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Zelensky: “No alla tregua di Putin”. E provoca sulla parata del 9 maggio

Il presidente ucraino manda un messaggio al Cremlino: “Non posso garantire la sicurezza”. La replica: “Provocazione”

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No alla tregua di tre giorni proposta da Vladimir Putin. Questa la risposta di Volodymyr Zelensky al breve cessate il fuoco dall’8 al 10 maggio messo sul tavolo dal presidente russo. “Non voglio scherzare” sulle brevi tregue proposte, la sottolineatura del leader di Kiev, che ha invocato colloqui seri tra i due Paesi: “È impossibile concordare qualsiasi cosa in tre, cinque o sette giorni. È impossibile elaborare un piano per stabilire i prossimi passi per porre fine alla guerra. Non mi sembra una cosa seria”.

Ma non è tutto. Zelensky ha mandato un messaggio forte e chiaro al Cremlino: l’Ucraina non può garantire la sicurezza dei rappresentanti stranieri in viaggio verso Mosca per la parata del Giorno della Vittoria del 9 maggio. La linea del presidente ucraino è netta: lo zar potrebbe organizzare qualche incidente per incolpare Kiev. “La nostra posizione è molto semplice per tutti i Paesi che hanno in programma di recarsi o si stanno già recando in Russia il 9 maggio: non possiamo essere ritenuti responsabili di ciò che accade sul territorio della Federazione Russa. Sono loro – la Russia – a garantire la sicurezza e, pertanto, non offriremo alcuna garanzia” le sue parole riportate da Interfax Ukraine.

Zelensky ha aggiunto sul punto: “Sono loro a garantire la sicurezza e, pertanto, non offriremo alcuna garanzia. Non sappiamo cosa farà la Russia in quelle date. Potrebbero intraprendere determinate azioni – incendi dolosi, esplosioni e così via – e poi accusarci. Come presidente, ho detto al ministro degli Esteri che dobbiamo informare chiunque ci contatti: `Sconsigliamo di visitare la Russia per motivi di sicurezza. E se scegliete di andarci, non chiedetecelo. È una vostra decisione personale´”.

Non è tardata ad arrivare la replica di Mosca, che ha accusato Zelensky di “velate minacce” sulla possibilità di attacchi a Mosca nel Giorno della Vittoria. “Sono semplicemente provocazioni” le parole del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, che ha sottolineato che se gli attacchi dovessero verificarsi il 9 maggio, Kiev potrebbe non sopravvivere fino al 10 maggio: “Il pazzoide verde con la barba lunga ha affermato di respingere la proposta di Putin di una tregua di tre giorni il 9 maggio e di non poter garantire la sicurezza dei leader mondiali a Mosca. E chi cerca le sue garanzie? Solo una provocazione verbale. Niente di più. Zelensky deve capire che nel caso di una vera provocazione nel Giorno della Vittoria, nessuno può garantire che Kiev arriverà al 10 maggio” le sue dichiarazioni su Telegram.

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Per quanto concerne invece il dossier forze peacekeeping, l’Ucraina potrà accogliere una forza di pace internazionale soltanto una volta concluso il conflitto. Questa è la linea di Zelensky, che ha evidenziato come l’invio di truppe straniere nel Paese, in questa fase, sia altamente improbabile. “Nessuno, o quasi, si assumerà il rischio di partecipare a operazioni militari attive in Ucraina” ha dichiarato il leader ucraino. Zelensky ha spiegato che all’interno della cosiddetta “coalizione dei volenterosi” esistono governi pronti a valutare un intervento militare a sostegno della sicurezza del Paese. Tuttavia, ha chiarito, qualsiasi dispiegamento potrà avvenire solo dopo il raggiungimento di un cessate il fuoco con Mosca.

Il presidente ha poi illustrato due possibili scenari per una futura presenza internazionale sul territorio ucraino. Il primo prevederebbe l’invio di un contingente consistente, nel caso in cui Kyiv non ottenesse garanzie di sicurezza dagli Stati Uniti. Il secondo scenario, invece, farebbe leva su una presenza più limitata, ma simbolica, in grado però di attivare meccanismi di deterrenza comparabili all’articolo 5 della Nato, che sancisce la difesa collettiva. In ogni caso, Zelensky ha ribadito che il principale strumento di difesa del Paese resta un esercito nazionale forte e pienamente operativo: “La nostra sicurezza si basa innanzitutto sulle nostre forze armate”.

A proposito di Usa, nelle scorse ore è arrivata un’importante presa di posizione sulle notizie secondo cui Washington starebbe valutando di porre fine alla propria partecipazione al processo di risoluzione della situazione in Ucraina. La portavoce del Dipartimento di Stato americano Tammy Bruce ha definito false le indiscrezioni: “Bruce – afferma Fox News – ha fermamente negato le notizie secondo cui gli Stati Uniti si sarebbero ritirati dai colloqui di pace tra Russia e Ucraina, definendole false e sottolineando il continuo coinvolgimento americano”. Ospite al The Guy Benson Show, la Bruce ha detto: “L’idea che ci faremo da parte non è vera. Se non ci saranno progressi evidenti nell’accordo, potremmo cambiare un po’ la nostra posizione, ma questo, ovviamente, non rappresenta in alcun modo un passo indietro rispetto al processo”.

Franco Lodige, 3 maggio 2025

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