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L’Italia brucia: chi c’è dietro i roghi - Seconda parte

San Luca, Aspromonte, è Far West oggi come ai tempi dei sequestri, cartelli stradali sforacchiati dalle raffiche a pallettoni e tutti che si fanno i fatti loro. La linea delle palme e del caffè, metafora di Sciascia per definire il potere mafioso che risaliva la penisola, oggi si è è trasformata nella linea dei roghi ed è sotto gli occhi di tutti ma nessuno, tanto meno la cara Europa, ci trova niente di strano. Piani di resilienza, oscure dietrologie, contorti meccanismi finanziari: il mondo si aggiorna, in modo sempre più esoterico, sempre meno comprensibile, anche le mafie, si ripete, evolvono, si fanno tecnologiche, impalpabili, ma alla fine i metodi restano presociali, restano bestiali: una tanica di benzina, un fiammifero e l’inferno in terra che nessuno potrà contenere.

Quel predicatore di cartone che risponde al nome di Roberto Saviano ne ha inventata un’altra, ce l’ha lui la soluzione per cancellare la mafia che regna dai tempi di “Garibardo”; Garibaldi che risaliva col permesso di tutta la criminalità organizzata che incontrava lungo il cammino: la mafia finirà quando finirà la famiglia come nucleo, come istituzione cattolica. Idiozia somma e c’è da domandarsi perché il Papa, che si scomoda a rispondere al telefono anche mentre lavora, non gli risponda nell’unico modo possibile e cioè caro Saviano finiscila di sparare cazzate, Ma no, le emergenze sono altre: il lasciapassare, la psicosi per una pandemia ormai endemica, scemata come spiega il professor Zangrillo, le escandescenze gender che fanno pensare ad alieni piovuti sulla terra. Intanto quattro, cinque regioni mafiose ardono e a nessuno pare strano. Tranquilli, arrivano i soldi, rassicura il fine economista Draghi. Ma forse, la distruzione creatrice di Schumpeter era una cosa diversa.

Max Del Papa, 14 agosto 2021

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