Esteri

Controffensiva ucraina, ecco dove può portare. Per la Nato l’ora delle scelte

Kiev non avrebbe il “peso” per la spallata decisiva. Improbabile l’adesione al vertice Nato di Vilnius, ma dovrebbe esserle almeno offerto un partenariato

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Si è un po’ percepita, al vertice della Comunità politica europea (Epc) in Moldavia, la concreta possibilità dell’imminente “offensiva di primavera” dell’Ucraina contro gli invasori russi.

Affinché la controffensiva ottenga risultati tangibili, che molti in Occidente desiderano, deve godere di alcune condizioni e, in primo luogo, l’unità di sforzi e di intenti di tutti i sostenitori di Kiev. In secondo luogo, l’Ucraina dovrebbe aver raggiunto una capacità militare sufficiente per tale azione.

Importante poi, l’assoluta certezza che gli alleati della Nato e altri partner abbiano anche a cuore le sorti dell’Ucraina (in Moldavia chi era presente, compreso il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, si è espresso in tal senso anche se talvolta con “sfumature“ diverse).

L’adesione alla Nato

Infine, prima che l’Ucraina ottenga l’adesione alla Nato (difficile nel prossimo vertice a Vilnius), a Kiev dovrebbe essere almeno offerto un partenariato per la difesa e la deterrenza con la Nato. Rimane sempre il dubbio dell’atteggiamento della, appena confermata, autarchia turca che, per fortuna non presente ad inquinare il vertice in Moldavia, rimane la “palla al piede“ dell’Alleanza.

Secondo alcuni analisti ci sarebbe qualcosa di più importante in corso. In particolare, suggeriscono che alcuni membri della Nato sperano che l’Ucraina faccia azioni tali da, paradossalmente, allentare la pressione su di loro e rendere impossibile offrire a Kiev un’adesione rapida all’Alleanza, prima del vertice di luglio a Vilnius. Altri affermano, invece, di essere fermamente convinti che all’Ucraina dovrebbe essere offerta, senza se e senza ma, l’adesione alla Nato già al vertice di Vilnius e senza dar credito alle ipotesi sulle possibili reazioni di Mosca.

Possibili scenari

La guerra ha certamente raggiunto un punto critico e gli ucraini dovranno affrontare scelte difficili, nelle prossime settimane, con diversi esiti possibili. Fallire nell’offensiva trasformerebbe il conflitto in una lunga guerra. Al contrario, avere successo potrebbe costringere i russi a negoziare sul serio per porre fine legittimamente alla guerra a condizioni che favoriscano l’Ucraina.

Ultima ipotesi, avere successo ma dover affrontare ancora una lunga guerra perché il regime russo è politicamente intrappolato e non ha altra possibilità se non continuare e raggiungere obiettivi paganti con la guerra (tradotto in quattro parole: “Putin non può perdere”).

Si potrebbe ipotizzare che se anche gli ucraini, in qualche modo, riuscissero a respingere i russi dall’Ucraina, non avrebbero comunque sconfitto definitivamente la Russia. Pertanto, l’importanza dell’imminente controffensiva ucraina sta solamente nel dimostrare ai russi, una volta per tutte, che non possono vincere questa guerra.

In quanto tale, l’attacco ucraino potrebbe concretizzarsi in una azione non isolata che dimostri con un successo, anche parziale, la necessità dell’Ucraina di avere un appoggio incondizionato occidentale per sostenere una guerra che è improbabile finisca presto.

Vulnerabilità delle forze russe

L’Ucraina ha combattuto duramente, abilmente e con intelligenza e ha rivelato le problematiche dell’esercito russo. Gli sforzi di Kiev per colpire nel campo di battaglia con attacchi alle retrovie, alle linee di comunicazione e alle catene logistiche dell’esercito russo, stanno contribuendo a mantenere sotto pressione le forze russe e costringere alla massima cautela i loro comandanti.

Proprio per questo i russi hanno fatto ricorso a linee successive di postazioni difensive per essere certi di non dover cedere nuovamente quanto guadagnato. Ci sono anche vulnerabilità nella catena di comando russa (che gli ucraini avrebbero sfruttato) nel coordinamento tra comandanti sul campo, Stato Maggiore a Mosca e Cremlino. Soprattutto, sembrerebbe esserci una significativa mancanza di “unione” tra l’esercito russo, l’aeronautica e la fanteria navale.

Lezioni imparate dai russi

Tuttavia, in Russia ci sono comandanti competenti che stanno rapidamente imparando le lezioni del fallimento avuto nel primo periodo di conflitto. I russi stanno imparando a identificare le concentrazioni di forze ucraine e migliorando la precisione della loro artiglieria per mezzo dei droni da ricognizione. Il sistema consente inoltre alle forze russe di evitare i contrattacchi in modo più efficace rispetto a prima.

Stanno inoltre prendendo di mira in modo più efficace le strutture militari ucraine, i centri di comando, le vie di rifornimento e i depositi di munizioni e carburante, nonché i centri logistici. I report segnalano che le forze russe continuano a utilizzare formazioni mal addestrate per sondare i punti deboli nelle posizioni avanzate ucraine, mentre le formazioni più piccole meglio addestrate, più mobili e più agili vengono riservate per missioni difensive e l’uso del camuffamento termico sta anche riducendo l’efficacia dei sistemi anticarro ucraini.

Pertanto, il massimo che gli ucraini potrebbero realisticamente ottenere con la controffensiva è interrompere in modo significativo il ponte terrestre della Russia verso la Crimea attraverso il Donbass. Nonostante la ventina di nuove brigate che gli ucraini hanno velocemente preparato prima della controffensiva, Kiev non avrebbe il “peso” necessario per dare una svolta decisiva e vincente sul campo di battaglia.

Se per ipotesi, la controffensiva avesse successo, certo gli ucraini non marceranno su Mosca. E anche se le forze russe venissero respinte oltre i confini della Russia, questo, ripeto, difficilmente porrebbe fine alla guerra.

Il vertice Nato di Vilnius

Al vertice di Vilnius i leader della Nato e i suoi partner devono concordare e annunciare una vera strategia affinché il mondo intero comprenda pienamente le ragioni strategiche del sostegno all’Ucraina e faccia tutto il necessario per tutto il tempo necessario.

In altre parole, ciò di cui l’Ucraina ha bisogno ora è una dichiarazione inequivocabile dell’Alleanza a sostegno della controffensiva e che la Nato “tutta – Turchia inclusa” svolga pienamente il suo ruolo vitale nel consentire all’Ucraina di raggiungere i suoi legittimi obiettivi.

La Nato è, e rimarrà, il perno della sicurezza e della difesa europea, e questo significa sia sostituire, per tutti i Paesi membri, le armi inviate in Ucraina, sia formulare la chiara dichiarazione di solidarietà a Kiev nei suoi sforzi per tornare ai suoi confini del 1991, qualunque cosa serva e per quanto tempo ci vorrà. Niente di più, niente di meno.

Quindi, i comandanti militari ucraini dovranno semplicemente decidere quando e dove attaccare in un dato momento e in un dato luogo basandosi esclusivamente sulla situazione militare sul terreno. La speranza è che il vertice politico ucraino non si intrometta e non crei i presupposti per un’altra disfatta come la resa di Bakhmut, con la conseguente importante perdita di personale esperto e mezzi.

In conclusione, la posizione italiana. Roma è chiara e in linea con la Nato. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito l’impegno a sostenere l’Ucraina “a 360 gradi per tutto il tempo necessario”. Possiamo aggiungere: comunque vada l’offensiva di primavera.

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