Economia

I francesi dicono addio al canone radio-tv: qualcuno ci proverà in Italia?

L’amaro paragone tra uno Stato che in un momento di crisi inonda i cittadini con una valanga di cartelle esattoriali e uno che invece decide di eliminare una tassa odiosa

Economia

Da inizio ottobre i francesi stanno ricevendo una missiva recante i simboli dello Stato francese (bandiera, Marianne e immancabile dicitura Liberté, égalité, fraternité). Normalmente queste buste contengono una multa o in qualche caso una tassa da pagare. Ma non in questo.

Quello che è scritto nella lettera francese potrebbe (o forse dovrebbe) essere fonte di ispirazione per il nuovo governo italiano, se volesse lanciarsi in una coraggiosa azione di rottura a favore dei cittadini. Anche perché, pensiamo, o oggi o mai più.

Ecco il contenuto del messaggio a firma di Bruno Le Maire, ministro dell’economia francese:

In seguito all’impegno del Presidente della Repubblica in materia di protezione del potere d’acquisto delle famiglie, il Governo ha deciso di sopprimere il canone radio televisivo. Questa iniziativa è stata validata dal Parlamento e fa parte della legge di aggiustamento di bilancio del 2022. Non dovete pertanto pagare questa tassa che sarebbe stata pari a 138 euro. A seguito di questa soppressione siete inoltre esonerati dal pagamento della tassa sulla abitazione per la vostra residenza principale. Quest’anno non dovete dunque pagare né tassa di abitazione né canone radio televisivo”.

Un amaro paragone

E forse qui potremmo terminare l’articolo, facendo qualche amaro paragone tra uno Stato che proprio in questo momento decide di inondare i cittadini con una valanga di cartelle (“siete pazzi”, il giusto commento del co-fondatore di questo giornale) e uno Stato che elimina una odiosa tassa.

Ma ci sono almeno due dettagli che riteniamo vadano aggiunti. Primo: il servizio pubblico francese produce quattro canali televisivi e sette radiofonici (parliamo di FM, non di web radio) e inserisce pubblicità (peraltro molto limitata) solo su tre. Assorbe dunque solo il 3 per cento del mercato pubblicitario nazionale e non fa concorrenza sleale al settore privato.

Secondo: i dipendenti e i giornalisti di Radio France hanno fatto di tutto per cercare di impedire la cancellazione del canone, tramite ripetuti scioperi nelle settimane scorse. I cittadini, secondo loro, dovrebbero continuare a pagare per garantire l’indipendenza dell’informazione.

E France Info indipendente lo è davvero, anzi piuttosto marcatamente di sinistra come traspare da molte delle (peraltro ottime) domande che vengono poste a chi viene intervistato. A titolo di esempio, per illustrare composizione e prospettive del nuovo Parlamento italiano, giovedì 13 ottobre è stato intervistato solo Aboubakar Soumahoro

In ogni caso Emmanuel Macron non ha fatto marcia indietro e ha fatto ai francesi (e agli italiani residenti in Francia…) questo inaspettato regalo. Qualcuno avrà il coraggio di provarci anche in Italia?

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