Politica

Anziana uccisa, agenti massacrati. Piantedosi, dove sei?

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È una coincidenza terribile che il giorno anzi la notte in cui una povera crista di sessanta anni veniva finita da un Nigeria inferocito perché non cedeva alle sue voglie, cadesse l’anniversario, il secondo anniversario del greenpass obbligatorio, lanciato dal presidente del Consiglio Draghi con una menzogna: “È una misura con cui i cittadini possono continuare a svolgere le loro attività sulla garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose”. Da quel giorno la polizia veniva sguinzagliata in funzione di rappresaglia, secondo la vera legge italiana da tutti data per acquisita e per architrave sociale: forti coi deboli, deboli coi forti. Il contrario dello stato di diritto e della stessa Costituzione in odor di sacralità.

Oggi, a distanza di due anni, le stesse divise spedite a pressare e magari a pestare e travolgere con gli idranti i dissidenti, come in un paese dell’est Europa sotto cortina di ferro, rischiano la pelle, senza colpo ferire, per i colpi omicidi di extracomunitari che gli saltano sulla macchina, li pestano, li sfidano, cercano di squartarli con anelli trasformati in ganci da pesce come a Catania. Senza colpo ferire perché la consegna del governo di destra che si vergogna di essere di destra è chiara e nota a tutti: prenderle e non reagire per non offrire sponde alla sinistra che era e resta egemone. Come a Milano quando per avere bloccato un viado davanti a una scuola in 4 agenti municipali sono stati sottoposti a processo intellettuale e rimossi dal sindaco arcobaleno.

Le guardie locali o nazionali hanno ogni ragione quando lamentano lo scarso interesse e la pressoché nulla tutela di fronte a balordi e clandestini sempre più violenti e pericolosi, quando lamentano di venire sacrificati come agnelli sull’altare delle ragioni superiori che poi sono la sopravvivenza del regime. Ma è difficile dimenticare il periodo della repressione sbirresca mandata da Conte prima e da Draghi poi. Forti coi deboli, deboli coi forti: da questa sciagurata strategia, rendere polizia e carabinieri inoffensivi, adibiti ad esclusiva opera di contenimento, deriva il caos sommo, la perdita di controllo: giorni fa scrivo su questa testata un pezzo per dire che Milano è ingestibile, che la violenza toccata a una studentessa campana, presa a pugni da un egiziano messo in fuga da uno uscito da una enoteca con una spranga, è l’ennesima conferma di una metropoli dove ci si chiede se abbia ancora senso vivere: mi toccano commenti poco generosi, che oscillano dal bastardo figlio di madre ignota all’esagerato, allarmista: passano 24 ore e un generale dei carabinieri dichiara pubblicamente che Milano è impossibile e loro non ce la fanno ad arginare la criminalità dilagante, che “il 97% dei furti e degli scippi è per mano straniera”. Di fatto una ammissione di fatalismo che potrebbe valere per qualsiasi città e qualsiasi scalo ferroviario.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi può vantarsi con un giornale di aver messo in sicurezza la Stazione Centrale, ma a Rovereto una donna muore sotto i colpi di un bruto implorandolo “ti prego basta”. E la cosa peggiore è che un calvario del genere viene preso come scontato, non tocca nessuno, suscita persino fastidio: la giornalista Francesca Totolo mette in fila sui social una casistica allucinante di violenze extracomunitarie, a macchia di leopardo in ogni città, una all’ora, e le scrivono: troia, cagna, devi morire, speriamo che la prossima volta tocchi a te.

Davvero si può, si deve vivere 60 anni per morire sotto i colpi di un animale cattivo, che sempre nella stessa cittadina del profondissimo nord e civilissimo nord aveva già sfasciato, picchiato e aggredito anche le stesse forze dell’ordine? “Finiamola con questo razzismo, finiamola di dipingere Rovereto come il Bronx”, era sbottato il sindaco piddino un anno fa. Che dirà adesso che gli è morta ammazzata una concittadina diretta dalla madre invalida? Niente, come le cialtrone di non una di meno, come lo stesso PD che quando conviene fare come le tre scimmiette, non c’è nessuno che lo valga. Il cittadino comune poi ci mette poco a stabilire come vanno le cose: questo cittadino spaventato, disperato e quindi esasperato sa che è stata la sinistra a costruire un sistema infame, eversivo nella società dissociata, ma sa anche che da un anno non è più la sinistra a comandare e si chiede cosa ne sia stato delle promesse di blocco navale, di tolleranza zero, di sicurezza sociale ammantata di un patriottismo retorico e magari trombonesco; e alla fine la sua spiegazione sarà anche tagliata con l’accetta ma non priva di una sua logica: questi sono d’accordo e questo dell’accoglienza è un giro che, come diceva il rosso Salvatore Buzzi all’omologo e compare nero Massimo Carminati, “fa fare più bei soldi che con la droga”. E intuisce o almeno si convince, il cittadino qualsiasi, che nel grande business ci stanno dentro tutti dai partiti al Vaticano a Sant’Egidio alle varie comunità territoriali cattoliche alle istituzioni e prefetture alle ong che agiscono in combutta con gli scafisti eccetera.

Di sicuro l’ipocrisia non manca: Salvini tuona la domanda inutile e demagogicaa, “come faceva quello a stare ancora qui”, sapendola inutile e demagogica perché nel business spesso corrotto degli arrivi è compreso quello delle permanenze; la domanda del capo leghista s’intende rivolta al ministro di polizia che però è un suo uomo, voluto dal leader al Viminale; a sua volta Piantedosi, sentendosi scaricato, non è meno grottesco quando arriva a chiedere “che cosa non ha funzionato?”. Scusi, ministro, ma è lei che lo chiede a noi? E va bene, allora una risposta gliela diamo, a caldo: niente, ha funzionato. Il sistema criminale creato dalla sinistra irresponsabile e non intaccato dalla destra irresoluta, nella migliore delle ipotesi, non ha funzionato. Tu, ministro, non hai funzionato. E non funzioni dall’inizio, da quando ti sei messo a camminare sulle uova in occasione dei cortei antifà dove i rimasugli sovversivi della sinistra potevano fare il loro comodo, fino al codice di condotta per le ong marinare che subito ti hanno sputacchiato, per arrivare alle incredibili intemerate sul numero 88, il “numero del diavolo” da vietare sulle magliette dei calciatori, fino alle uscite sulla “insicurezza percepita a Milano”, smentita dal generale Iacopo Mannucci Benincasa: “I reati di strada a Milano sono in aumento, è un dato di fatto, non percezione”. Come a dire: ciascuno si prenda le proprie responsabilità ma lo scaricabarile no, non lo accettiamo.

Il generale ha ragione: non sono percezione le oltre dieci donne ammazzate da extracomunitari dall’inizio dell’anno e non la è questa costante criminale, gente che scippa, che si squarta in faide clandestine, che buca con le forbici chi risale della fermata di Lambrate, che strappa la catenina a quella di Lanza, che si scanna a Zara, e si potrebbe continuare all’infinito. Se poi il ministro Piantedosi a sua volta è vincolato dalla presidente Meloni o magari dalle sue teste d’uovo che impongono sottomissione nel terrore di passare da cerberi, nella coda di paglia di una destra che si vergogna di passare da destra, allora vuol dire che la catena delle responsabilità irresponsabili è anche più ampia, più condivisa. E quindi più difficile da sbrogliare. Ma altro che taxi pagati a chi si droga! Altro che terroristi climatici invitati al ministero dal ministro frignone, cui viene ad onta riservata una risposta incredibile: “Noi veniamo ma tu resti un maiale e continueremo i sabotaggi con più forza di prima”. Quando si dice gli incentivi. Una cosa è certa, la strategia suicida o omicida della tolleranza mille non è ammissibile, Milano, come Rovereto, come l’Italia non può continuare così.

Max Del Papa, 8 agosto 2023

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