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Riforma catasto, ecco il trucco per tassare la casa - Seconda parte

Una seconda argomentazione illogica, se si conosce il funzionamento delle tasse sulla casa, è che non ha senso pagare sul valore catastale, ma sarebbe più appropriato farlo su quello di mercato. Il valore catastale, come detto, è un falso problema, se esso è omogeneo e corretto, ciò che conta è l’aliquota. Ma a questi signori, che vogliono tanto tenere come valore su cui applicare l’aliquota quello di mercato, si possono porre varie obiezioni. In Italia ci sono milioni di appartamenti, palazzi e case che non hanno alcun valore commerciale, perché sono nel paesello, in campagna, mal tenuti e invendibili. Vi ricordate i borghi che provano a vendere le loro case ad un euro ma non trovano nessuno? Ebbene, se applicassimo l’Imu sul loro valore di mercato, ci troveremmo con una perdita di gettito miliardaria. L’Italia non è fatta di grandi città, ma di ottomila comuni. Però gli economisti e i commissari europei, in genere, frequentano le terrazze solo di Roma e Milano.

Infine, se ad un immobile si attribuisce un valore di mercato, per non rendere la cosa ingiusta, lo si dovrebbe cambiare con l’andamento del mercato. Il Pigneto oggi vale quanto Trastevere e la Garbatella come i Parioli, il quartiere Isola a Milano o le Varesine come Magenta: ma così non era solo qualche lustro fa. La ricerca del prezzo di mercato per gli immobili non è impossibile, ma difficile. In un Paese in cui ci sono 1,2 milioni di immobili fantasma, è difficile credere davvero a questo favoloso nuovo Catasto aggiornato.

Anche un bambino piccolo sa che la riforma del Catasto è un modo surrettizio per tassare di più i proprietari di casa. Forse non oggi, ma certamente domani. Si abbia il coraggio politico di alzare le aliquote e non spacciarle come un’operazione di trasparenza e di equità. Qui di trasparente c’è davvero poco.

Nicola Porro, Il Giornale 9 ottobre 2021

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