Esteri

Perché i pacifisti sono il male dell’Occidente - Seconda parte

Il prodotto della mediazione non può coincidere con la resa di Kiev e il riconoscimento delle velleità espansionistiche di Putin

Tuttavia, affinché il tavolo negoziale produca una soluzione, accettabile da entrambi gli attori, occorre attivare i dispositivi sanzionatori sulla Russia per decretarne l’isolamento. Le sanzioni hanno un riflesso negativo sull’economia europea, perché non ci sono alternative esaustive ed immediate agli idrocarburi russi, ma il sacrificio, a cui si sottopone consapevolmente, gode di una plausibilità morale, essendo subordinato al valore inalienabile della libertà.

L’inutile pacifismo di facciata

L’indirizzo espresso dall’Europarlamento sullo stop a tutte le forniture energetiche, con l’embargo al carbone, al gas e al petrolio russo, è un segnale di compattezza delle democrazie a cui Mosca non può rimanere indifferente. Non basta dichiararsi contrari alla guerra per esorcizzarne gli effetti. I crimini contro i civili, che si stanno consumando sul suolo ucraino, provocano disgusto ma limitarsi ad agitare il sentimento della ripugnanza non ha effetti anestetici sulla guerra, semmai attiva un’inconscia astuzia temporeggiatrice e una ritualistica condanna del male.

Tale atteggiamento lo possiamo inquadrare nel peacewashing, una sorta di pacifismo di facciata che comunica un’immagine ingannevole di sé perché si appropria di una virtù, la pace, praticando l’ambiguità con il suo rivale e differendone il conseguimento. Solo nella consapevolezza che il male va combattuto con il necessario sacrificio, anche se incrementale, possiamo continuare a sperare che la democrazia e la pace prevalgano sui suoi nemici.

Andrea Amata, 9 aprile 2022

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