Ma se questa edizione di Sanremo è così sovranista, come qualcuno si ostina a ripetere, mi spiegate cosa ci fa su quel palco una come Elodie, che nel panorama musicale italiano è quella che più duramente ha preso posizione contro il governo, da Meloni in giù? Ancora più banalmente, cosa ci fa Fedez, che prima di cadere nel suo momento buio, era agitato come un feticcio dalla sinistra, soprattutto dopo il suo monologo antisalviniano sul palco del Primo Maggio?
E perché c’è Francesca Michielin, che all’indomani della vittoria della Meloni di cui sopra, scriveva sui suoi social “Da oggi inizia la resistenza”? E sorvolo su Brunori, ma lì bisognerebbe conoscerlo, che non è propriamente un militante di destra, mettiamola così. Per carità, con una citazione cult cinematografica si potrebbe dire che “la beffa più grande del diavolo è stata quella di convincere il mondo che lui non esiste”, oppure più filosoficamente si potrebbe ricorrere al caro vecchio rasoio di Occam, cioè lo “scegliere la soluzione più semplice tra più soluzioni egualmente valide di un problema”: e a me, la soluzione più semplice, pare quella che in realtà, per puri motivi di tifoseria, si pregava, si auspicava il flop di Carlo Conti, perché scelto dalla Rai a gestione centrodestra, per poter così attaccare il ciuccio per il padrone. Il fatto che gli ascolti di questa edizione siano superiori a quelli dello scorso anno, ha scombinato un po’ i programmi e piuttosto che riconoscerlo o alla meglio tacere, si propongono pretesti per attaccare.
Che poi, in fondo, basterebbe dirlo che ciò che proprio non si sopporta è la presenza su quel palco proprio di Simone Cristicchi, uno che si è schierato contro la maternità surrogata e che ha messo in scena, pensate un po’, uno spettacolo teatrale sulle foibe. E il rischio che uno così vinca la kermesse musicale più popolare nella storia della Repubblica, in questo momento, è un qualcosa che no, non ci si può proprio permettere.
Guglielmo Mastroianni, 14 febbraio 2025
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