Purtroppo, oggi paghiamo la miopia politica di chi negli ultimi trent’anni ha ceduto alla narrazione favolistica dell’ecologismo. Questo, come tutti gli “ismi”, rappresenta un’alterazione della realtà, che aggrava le criticità di cui arbitrariamente si proclama paladina. L’“ismo” è un suffisso deformante, che tramuta il sostantivo ambiente in un simulacro da idolatrare e a cui sacrificare ogni contributo di razionalità.

Colpa delle battaglie green

Come giudicare la penuria di gas autoctono se non come l’effetto masochistico di battaglie ideologiche improntate ad una fasulla difesa ambientale. Le trivellazioni nel Mar Adriatico per ottenere risorse metanifere sono state fermate, issando il vessillo ambientalista, precludendo al Paese quote di autonomia energetica. Nel 1994 l’Italia estraeva 21 miliardi di metri cubi di gas, mentre oggi il volume estrattivo si attesta sui 3 miliardi. Tuttavia, il nostro fabbisogno energetico è pari a 70 miliardi di metri cubi che viene soddisfatto dalle importazioni. Ed oggi, dopo anni di carenza di visione politica, ci affanniamo per sostituire il fornitore despota moscovita con “grossisti” che non possono esibire patenti democratiche e decantare stabilità nelle aree in cui operano.

Andrea Amata, 20 aprile 2022

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