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La ricerca di Invesco: “L’investitore post Covid? Consapevole, concreto, green e alla ricerca di storie vere”

Giuliano D’Acunti, Country Head di Invesco in Italia

L’emergenza Covid ha aumentato la consapevolezza del risparmiatore italiano che, grazie anche all’accelerazione sul piano vaccinale, sta ora per lasciasi alle spalle la pandemia (o almeno la sua fase più acuta) con molti pensieri, qualche rimpianto ma sopratutto più informato anche sotto il profilo degli investimenti. Gli italiani infatti sono alla ricerca di storie di investimento realmente “concrete” su cui puntare il proprio denaro, coniugando diversificazione e attenzione ai valori dell’ambiente e della sostenibilità. A tracciare l’identikit del risparmiatore post Covid è una interessante ricerca commissionata a Eumetra da Invesco, uno dei maggiori player al mondo nel settore del risparmio con oltre 1.404 miliardi di masse in gestione a fine marzo. Il gruppo è presente nel nostro Paese dal 1997 il quartiere generale è a Milano – con una rete di professionisti guidata dal Country Head Giuliano D’Acunti.

Le occasioni perse e il volano del Recovery 

Rita Schirinzi, Head of Marketing Italy di Invesco

L’investitore ha chiuso il 2020 sovente sostanzialmente senza danni in portafoglio ma con il rimpianto di non aver osato di più, soprattutto diversificando per cogliere al meglio, con l’aiuto del proprio consulente di fiducia, le opportunità che si sono susseguite nel corso dei mesi in Borsa: l’ingente liquidità che i nostri connazionali continuano a lasciare in giacenza sul conto corrente, quasi sempre infruttuosa, è la controprova di questi rimpianti. Ora il Paese sembra però essere pronto a cambiare passo, a dare maggiore riconoscimento al valore delle vera consulenza finanziaria e quindi a investire sui grandi trend strutturali che potranno presto beneficiare anche della spinta del Recovery plan redatto dal governo Draghi. “La nostra ricerca mette in luce un cliente/investitore nuovo, che si aspetta racconti di grande concretezza e pragmatismo, anche quando si parla di valori, come nel caso delle soluzioni ESG. Se lo aspetta da tutti i settori, da tutte le imprese e la finanza non fa, né farà eccezione”, sottolinea Rita Schirinzi, Head of Marketing Italy di Invesco. “Se il mondo finanziario accetterà questa sfida e affiancherà alla propria cultura e strumentazione finanziaria approcci e dimostrazioni sulla effettiva concretezza e impatto su società ed economia delle sue soluzioni di investimento, svolgerà anche quel ruolo sociale che si era in passato perso nelle nebbie delle precedenti crisi finanziaria. Aiutare le famiglie ad investire, per migliorare il proprio patrimonio, aiutando economia reale, società ed ambiente è il vero modo per riscoprire il senso e lo scopo dell’industria finanziaria dei suoi protagonisti”, aggiunge la manager di Invesco che ha non a caso ha scelto come simbolo la vetta himalayana del Ama Dablam per rappresentare i propri valori chiave: solidità, stabilità, affidabilità nel tempo.

Il senso dell’investimento e il Progetto Paese

Malgrado 8 investitori su 10 si dicano determinati a far crescere il proprio patrimonio nei prossimi anni e quasi la metà del campione sia conscio che un eccesso di liquidità equivalga a una perdita di opportunità, il forte recupero messo a segno dalle Borse mondiali non è tuttavia sufficiente da solo a rompere gli indugi.  Gli investitori – spiega la ricerca di Invesco condotta su campione rappresentativo nazionale di 800 persone con accesso al web – chiedono motivazioni solide per investire per “rischiare” il proprio patrimonio. Insomma basta con le ricette per tutti o gli storytelling massificati: cresce il desiderio di conoscere le storie delle aziende e dei fondi prescelti, di analizzarne la struttura, di capire i risultati della loro strategia, sopratutto quando si tratta di valori come il territorio, l’ambiente o la sostenibilità così da creare ricchezza e reale sviluppo. Esemplare il fatto infatti che sei investitori su dieci ritengano che il risparmio italiano dovrebbe essere impiegato – in forme e modi responsabili – per la costruzione del futuro del nostro Paese. Una prospettiva quindi “locale” e animata da una forte motivazione socioeconomica: il bisogno percepito da tutti di un progetto-Paese, anche per dare una prospettiva alle nuove generazioni e quindi ai nostri figli.

 

Obiettivo puntato sui principali trend strutturali

La ricerca di Invesco fotografa quindi un nuovo e moderno investitore-tipo,  “saggio” e che ragiona tenendo ben saldi i seguenti punti: 1) saper aspettare anche negli investimenti; 2) saper scegliere le imprese dopo averne conosciuto la storia, 3) saper identificare l’innovazione, 4) saper identificare i grandi trend strutturali che stanno cambiando il mondo. Il risultato è un nuovo modo di rapportarsi ai fondi di investimento e più in genere alle società quotate, perché il risparmiatore non si accontenta più di seguire suggerimenti poggiati su metriche finanziarie alte o grafici poco comprensibili, ma chiede di guardare al microscopio il Dna delle singole aziende, di entrare nel merito del “perché” investire e del su “che cosa” privilegiare in una ottica che coniughi massimo risultato e responsabilità. Da qui la crescente attenzione degli verso i grandi trend strutturali che stanno cambiando le nostre vite e hanno subito una accelerazione durante la pandemia: da internet alla rivoluzione dell’e-commerce e delle filiere collegate, fino al comparto della salute come cure, vaccini, ospedali e biotech.  

 

La scelta del giusto consulente

Il potenziale è quindi molto alto – almeno l’84% degli investitori considera interessante perlomeno un trend strutturale e il 60% si dice propenso a investirvi – ma tale proposito per tradursi in realtà, occorre anche un diverso modo di raccontare gli investimenti e le Borse da parte dei consulenti, che devono ripercorrere proprio quei “4 pilastri” considerati oggi dall’investitore: devono saper indicare al piccolo investitore chi sta guidando quel trend (le storie di impresa che mettano in luce la concretezza dell’agire economico sottostante), devono spiegargli come concretamente cambierà il mondo, dove sta l’innovazione, specificando dove e come questa innovazione si trasforma in utilità sociale e in utilità economica, per le aziende, ma anche per le generazioni presenti e future, a partire dal lavoro.

All’analisi fondamentale dei bilanci delle società, all’analisi tecnica sui grafici, a quella macroeconomica sulle prospettive dei listini e allo specifico studio del portafoglio del singolo cliente si aggiunge quindi a concorrere a creare una scelta di investimento un’altra importante componente di valori improntati alla concretezza e al pragmatismo. Il bravo consulentequindi oggi deve essere capace, senza perdere di vista la strumentazione professionale che rende sostenibile ogni scelta di investimento, di ascoltare le rinnovate esigenze della clientela, temperando poi responsabilmente questa attività di sensibilizzazione con le giuste ricette finanziarie e una corretta asset allocation per quel singolo investitore. 

 

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