Esteri

La guerra in Ucraina

“Non è chiara la strategia”. I dubbi degli Usa su Zelensky

Prosegue il sostegno dell’Occidente per Kiev. In arrivo nuovi aiuti militari, ma la Casa Bianca manifesta le prime preoccupazioni

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A partire dalla giornata di oggi, nella capitale spagnola, l’Occidente darà avvio ad uno dei vertici Nato più importanti dell’epoca contemporanea. Forse, quello di più grande rilievo a partire dalla caduta dell’Unione Sovietica e dallo scioglimento del Patto di Varsavia. Inutile dire quale sarà il tema preponderante: la guerra in Ucraina. Dopo l’affermato “sostegno incrollabile nei confronti di Kiev” da parte degli Stati del G7, seguiranno i rimanenti membri dell’alleanza atlantica, pronti a supportare il governo di Volodymyr Zelensky con nuovi aiuti militari, economici ed umanitari.

Nuove armi americane a Kiev

Gli Stati Uniti sono già pronti all’invio di nuove armi, ancor più micidiali di quelle già offerte alla resistenza ucraina. Si tratta dei missili Nasams, sistemi in grado di colpire fino a 160 chilometri di distanza nonché, tanto per farne capire la rilevanza, gli stessi mezzi difensivi utilizzati per proteggere lo spazio aereo della Casa Bianca e del Campidoglio. Insomma, Biden e Stoltenberg non rimangono a guardare. Anzi, la Nato ha già risposto con un aumento di truppe, pari a 300mila unità, nella parte orientale dell’alleanza atlantica, la zona prossima alla regione nucleare russa del Kaliningrad. L’Ucraina – ha detto il segretario generale della Nato – potrà contare sul sostegno della Nato “per tutto il tempo che sarà necessario”.

Nel frattempo, non sembra stemperare i toni neanche la futura neoentrata Finlandia, la quale, attraverso le parole del capo delle forze armate finlandesi, il generale Timo Kivinen, ha affermato che il Paese è “pronto a combattere la Russia, se attaccato”: “La Finlandia ha mantenuto un alto livello di preparazione militare sin dalla Seconda guerra mondiale, avendo combattuto due guerre negli anni ’40 contro il suo vicino orientale, con il quale condivide un confine di 810 miglia”.

Insomma, la tensione rimane più alta che mai. Soprattutto, da quando la Federazione Russa ha cominciato a consolidare il proprio predominio nel Donbass e nel sud dell’Ucraina, garantendosi un’occupazione pari ad oltre il vento per cento del Paese.

Lo scoop della Cnn

Nonostante i toni di battaglia e di costante sostegno a Kiev da parte di molte correnti occidentali, i desideri sembrano scontrarsi con la realtà concreta dei fatti. Come riportato anche dalla Cnn, la situazione del conflitto ucraino rischia di volgere, giorno dopo giorno, più a favore dell’esercito di Vladimir Putin, piuttosto che della resistenza. L’emittente televisiva americana ha posto domande macroscopiche, ma che sembrano sfuggire dalla discussione politica atlantica. Innanzitutto, qual è la strategia di Volodymyr Zelensky? Il presidente ucraino ha sempre manifestato la volontà di ripristinare gli originari confini del Paese. Eppure, più che un obiettivo realistico, pare configurarsi come un vero e proprio miraggio.

L’obiettivo di Kiev sarebbe quello di riportare sotto il proprio controllo anche la Crimea, penisola ormai occupata dalle forze russe da ben otto anni, oltre alla regione del Donbass, dove sicuramente proseguono i combattimenti, ma l’aggressore continua a mantenere la propria predominanza.

Insomma, la Cnn evidenzia come vi siano pochissime possibilità che l’Ucraina possa ritornare nei confini pre 24 febbraio. Anzi, una condizione necessaria, sia per la Nato che per Zelensky, sarebbe quella di cominciare a trasmettere segni di apertura, almeno su queste due regioni. Senza una strategia a medio termine, facendo luce su quali siano gli obiettivi reali ucraini, la guerra rischierà di portare non solo ad incalcolabili perdite umane, soprattutto per il già messo alla prova esercito resistente, ma anche a costi economici e militari immensi, addentrando nella guerra un Occidente sempre più impegnato ad aiutare il Paese invaso.

In questo momento, sono i Paesi dell’ex Urss ad inviare più armi a Kiev. Addirittura, la Polonia – da sempre intravista da Bruxelles come uno Stato “razzista” – è stata la seconda Nazione ad aver inviato più contingenti militari, dopo gli Usa, tanto da meritarsi il rimborso dell’Ue. La stessa Lituania ha inviato più armi e mezzi dell’Italia, mentre l’Estonia prosegue da mesi nel rafforzamento dei propri confini con la Russia, soprattutto grazie alla cospicua presenza di soldati inglesi, ancora oggi garantita da Boris Johnson.

L’aiuto ed il supporto dell’alleanza atlantica, a distanza di quasi cinque mesi dall’inizio del conflitto, continuano a non mancare. C’è da capire il termine temporale: fino a quando vi sarà la volontà di proseguire un conflitto che rischia di protrarsi per lunghissimo tempo? Alla Casa Bianca, qualcuno comincia già a storcere il naso.

Matteo Milanesi, 29 giugno 2022

 

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