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Squalificare l’avversario, vizietto degli illiberali - Seconda parte

Quel vizio italico di liquidare gli avversari politici con un’etichetta in cui non si riconoscono

Tornando al nostro esempio, se non si riconosce a un paese il diritto di interrogarsi sulla propria identità, di stabilire chi si vuole accogliere e a quali condizioni, di esercitare (o almeno tentare) il controllo dei cambiamenti indotti dall’essere in Europa, dalla globalizzazione, dall’impatto delle culture, cosa rimane dell’Autonomia e della Dignità?

In democrazia, il valore più alto non è la qualità di una decisione: gli elettori possono sbagliare, se è vero che nel consegnare il governo ai fautori della Brexit gli Inglesi hanno fatto male (ma chi può dirlo?); è il diritto indisponibile di scegliere in quanto tale: un diritto che non può essere “preso sul serio” se si pensa che certe scelte siano oggettivamente regressive e immotivate mentre altre siano giuste e corrette. Senza il sospetto scettico che il mio avversario potrebbe aver ragione ed io torto, la società aperta poggerà sempre su basi fragili.

Dino Cofrancesco, Il Dubbio 26 maggio 2020

 

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