Immagine generata da AI tramite DALL·E di OpenAI
Oggi si festeggiano gli 80 anni dalla liberazione del fascismo, celebrazione sulla quale la sinistra ha posto un cappello, si tratta infatti di una questione identitaria, fingono soltanto di indispettirsi per una timida adesione da parte dei partiti di maggioranza, in realtà gli torna comodo. È, infatti, il pilastro su cui poggia la loro opposizione contro l’attuale governo, il tanto abusato antifascismo, senza il quale perderebbe l’appiglio necessario per la contrapposizione ideologica di cui si nutre la politica dei nostri giorni. Quindi sì, il sistematico lamentio che ogni anno dobbiamo sorbirci si tratta di una finzione, fa parte della recita, ma in realtà senza lo spauracchio fascista la sinistra perderebbe il cavallo sul quale Schlein ha puntato tutto per battere le destre, il cavallo ideologico appunto.
Ciò che più caratterizza il 25 aprile, è la serie di contraddizioni che porta con sé. Questo giorno, infatti, possiamo definirlo come l’apoteosi del paradosso: quelli che troveremo in piazza a gridare contro le malefatte del ventennio fascista, perché è di questo che si tratta, come se fosse un problema più che mai attuale, sono gli stessi che la settimana prima si trovavano ad un corteo pro-Hamas e anti-Israele. Possiamo trovare, però, almeno un paio di punti di convergenza tra le varie manifestazioni: il primo è l’odio e, di conseguenza (anche se non si dovrebbe trattare di una conseguenza tanto scontata), la violenza nei confronti delle forze dell’ordine, il secondo invece ha a che fare con la mancanza di sobrietà. Hanno suscitato un notevole sdegno le parole del ministro Musumeci, reo di aver invitato a manifestazioni sobrie in ossequio della recente morte del Pontefice. L’invito ovviamente non è stato accolto.
D’altronde, chiedere alla sinistra di manifestare in modo sobrio è come chiedere ad un partenopeo di moderarsi nell’organizzazione di un Gender Reveal, un oltraggio, appunto.
Massimiliano Bertagna, 26 aprile 2025
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