Politica

Prodi: “Sono servo dell’Ue”. Tranquillo, ce n’eravamo accorti

L’ex presidente del Consiglio e l’ammissione dei rapporti con l’Europa durante l’intervista a Piazzapulita

© dem10 tramite Canva.com

Matteo Salvini è un porco. Questo va detto subito, forte e chiaro, senza margini di incertezza. In modo aprioristico: kantiano o platonico. È un porco perché sì; perché è lui; perché se qualcuno si comporta in modo indecente, e lui se ne accorge e, magari, mette un video, la colpa non è di chi si è comportato a quel modo: ma di Salvini. È successo con la kapitana Carola Rackete che, poveretta, voleva solo colare a picco una motovedetta della Finanza con dentro i militari; è successo con la serena, equilibrata giudice Apostolico, una che non manca un apostolato dove c’è puzza di centri sociali, di balordi, di gente che vuol far fuori Salvini.

Succede a maggior ragione oggi con una clip di Romano Prodi, riproposta dal leader leghista. Veramente, la prima a scovarla è stata Francesca Totolo, ma poi Salvini l’ha a sua volta recuperata, quindi è il solito porco. Cosa c’è nei 10 secondi dell’ex presidente del Consiglio democristiano di sinistra, quello dell’Asinello? Una ed una sola frase, ma definitiva come un manifesto programmatico: “Io da presidente della Commissione Europea rappresento l’Italia ma sono servo dell’Europa”. Così, senza coloranti né conservanti: il capo del governo italiano, a capo della commissione europea guidata dall’Italia, è un servo che rappresenta un paese servo con, si presume, un popolo servile. Suona incredibile ma è, viceversa, perfettamente affidabile.

Perché non è l’uscita psichedelica di chi si è appena pappato una fettona di mortadella all’LSD, anche se l’espressione potrebbe eventualmente suggerirlo: è l’espressione netta, precisa, e, bisogna dare e prendere atto, coerente di un politico, boiardo in Italia, burocrate in Europa, che ha seguito un suo costante percorso di sudditanza ad un potere extranazionale. “Io sono un servo”: troppo facile commentare: “ce n’eravamo accorti”, qui si va oltre, e di parecchio. E in verità, l’intera storia dell’adesione italiana alla Ue si risolve in una storia di servitude, di catene e bastonate da cui evidentemente l’Italia non sa, non vuole, non può redimersi. Chi scrive ha appena fatto uscire un libro su questo tema, Eurostyle – 30 anni di mascalzonate contro il Paese più bello del mondo -, autoprodotto e distribuito via Amazon, come il Generale Influencer; e può dire, senza tema di smentita, che l’obiettivo è sempre stato quello e nessun altro ab urbe condita: imprigionare l’Italia in modo da disossarla con la scusa di costringerla a rigare dritta. L’errore capitale – ma non si parli di errore quanto di una scelta meditata e spietata – fu affidare la nostra morale perduta ad un sovrapotere ancora più immorale e certamente laido, corruptissimo, autoritario: gli esempi sono infiniti, 30 anni di mascalzonate quotidiane in ogni ambito, in qualsiasi settore; con una accelerazione vertiginosa nell’ultimo quinquennio, quello del Covid, del ciclopico business vaccinale (e non dico altro), della truffaldina transizione green.

“Io sono servo dell’Europa”: ogni italiano potrebbe dirlo, ma non tutti, anzi sempre meno, con l’orgoglio di Prodi. Se chi scrive fa un libro sulle mascalzonate di Bruxellles e di Strasburgo, è chiaro che auspica una fuoruscita dall’eurometastasi: però nei termini della Thatcher, non degli sparafucile che sognano regimi alternativi, i no a tutto, quelli che sono soliti stravolgere la realtà dei fatti: lo vediamo anche in queste ore, con la solidarietà pelosissima, davvero hairy, per Israele che dura un attimo per poi torcersi subito in odio che ne auspica la distruzione. L’Unione Europea, tra le tante colpe, ha quella di finanziarie più o meno indirettamente il terrorismo nell’alone della Fratellanza Musulmana.
Fin dall’inizio – qui sono costretto a citarmi proprio da Eurostyle -, dalle escandescenze pseudodemocratiche degli Spinelli, degli Adenauer, l’Europa è stata qualcosa che doveva crescere per mangiare le sovranità nazionali a beneficio di se stessa e dei lucri colossali e basati sulla corruttela finanziaria e industriale globale. La Ue è una astrazione immaginata, costruita e imposta (da noi) da tecnocrati quali Mario Monti, Giuliano Amato, Romano Prodi, Tomaso Padoa Schioppa, Guido Carli, Carlo Azelio Ciampi, per citare solo i nostri. Banchieri, boiardi, massoni.

A Padoa Schioppa si deve la definizione alla vasellina di “dispotismo illuminato”, e meno male che era illuminato; e anche l’altra, più metodologica: “L’arte di imprimere un nuovo corso alle cose senza ricorrere allo strumento legislativo”. O della dittatura per via omeopatica come poi, ecco un’altra analogia storica, si sarebbe constatato in occasione della repressione autoritaria con la scusa del Covid. Con ampio ricorso a trattati esoterici, segreti, incomprensibili, ma calati dall’alto e imposti. Spiegava Jean-Claude Juncker, lo ricordate, l’ultralcoolico predecessore della Baronessa Ursula: “Gli imponiamo una misura iniziale e vediamo come reagiscono; se non reagiscono, aumentiamo la pressione fino a raggiungere un risultato irreversibile. Poi passiamo alla nuova misura”. Il presupposto è attribuito all’ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt: “L’Europa vive di crisi”. La Baronessa ha adottato o le è stata suggerita una formula adatta ai tempi: “permacrisi”, crisi perenne.

La strategia non è cambiata in 70 anni e, non ribellandosi i popoli, i mammasantisssima hanno continuato nell’imporre mutazioni sociali sempre più deliranti e devastanti anche perché concentrate in prospettive temporali sempre più ristrette e frettolose. Ma l’urgenza, la smania sono esse stesse parte dell’isteria fondativa, della permacrisi, è il “non c’è più tempo” del pupazzo macabro Greta, è il catastrofismo moralistico e millenaristico. L’altro aspetto notevole, messo in luce dal giurista Stefano d’Andrea nel suo L’Italia nell’Unione Europea (Rubbettino), è l’europeismo retorico, per dire il feticismo burocratico che nessuno capisce ma c’è e non va discusso. Gli ex radicali di Emma Bonino, che gira col turbante per affari sociali a mezzo di una Ong personale il cui segretario è stato arrestato, ne hanno fatto uno slogan, un’egida, il loro movimento, finanziato da Soros, si chiama +Europa. Senza se e senza ma, e anche senza motivo, come quando si diceva ce lo chiede l’Europa.

Anche il nostro Mattarella, in fama di Presidente e per giunta equidistante, chiude invariabilmente ogni pistolotto, per qualsiasi cosa, con il mantra: ci vuole più Europa. Ma si guarda bene dallo spiegare perché. Al massimo aggiunge: l’Europa è irreversibile. Sì, perché l’Italia così ha accettato che fosse, per il tramite dei suoi Giuda chiamati ad ingoiare continui trattati uno più capestro dell’altro, fino all’impossibilità concreta di uscire. La Ue è come le grandi associazioni criminali, la si lascia solo in una bara. Ma a questo punto, vivere per morire, non conviene almeno morire con onore, morire da uomini liberi?

Il Prodi servo orgoglioso della Ue è lo stesso grande tessitore che trovò il coraggio di profetizzare: “Con l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno in più”. Più avanti avrebbe sciolto il definitivo, rilassato sollievo per la missione compiuta: “Grazie all’euro, la Germania è di gran lunga la nazione più potente d’Europa”. Mentre la citata Thatcher, inascoltata, aveva ragione praticamente su tutto: “L’euro farà finire la democrazia in Europa, l’Euro è la più grande follia dell’era moderna. La Germania si ritroverà la sua naturale fobia dell’inflazione, mentre l’euro risulterà fatale per i paesi più poveri perché devasterà le loro economie inefficienti”. Certi errori non sono errori, sono strategie. C’è ancora da dire che il decennale della grande tragedia di Lampedusa, 368 migranti affogati, molti i bambini e le donne, è stato celebrato con grande spreco di retorica hairy, pelosa, omettendo due cose: che anche quella volta si scontava l’omertà della Ue la quale lasciava fare, lasciava passare l’immondo traffico umano condotto da organizzazioni criminali, scafisti, Ong ambigue. E che all’epoca in Italia governava il Pd di Enrico Letta.

Ma se ne è parlato come se la colpa fosse tutta di Giorgia Meloni. Da allora, ulteriori dieci anni di trattati, di accordi, di brindisi, di annunci, di promesse, di banchetti della Ue. 10 anni (& counting…) di prese per il culo. Oggi la Germania aggiunge l’ennesima: continueranno a finanziare le Ong che scaricano i loro raccolti umani in Italia; tre giorni fa a Giorgia Meloni avevano promesso il contrario. Ecco la Ue. Ecco i suoi padroni e i suoi servi. Però, dopo aver detto tutto questo, dati causa e pretesto, Salvini è un porco.

Max Del Papa, 8 ottobre 2023