Esteri

Asse Macron-Merz, l’ultima spiaggia per due leader deboli

Tra la difesa europea e l’unità sul dossier Kiev, il vertice di Parigi ha grandi ambizioni (e basta)

Appena il tempo di insediarsi a Berlino ed ecco Friedrich Merz a Parigi a farsi benedire da Emmanuel Macron con un caloroso selfie e la solita retorica europeista di facciata. Il presidente francese lo ha definito il suo “nuovo grande amico”, tra sorrisi, frasi cerimoniali e il solito “pranzo di lavoro” all’Eliseo. Ma dietro le quinte, il primo atto del nuovo cancelliere tedesco ha tutto il sapore dell’ennesima messinscena diplomatica in salsa franco-tedesca: si rilancia l’“asse” tra i due Paesi, si promette cooperazione sulla difesa, si evocano grandi piani, ma la realtà è visibile a occhio nudo: sia Macron che Merz sono due leader deboli, anzi debolissimi.

Nel concreto, Parigi e Berlino hanno annunciato un “Consiglio di difesa e sicurezza comune”, una struttura che dovrebbe – nelle intenzioni – riunirsi “regolarmente” per coordinare risposte strategiche. Parole, intese, promesse. Ma sul dossier Ucraina, ad esempio, Merz è stato chiaro: l’Europa potrà giocare un ruolo solo dopo che gli americani avranno firmato una tregua. Nessuna iniziativa autonoma, nessuna leadership europea. Si aspetta, si obbedisce a Washington.

Macron ha provato a sembrare più deciso contro Mosca, ma poi si è chiesto retoricamente se “Putin farà sul serio”: “Oltre i tre giorni promessi e che non saranno verosimilmente rispettati, come i precedenti, il presidente russo è finalmente serio? Decide finalmente di rispettare la parola data e soprattutto data nei colloqui con l’amministrazione americana? E’ questo che ci interessa”. E intanto rilancia l’idea di una tregua di 30 giorni, con l’aria di chi sa già che non verrà rispettata. Siamo ancora alla diplomazia delle intenzioni. Il cancelliere tedesco ha anche aperto alla cooperazione nucleare con Francia e Regno Unito, ma ha subito puntualizzato: nessuno tocchi l’ombrello atomico americano.

I due leader si sono detti “preoccupati” per l’escalation tra India e Pakistan, “allarmati” per la situazione a Gaza – e chi non lo è? – e hanno invocato umanità e aiuti. Ma anche qui, zero proposte concrete, zero azioni, solo una lunga sfilza di frasi ad effetto, buone per i comunicati stampa. Macron ha colto l’occasione per bacchettare Israele sui “trasferimenti forzati”, evocando una crisi umanitaria “senza precedenti”, mentre il neo-cancelliere annuiva. Il tutto condito da una foto postata su X con didascalia affettuosa: “Con un nuovo grande amico”. Alla fine, Merz ha ricambiato il tweet: “Rafforzeremo il pilastro europeo della Nato”. La parola chiave è sempre la stessa: Nato. L’Europa continua a raccontarsi come autonoma, ma resta quello che è: una provincia ben armata dell’impero americano. La diplomazia europea sembra così ormai ridotta a questo: post, abbracci e illusioni d’influenza.

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Parliamoci chiaro: il vertice di Parigi di ieri tra Macron e Merz ha avuto l’aria di un’ultima spiaggia. Due leader dimezzati, reduci da figuracce, sempre meno centrali in Europa. Basti pensare a quanto subito da Merz, diventato cancelliere solo dopo la seconda votazione al Bundestag: non era mai successo nella storia che il cancelliere non incassasse la fiducia al primo colpo. Il suo governo – il solito cordone sanitario anti-Afd –  è partito malissimo, ma il peggio deve ancora venire, perché gli scontri tra centristi e sinistra saranno all’ordine del giorno. Macron, dopo aver fallito sia in patria che a livello internazionale, è costretto a puntare sull’unità tra Parigi e Berlino: non gli resta altro. Sicuramente non può vantare la stabilità del governo italiano – la Francia non ha una maggioranza. Insomma, quello che un tempo sarebbe stato analizzato come un crocevia fondamentale per il futuro dell’Europa oggi non è altro che un disperato tentativo di contare ancora qualcosa…

Franco Lodige, 8 maggio 2025

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