Esteri

La farsa dell’Aia: le accuse a Israele (smontate pezzo per pezzo)

© LightFieldStudios tramite Canva.com

La farsa in scena alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha fatto registrare un nuovo atto durante il quale, nonostante il verdetto già stato scritto prima ancora che incominciasse la prima udienza, gli avvocati presentati come collegio di difesa da parte dello Stato di Israele, hanno dovuto ricordare l’ovvio agli annoiati giudici che con il loro comportamento, che rimarrà scritto come vergogna indelebile sui libri di storia, facevano finta di ascoltare. In ogni caso, perché rimangano documenti che in futuro potranno essere consultati da storici che si spera avranno un minimo di onestà culturale, vale senz’altro la pena pubblicare ampi stralci di ciò che è stato detto in aula il 12 gennaio 2024.

Davanti alla corte ha parlato il dottor Tal Becker, consulente legale del Ministero degli Affari Esteri israeliano e membro veterano dei successivi gruppi di negoziato di pace, con decenni di esperienza in prima linea in molte sfide diplomatiche, rappresentante chiave dietro le quinte in un’ampia varietà di contesti. Ha svolto un ruolo determinante nella negoziazione e nella stesura dei recenti storici accordi di pace e normalizzazione tra Israele e Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan. “Alla luce della Shoah, non sorprende che Israele abbia immediatamente firmato la Convenzione contro il genocidio. Per alcuni di voi la frase mai più può essere uno slogan, ma non per Israele. Israele deve difendersi sia davanti alla Corte di Giustizia Internazionale che contro la guerra impostale da Hamas e dalla Jihad islamica. Come in ogni guerra, i cittadini soffrono ed è terribile. Il Sudafrica però, nel suo approccio al tribunale, nega la legittimità dell’esistenza di Israele per 75 anni. Onorevole Corte, il 7 ottobre migliaia di terroristi di Hamas hanno fatto irruzione in Israele nel bel mezzo di una festività, ciò che i cittadini israeliani hanno vissuto è stato un omicidio.

I terroristi di Hamas hanno torturato bambini davanti ai loro genitori e genitori davanti ai bambini, i terroristi di Hamas hanno violentato le nostre donne. Hamas ha ucciso più di 1000 persone e rapito più di 200 civili. Alcuni di questi ostaggi erano sopravvissuti alla Shoah, altri ancora sono stati giustiziati sul posto: questo è il più grande omicidio di ebrei dalla Shoah in un solo giorno. Il Sudafrica chiede al tribunale la fine della guerra a Gaza, che considera un genocidio. Ma il Sudafrica ha dimenticato di dire che Hamas è un’organizzazione che reca sulla sua bandiera la distruzione di Israele. Il Sud Africa mantiene uno stretto rapporto con Hamas e ne ha ospitato una delegazione dopo il 7 ottobre.”

Davanti alla Corte ha parlato anche la dottoressa Galit Raguan che, in difesa delle azioni di Israele a Gaza, ha ricordato che le politiche israeliane di avvertire i civili palestinesi di evacuare dalle zone di guerra e fornire aiuti umanitari, dimostrano che non c’è nemmeno plausibilità per le affermazioni di genocidio del Sudafrica. A suffragio di ciò la dottoressa Raguan ha fornito le prove di queste pratiche, ma anche le prove che c’è sempre stato da parte di Hamas l’uso militare diffuso delle infrastrutture civili a Gaza affermando che, trattandosi di una deliberata strategia è questa la vera fonte di danni ai civili di Gaza e non qualsiasi presunta campagna genocida. Ha poi denunciato che le affermazioni del Sudafrica secondo cui gli avvertimenti di Israele ai civili di evacuare le aree di combattimento sono un tentativo per distruggere il popolo palestinese. “Il richiedente afferma sorprendentemente che questi sforzi sono essi stessi genocidi. Una misura destinata a mitigare il danno ai civili è la prova, secondo il richiedente, dell’intenzione di Israele di commettere un genocidio quando in realtà dimostra l’esatto contrario”. Ha poi elencato i numerosi sforzi israeliani per facilitare gli aiuti umanitari, tra cui ambulanze, incubatrici ospedaliere, la fornitura di cibo, acqua e medicine, l’istituzione di quattro ospedali da campo e due ospedali galleggianti nel Mar Mediterraneo. Per poi affermare che tutto questo mina totalmente l’idea che Israele stia cercando di distruggere il popolo palestinese a Gaza.

“Solo questo è sufficiente per dimostrare quanto siano tendenziose le accuse dei sudafricani e come le accuse di genocidio siano infondate”. Ma non è tutto, è andata oltre quando ha dichiarato: “In effetti a Gaza sono stati fatti danni e morti, ma sono la risposta all’ostilità di Hamas, Israele ha avvertito i civili palestinesi secondo le regole del diritto internazionale, ma il Sud Africa ha dimenticato di menzionarlo alla corte. Non c’è dubbio che molti cittadini di Gaza stanno soffrendo a causa della guerra, e mentre Israele sta facendo di tutto per ridurre questa sofferenza, Hamas sta facendo di tutto per aumentarla. Israele ritarderebbe la sua operazione a terra per settimane, investirebbe enormi risorse per dire ai civili dove, quando e come evacuare e lasciare le aree di combattimento? Se Israele stesse cercando di commettere un genocidio non manterrebbe uno staff dedicato di esperti il cui unico ruolo è quello di fornire aiuti umanitari. Hamas ha affermato che l’IDF ha attaccato l’ospedale Rantisi e i titoli dei giornali di tutto il mondo hanno pubblicato che l’IDF lo aveva attaccato, ma dopo un’indagine, i fatti sono stati l’opposto: l’ospedale è stato colpito da un lancio missilistico di Hamas che è fallito e invece di colpire i civili israeliani, ha colpito l’ospedale di Gaza”.

La rappresentante di Israele ha poi presentato sia le foto dei terroristi di Hamas che si impossessano delle spedizioni di aiuti umanitari entrati a Gaza con il consenso di Israele, sia il tweet dell’UNRWA secondo il quale Hamas ha rubato le spedizioni di aiuti umanitariil tweet dell’UNRWA secondo il quale Hamas ha rubato le spedizioni di aiuti umanitari. Tweet poi cancellato a causa delle pressioni esercitate da Hamas sull’UNRWA. L’intervento più atteso è stato quello di Malcom Shaw, avvocato britannico e illustre accademico, di 76 anni, che insegna diritto internazionale all’Università di Leicester e che è il coordinatore dei legali della delegazione israeliana. Malcom Shaw è andato subito al punto: “Si può discutere o meno di genocidio in questo caso?” Avendo scritto nel 1989 un celebre testo di diritto intitolato Genocide and international law, questo è un argomento di cui lui è particolarmente esperto. “Il contesto corretto in cui leggere la guerra di Israele a Gaza è l’attacco di Hamas del 7 ottobre”. Critica diretta all’affermazione sudafricana secondo cui il contesto in cui va letta sono 75 anni di apartheid. “Si tratta di un’accusa oltraggiosa e falsa. Perché non farla dunque risalire a 3mila anni fa? L’attacco di Hamas non dà a Israele il diritto di violare il diritto internazionale, ma Israele ha il diritto di difendersi in linea con il diritto umanitario. L’accusa di genocidio verso Israele è tra le violazioni del diritto internazionale l’epitome del male, il crimine dei crimini e non si può sbagliare: se l’accusa di genocidio fosse formulata in modo errato l’essenza stessa di questo crimine andrebbe diluita e persa”.

Ha poi attaccato le affermazioni fatte ieri in aula da John Dugard, l’accademico sudafricano che guida il team legale del Paese, mettendo in discussione le affermazioni secondo cui il Sudafrica avrebbe tentato di contattare Israele per aprire un dialogo. “Semmai è stato Israele a cercare di avviare colloqui bilaterali, ma il Sudafrica ha invece proceduto con il caso della Corte internazionale di giustizia. Se il Sudafrica avesse accettato l’offerta di Israele, le parti avrebbero potuto decidere che non vi era alcuna controversia da affrontare in tribunale”. Ha poi spiegato che non si può parlare di genocidio perché si è sempre tentato di avvertire la popolazione: “La pratica è mitigare i danni civili, ad esempio avvertendo la popolazione di un’azione imminente mediante l’uso estensivo di telefonate e volantini mandati dall’esercito. Ha poi insistito che l’accusa di genocidio non è consistente perché se non c’è intenzione, nella legge non c’è genocidio. Per questo bisogna considerare la condotta e le direttive dei suoi leader e ha citato diverse affermazioni del premier Netanyahu, come il suo tweet del 23 novembre scorso: “La morte di qualunque civile è una tragedia. E per evitarlo, stiamo cercando in ogni modo di allontanarli dalle aree di pericolo”, e anche di come il premier israeliano ha in più occasioni parlato di “evitare la catastrofe umanitaria”, “meglio organizzare aiuti – con necessari controlli”, “rendere operativi ospedali da campo”.

Dunque, secondo la tesi di Malcom Shaw, non c’è sostanza alle affermazioni che Israele ha l’intento specifico di distruggere la totalità o parte del popolo palestinese. Ha poi aggiunto: “Possibili violazioni da parte di singoli soldati non riflettono necessariamente la politica statale”. Su questo ha fatto riferimento ad alcune dichiarazioni di comandanti e ministri dell’esercito israeliano che chiedono all’esercito di concentrarsi su obiettivi militari e di ridurre al minimo le vittime civili. Israele ha l’intenzione di agire per difendersi da Hamas e da altri gruppi simili, e se le forze israeliane hanno infranto qualche regola di conflitto, la questione va affrontata altrove, al momento opportuno e dal sistema legale, robusto e indipendente di Israele. Le azioni di Israele sono conformi al diritto internazionale umanitario e sono proporzionate. Secondo lui il Sudafrica ha fornito un “quadro fattuale e giuridico distorto. Il Sudafrica ha stretti legami con Hamas, e questi minano la credibilità delle sue affermazioni. Hamas ha dato il via alla guerra con il suo attacco e questo dà a Israele il diritto di difendersi nel rispetto del diritto umanitario internazionale.

Hamas porta avanti le sue operazioni militari in aree civili peggiorando il bilancio delle vittime civili palestinesi a Gaza. Israele, nel frattempo, cerca di ridurre al minimo i danni a quegli stessi civili. Le richieste rivolte a Israele di porre fine alle sue operazioni a Gaza non possono reggere”. Come se non bastasse ciò che sta accadendo all’Aja, anche il Presidente turco Erdogan ha detto la sua e, dimenticandosi completamente di ciò che sta facendo il suo esercito contro i curdi ha dichiarato: “Abbiamo consegnato documenti contro Israele, crediamo che giustizia sarà ottenuta presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aja”. Di quali documenti si tratta al momento non è dato sapere.

Anche la Germania ha fatto sapere, tramite la segreteria della cancelleria che interverrà all’Aja per conto di Israele e per far saltare l’accusa di genocidio. Il governo tedesco, infatti, ha respinto aspramente venerdì le accuse davanti alla corte suprema delle Nazioni Unite secondo cui Israele sta commettendo “genocidio” a Gaza e ha messo in guardia contro la “strumentalizzazione politica” dell’accusa annunciando che interverrà come terza parte davanti alla Corte internazionale di giustizia. Il portavoce del governo Steffen Hebestreit ha dichiarato che Israele si sta “difendendo” dopo l’assalto “inumano” di Hamas il 7 ottobre e ha detto inoltre che la Germania, come firmatario della Convenzione sul genocidio del 1948, ha il diritto di unirsi alle cause e presentare le sue argomentazioni sul caso e interverrà come terza parte davanti alla Corte internazionale di giustizia in base a un articolo che consente agli Stati di cercare chiarimenti sull’uso di una convenzione multilaterale. La mossa consente alla Germania di presentare il proprio caso alla corte secondo cui Israele non ha violato la convenzione sul genocidio e non ha commesso o intende commettere genocidio. In ogni caso, e a prescindere da come andrà a finire questa buffonata, c’è da considerare anche la possibilità elevata dell’effetto collaterale di questa causa contro Israele che sembra il festival delle assurdità. Effetto collaterale che alla lunga renderà, in base al precedente che si sta consumando in questi giorni, ridicolo e banale il termine genocidio che, a questo punto può davvero essere usato senza rispetto e senza fondamento.

È già grave che venga usato impropriamente durante le adunate e nella rete dove, in virtù dell’anonimato chiunque si sente in grado di dire tutte le castronerie che vuole, come è altrettanto grave sentirlo usare impropriamente da giornalisti e opinionisti che con il termine genocidio con contorno di antisionismo si riempiono la bocca. Ma che si arrivi addirittura a metterlo nero su bianco in un’aula di tribunale oltre ad essere grave è anche ridicolo, perché così facendo si trasforma quell’istituzione che dovrebbe essere la casa della giustizia di tutti i popoli del mondo, nata dal trattato del 1948 proprio dalla tragedia del popolo ebraico, in una barzelletta.

Michael Sfaradi, 13 gennaio 2023

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