Economia

La crisi energetica

Price cap e mercato energia, l’Ue ci sfotte: se ne parla “l’anno del mai”

Il vertice dei ministri europei dell’energia si conclude con un nulla di fatto. Benchmark per il Gnl e price cap sono ancora rimandati

Economia

a Bruxelles, non si discute altro che di price cap. Dopo lunghissimi mesi di estenuanti trattative, i 27 Paesi membri non hanno ancora trovato una soluzione concorde. Pochi giorni fa, parlavamo delle diatribe europee, che da una parte prevedevano il sostegno al “modello iberico”, ovvero la fissazione di un tetto massimo per produrre energia elettrica; dall’altra, l’applicazione di un price cap con tetto dinamico. Poche ore fa, è arrivato l’annuncio decisivo: tutto è rimandato, anche se la Commissione confida di raggiungere una decisione “entro tempi brevi”.

Flop price cap

Lo stesso neoministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, affiancato dall’ex ministro della Transizione Ecologica Cingolani in questa fase di passaggio esecutivo, ha spiegato come l’Italia e la maggioranza degli Stati abbiano convenuto “sull’urgenza di intervento”. Eppure, sul price cap, ancora nulla da fare. Dopo che il Consiglio Europeo aveva “invitato” il Consiglio dell’Energia e l’Ecofin a prendere “decisioni”, ieri i ministri dell’Energia hanno “sollecitato” la Commissione a “fare in fretta” per presentare la proposta giuridica. In pratica, uno scaricabarile a nastro che non poterà – checché ne dicesse Draghi nella sua conferenza di addio – a fatti concreti prima di dicembre. Il prossimo consiglio dell’Energia è previsto per il 24 novembre. Campa cavallo.

Il problema in fondo, come è chiaro, sta proprio nei dettagli. Come il diavolo. A parole in Ue sono tutti concordi sul trovare una soluzione ma poi ognuno ha le proprie riserve, Olanda e Germania in testa. Sia sul cosiddetto “corridoio dinamico” al prezzo del gas, sia sulla nuovo indice complementare per al Tft (il mercato di Amsterdam ad oggi principale riferimento per i prezzi del gas).

L’unica cosa da registrare sono le parole di ieri della commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, in conferenza stampa a Lussemburgo, al termine del Consiglio. L’Ue, infatti, avrebbe chiesto ad Acer – l’agenzia che riunisce i regolatori Ue dell’energia – di sviluppare “un nuovo benchmark per il prezzo del metano. Nonostante tutto, i tempi per l’adozione di un nuovo benchmark sono da urlo: Acer avrà a disposizione ben cinque mesi, con una scadenza che è fissata al 31 marzo. Ciò vuol dire che, prima di aprile, non se ne parlerà e la stessa commissaria ha dovuto ammettere che il nuovo indice sarà pronto solo “per la nuova stagione di riempimento degli stoccaggi”.

“Edifici a emissioni zero”

Al di là delle visioni ancora divergenti nelle stanze di Bruxelles, proseguono comunque le misure del catechismo green. L’obiettivo della Commissione Europea, infatti, sarebbe quello di trasformare tutti gli edifici del continente a emissioni zero, entro il 2030. Una proposta che trova il suo fondamento nel pacchetto Fit for 55, la strategia europea per il clima, per abbattere il 40 per cento dell’energia consumata ed il 36% delle emissioni di gas a effetto serra, legate all’energia nell’Ue.

Bruxelles dovrà compiere una vera e propria corsa contro il tempo per rispettare i parametri (auto)fissati. E vedendo il costante balletto sulla fissazione di un tetto massimo al prezzo del metano, che ormai dura da quasi sei mesi, i presupposti non sono tra i più fiorenti

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