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Manca una legge: guai per il green pass

green pass

Il pasticciaccio brutto del cosiddetto green pass ci fa scendere parecchi gradini verso l’inferno di una sostanziale abolizione dello Stato di diritto, a vantaggio di un inverosimile regime sanitario che tende quasi per inerzia ad accrescere il proprio asfissiante controllo sulla popolazione. Solo il fatto, ammesso più o meno esplicitamente ai vertici del potere politico-sanitario, di utilizzare questo illiberale salvacondotto come leva per convincere i più riottosi del “gregge” italico a vaccinarsi costituisce un abominio senza precedenti nella storia repubblicana. Un abominio che, insieme a tante altre misure liberticide, viene accettato senza fare una piega anche da chi, qualche lustro addietro, organizzava mastodontiche manifestazioni in piazza contro il presunto rischio eversivo di un premier proprietario di alcuni canali televisivi.

Green pass, pastrocchio illiberale

Eppure in meno di due anni, prima che un virus a bassa letalità ci facesse sprofondare in un incubo senza fine, è cambiato tutto: oggi solo per potersi sedere al tavolo di un ristorante al chiuso occorre vaccinarsi, o in subordine sottoporsi ad un tampone, munirsi del citato green pass, portarsi dietro un documento d’identità e indossare la mascherina secondo le regole imposte dall’onnipotente Comitato tecnico-scientifico. Sul tema caldo del documento d’identità poi, il cui controllo ha determinato il solito caos all’Italiana circa chi abbia realmente competenza a realizzarlo, sembra che alla grande informazione sia sfuggito un aspetto giuridicamente assai rilevante. Mi riferisco al piccolo dettaglio, che a quanto pare risulta sconosciuto al nostro fenomenale Garante per la privacy, secondo cui non esiste una legge che imponga ai cittadini italiani di uscire di casa con un qualunque documento d’identità, salvo per ciò che riguarda la patente di guida quando ci si trova al volante di un mezzo di trasporto. Nel caso di un eventuale controllo da parte delle forze dell’ordine, e non certamente di un esercente privato o di un suo dipendente, gli stessi cittadini debbono solo declinare le proprie generalità. Questo almeno fino a quando il nostro ordinamento non è stato letteralmente soppiantato da un informe pastrocchio illiberale in cui tutto si giustifica in nome del bene comune.

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