Economia

La zombificazione dell’economia europea: cause profonde, oltre la guerra

Non è tutta colpa di guerra e sanzioni, in Europa sistema ibrido tra capitalismo clientelare e socialismo “soft”. Abbiamo reso proibitivi i costi di produzione

Economia

Ci è voluto un po’, ma finalmente l’inflazione è stata aggiunta al vocabolario dei funzionari occidentali. Durante la pandemia, mentre le banche centrali stampavano denaro, finanziando i disavanzi pubblici, ci è stato detto che non c’erano rischi inflazionistici.

In seguito, sono arrivate assicurazioni da politici ed “esperti” che l’inflazione sarebbe stata transitoria. Pochi mesi dopo, quando l’inflazione è diventata più difficile da nascondere, la brutale aggressione di Vladimir Putin in Ucraina è diventata l’unico colpevole.

Mentre affermare le vere ragioni dei prezzi altissimi sembra essere verboten per i politici, almeno si può finalmente fare una discussione sull’argomento con buone possibilità di affrontare le vere cause.

Qualche dato

Gli ordini di produzione nel mercato interno in Germania sono diminuiti del 5 per cento a luglio. L’indice manifatturiero nell’Eurozona (PMI) è sceso a 49,6 ad agosto, al di sotto del livello di 50 punti, indicando una contrazione. Nel secondo trimestre, in Germania, spesso considerata l’economia più forte dell’Eurozona, i salari reali sono diminuiti del 4,4 per cento, mentre i prezzi dei generi alimentari sono aumentati del 16 per cento su base annua.

Nel frattempo, le stesse politiche di sinistra sono state seguite in Gran Bretagna, anche se c’è un governo cosiddetto conservatore da più di dieci anni. Il risultato è il livello più alto di fallimenti d’impresa dal 2008, inflazione e deficit di bilancio a livelli record e la sterlina al livello più basso rispetto al dollaro dal 1985.

Per non parlare dell’Italia, il cui Pil nell’ultimo decennio di dominio tecnocratico è diminuito di 1,4 per cento, mentre il rapporto debito/Pil è balzato dal 119 al 150,8 per cento e la pressione fiscale è passata dal 41,3 al 43,5 per cento.

Il dilemma dei banchieri centrali

Continueranno le politiche monetarie restrittive in Occidente per frenare l’inflazione? O a causa della crisi economica negli Stati Uniti e nell’Ue, i governi ritorneranno alle politiche espansionistiche per evitare una prevista recessione e una crisi del debito? I politici ed esperti nell’Occidente si trovano di fronte a questo dilemma: un dilemma creato da loro stessi.

Le cause profonde dell’inflazione

La burocrazia di Bruxelles, e recentemente il governo americano, pur non dicendolo apertamente, stanno seguendo i principi di una teoria economica chiamata la Teoria Monetaria Moderna. Questa è una delle cause profonde dell’attuale aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e dell’energia.

Fondamentalmente, la teoria dice che il debito e la spesa sfrenata non hanno effetti negativi, considerando (erroneamente) che un Paese può stampare tutti i soldi che vuole. In genere, ai politici piace questa teoria, in quanto conferisce loro più potere, mentre i contribuenti sono quelli rimasti a farsi carico dei costi.

Una metrica significativa delle conseguenze di questa teoria è la perdita cumulativa di potere d’acquisto nell’area dell’euro dal 1991 al 2021 al 74 per cento.

A peggiorare le cose, durante la pandemia, i governi hanno chiuso le rispettive economie, riducendo drasticamente le attività dal lato dell’offerta. Di conseguenza, la produzione è diminuita considerevolmente, mentre le banche centrali dell’Ue e degli Stati Uniti hanno stampato grandi quantità di denaro e l’hanno distribuito come dall’elicottero, spendendo miliardi di dollari in pacchetti di aiuti, spesso inutilmente.

Mentre il dollaro fino a un certo livello ha beneficiato del suo status di valuta di riserva, l’euro e le altre valute, non avendo tale vantaggio, cercando di replicare le politiche statunitensi hanno danneggiato se stesse.

Non va dimenticato che il denaro in sé non ha valore e trae il suo valore da ciò che viene prodotto in un’economia. Questa crescita dell’offerta di moneta, molto superiore all’aumento della domanda, associata con i tassi di interesse negativi, e insieme ad un massiccio aumento del debito da parte dei governi europei, ad una repressione finanziaria, agli alti livelli di interventi di mercato e alle normative e regolamenti sulle imprese, hanno portato ad un continuo declino economico, uno spostamento degli incentivi economici, un numero elevato di società zombie, una produttività inferiore e tasse più elevate.

I burocrati europei hanno a tutti gli effetti creato un sistema ibrido tra capitalismo clientelare e socialismo morbido. L’Europa è ormai una drogata di debiti e denaro a buon mercato, a cui la causa della malattia viene presentata come l’unica cura.

Il caso dell’Argentina

L’Argentina è uno degli esempi più significativi di questo fenomeno. Nell’aprile 2022 l’inflazione annua era del 58 per cento, sei volte di più dell’Uruguay, cinque volte di più del Cile, quattro volte di più del Brasile o del Paraguay, Paesi vicini con problemi e circostanze simili.

Ciò che distingue l’Argentina è la crescita della base monetaria del 43,8 per cento solo quest’anno. Negli ultimi tre anni la base monetaria è aumentata del 179,7 per cento, mentre nell’ultimo decennio del 1.543,8 per cento, in quanto la valuta argentina ha perso il 99 per cento del suo valore rispetto al dollaro.

Il caso della Svizzera

Per vedere l’assurdità delle decisioni dell’Eurozona, e i pericoli per gli Stati Uniti se proseguirà sulla stessa strada, basta guardare alla Svizzera, dopo l’esempio dell’Argentina. L’inflazione a giugno era del 3,4 per cento, mentre l’inflazione base era dell’1,9 per cento.

Anche la Svizzera risente delle conseguenze della guerra in Ucraina, anch’essa dipende dalle importazioni di gas, altri beni o catene di approvvigionamento. Ma ciò che la Svizzera non ha fatto è stampare soldi in modo sfrenato, prevenendo così la distruzione della propria valuta e salvando il potere d’acquisto dei suoi cittadini.

Sistema Ue insostenibile

L’aggressione non provocata e brutale di Vladimir Putin ha dimostrato che il sistema economico dell’Europa, basato su energia a basso costo proveniente dalla Russia, alto debito e spese inutili e improduttive – è insostenibile e destinato al crollo.

Nella migliore delle ipotesi, politici ed “esperti” sono stati compiacenti, miopi e irresponsabili, sacrificando l’innovazione, la produzione e la stessa sovranità economica ed energetica dell’Europa e aumentando la dipendenza dagli avversari geopolitici.

L’esempio del grano

Si dice che l’aumento dei costi di produzione, soprattutto per il cibo, derivi dalla guerra in Ucraina. Come notato dall’economista Daniel Lacalle in una recente analisi, le esportazioni di grano dall’Ucraina e dalla Russia sono state il 7,3 per cento della produzione globale nel 2020.

Insieme, nel 2020, Ucraina e Russia hanno prodotto quasi tanto grano quanto l’intera Unione europea. Gli agricoltori europei stanno producendo in perdita, sia prima che dopo la pandemia. Le ragioni principali degli elevati costi di produzione includono gli oneri amministrativi, le pressioni ambientali, l’eccessiva regolamentazione del mercato e gli elevati oneri fiscali.

Se l’Europa fosse competitiva e disponesse di modelli economici che incentivano la produzione, le crisi di approvvigionamento dalla Russia o altrove non si farebbero sentire. Non è che la mancanza di rifornimenti da est sia un fulmine a ciel sereno. Nel 2010 c’è stato un calo del 6,3 per cento a causa di una siccità in Russia che ha ridotto la produzione di 20 milioni di tonnellate. Ci sono stati cali di questo tipo nel 1991, 1994, 2003 e 2018.

L’Unione europea non ha motivo di dipendere da altri Paesi, tanto meno da quelli ostili, quando ha tutte le capacità di produzione. Tuttavia, la produzione avviene in condizioni di libero mercato, di non intervento, di tasse basse e di sviluppo economico. Sfortunatamente, l’Europa ha iniziato da tempo la zombificazione della sua economia.

Domare l’inflazione

Tra l’altro, se l’inflazione fosse dovuta esclusivamente a problemi di catena di approvvigionamento e se l’offerta di denaro rimanesse poco modificata, aumenterebbero solo i prezzi di alcuni prodotti. Tuttavia, stiamo assistendo ad un aumento di tutti i prezzi. I prezzi dei prodotti possono aumentare contemporaneamente solo se la quantità di denaro aumenta più velocemente della domanda. L’inflazione è sempre e ovunque un fenomeno monetario.

Quindi, per domare l’inflazione, i tassi di interesse dovrebbero essere aumentati, il carico fiscale su salari e prodotti dovrebbe essere ridotto, l’espansione quantitativa e la spesa pubblica sconsiderata dovrebbero essere interrotte. Ma queste misure avranno le loro conseguenze, e porteranno alla luce anni di decisioni sbagliate.

Sfortunatamente, i Paesi occidentali non hanno la volontà politica di adottare queste misure. L’Eurozona con i suoi Stati membri altamente indebitati non aumenterà mai il tasso di base ai livelli di cui ha bisogno, poiché porterebbe ad una crisi del debito.

Gli attivi della Bce rispetto al Pil restano elevati, sopra il 70 per cento, contro il 35 per cento degli Usa, mentre molti dei Paesi dell’euro hanno livelli di indebitamento superiori al 100 per cento del Pil – e non parlo qui solo dell’Italia, ma anche di Paesi come l’Olanda e la Francia.

Ancora una volta, i problemi causati dall’intervento dei governi saranno risolti da un maggiore intervento dei governi, aumentando gli squilibri strutturali. Il malcontento popolare nei Paesi occidentali costringerà i governi a presentare piani di salvataggio che aumenteranno la spesa, i sussidi, il debito e, in definitiva, l’offerta di moneta, portando ad un aumento dell’inflazione, aggravando la crisi e impoverendo di più la gente.

L’unica via per la crescita

Di fronte all’Europa – e agli Stati Uniti – c’è solo un percorso verso la crescita e la prosperità: un cambiamento completo nella loro intera concezione di come dovrebbe funzionare un’economia e quale dovrebbe essere il rapporto tra la macchina burocratica e gli individui.

L’Ue dovrebbe trasformarsi in un consesso di nazioni autosufficienti che cooperano tra loro sulle grandi sfide, abbracciando un’economia di mercato, concorrenza e innovazione, rifiutando la mentalità dirigista e statalista, provata ad nauseam di portare solo sofferenza e miseria.

Una lezione importantissima anche per il nuovo governo italiano. Gli Stati Uniti hanno a lungo sostenuto la libertà, l’imprenditorialità e la libertà di perseguire la felicità. Ecco perché hanno prosperato. Non dobbiamo inventare la ruota per arrivarci. Dobbiamo solo seguire i modelli di successo del calibro del primo ministro Thatcher e del presidente Reagan.

In caso contrario, l’Europa continuerà il suo percorso verso l’irrilevanza geopolitica ed economica e gli Stati Uniti seguiranno l’esempio, spostando gli equilibri di potere verso gli avversari dell’Occidente.

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