Un cessate il fuoco temporaneo di 30 ore: è la proposta lanciata a sorpresa da Vladimir Putin in occasione della Pasqua ortodossa. L’annuncio è arrivato durante un incontro con il capo di Stato maggiore delle forze armate russe, Valerij Gerasimov. Una scelta dettata da “considerazioni umanitarie”. Armi riposte alle 18.00 di ieri pomeriggio, il conflitto verrà ripreso dopo la mezzanotte del 21 aprile. “La nostra decisione dimostrerà quanto sia sincera la disponibilità del regime di Kiev a rispettare gli accordi e a partecipare a un processo di pace serio”, ha dichiarato il presidente russo. Putin ha ribadito l’apertura della Russia a trattative diplomatiche e ha espresso apprezzamento per gli sforzi degli Stati Uniti — in particolare del presidente Donald Trump — oltre che della Cina e dei Paesi Brics.
Immediata la replica del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha espresso forte scetticismo sull’iniziativa: “I droni Shahed nei nostri cieli rivelano il vero atteggiamento di Putin verso la Pasqua e verso la vita umana”, ha scritto su X, mentre in varie zone del Paese si moltiplicavano gli allarmi aerei poco dopo l’annuncio del Cremlino. Più netto il commento del viceministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha: “Non ci fidiamo delle parole di Putin. Guarderemo ai fatti”. Sybiha ha anche ricordato come, a marzo, Kiev avesse proposto un cessate il fuoco di 30 giorni, mai accolto da Mosca, mentre oggi arriva una proposta per uno stop di appena 30 ore. C’è anche un dettaglio che qualcuno ha ricordato: anche nel gennaio del 2023 le autorità russe annunciarono un’interruzione provvisoria, ma i combattimenti in realtà non si fermarono mai. La tregua – almeno per questa notte – ha retto, ma i dubbi su cosa accadrà nelle prossime ore sono legittimi, considerando che ieri le sirene dell’allarme aereo sono suonate a Kiev nonostante l’annuncio di Putin: un messaggio ha avvisato la cittadinanza di recarsi nei rifugi per la “minaccia” di un attacco missilistico.
Nel frattempo si è registrato un importante passo sul fronte umanitario: quello che è stato definito lo scambio di prigionieri più esteso dall’inizio del conflitto. Russia e Ucraina hanno liberato rispettivamente 246 militari. In aggiunta, Mosca ha rilasciato 31 prigionieri ucraini feriti in cambio di 15 soldati russi bisognosi di cure mediche urgenti. Un’operazione facilitata dalla mediazione degli Emirati Arabi Uniti, ringraziati da entrambe le parti. Sul piano diplomatico, l’Italia ha accolto positivamente il segnale di tregua. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato: “Ogni segnale verso la pace è importante. Putin deve però dimostrare concretamente di voler porre fine al conflitto. La pace deve essere giusta e duratura, non un semplice pretesto per guadagnare tempo”. Anche dagli Stati Uniti sono arrivati messaggi contrastanti. Donald Trump ha affermato di continuare a lavorare per una soluzione negoziata, dichiarandosi fiducioso nelle possibilità di un’intesa. Tuttavia, il segretario di Stato Marco Rubio ha avvertito che Washington “valuterà nei prossimi giorni” se la strada diplomatica resta praticabile. “Se la pace non è possibile, dobbiamo andare avanti: gli Stati Uniti hanno altre priorità”, ha detto.
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A complicare ulteriormente il quadro, un’indiscrezione del New York Post — successivamente smentita — secondo cui Kiev sarebbe “al 90%” d’accordo con un piano di pace proposto da Trump in un incontro riservato a Parigi. Secondo quanto riportato da Bloomberg, inoltre, gli Stati Uniti starebbero prendendo in considerazione l’idea di riconoscere formalmente il controllo russo sulla Crimea, nell’ambito di un possibile accordo complessivo tra Mosca e Kiev. Anche su questo punto, il governo ucraino ha fatto sapere di non condividere tale impostazione. Il ministero della Difesa ucraino, in un’intervista a Sky News, ha ribadito che la proposta di cessate il fuoco avanzata dagli Stati Uniti l’11 marzo è ancora valida, ma che Mosca “non l’ha mai appoggiata” e continua a colpire città e infrastrutture civili. Kiev insiste sulla necessità di un sistema di monitoraggio affidabile per qualsiasi accordo di tregua e conferma la volontà di lavorare con i partner occidentali per porre fine al conflitto, ma solo a condizioni chiare e trasparenti.
Perché Putin si è spinto a tanto? Tregua vera o finta che sia, resta una segnale diplomatico importante. Certo: la coincidenza della Pasqua cattolica ed ortodossa può avere un suo significato. Ma è più facile che lo Zar abbia semplicemente sfruttato l’occasione. Sembra quasi che il Cremlino voglia dire a Donald Trump: non lasciare il tavolo delle trattative. Non è più un mistero, infatti, che l’amministrazione Usa sembra stufa di non veder progredire i negoziati per un cessate il fuoco duraturo. Nei giorni scorsi sia Marco Rubio che Trump hanno fatto sapere di essere al limite della sopportazione, disposti anche a lasciare tutto e guardare altrove perché in fondo questa “non è la nostra guerra”. C’è chi sostiene che la Casa Bianca consideri il 30 aprile la data limite per raggiungere un qualche accordo. È possibile dunque che Putin abbia voluto mandare un segnale in questo senso.
Franco Lodige, 19 aprile 2024
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