Sempre più spesso, l’opinione pubblica internazionale tende ad incolpare unicamente Israele per le condizioni di vita precarie della popolazione di Gaza, minimizzando le responsabilità di Hamas. Oltre agli aiuti umanitari, che anche secondo il giornalista palestinese Ayman Khaled verrebbero rubati dai terroristi che poi li rivendono al mercato nero, nel corso della guerra quelli di Hamas hanno creato anche un intricata rete di cambiavalute, attraverso la quale controllerebbero tutto il flusso di contanti nella Striscia di Gaza per continuare a finanziarsi.
Le mani di Hamas sul contante
Secondo un’inchiesta dell’agenzia di stampa israeliana TPS (Tazpit Press Service), Hamas controlla tutto il flusso degli shekel (la moneta israeliana, ndr) che vengono utilizzati a Gaza, che siano per aiuti umanitari, pagare gli stipendi o fare rifornimento di carburante. “A Gaza è emersa un’intera industria di cambiavalute. Le persone ricevono aiuti tramite app bancarie, ma per trasformarle in valuta reale devono passare attraverso i broker. Prelevano fondi da questi portafogli digitali e addebitano commissioni oltraggiose, tra il 20 e il 40 per cento”, ha raccontato a TPS Eyal Ofer, economista ed ex consigliere del governo israeliano.
Con le banche e i bancomat chiusi, a Gaza gli aiuti vengono spesso distribuiti tramite app digitali. Ofer stima che tra i 100 e i 150 cambiavalute siano attualmente attivi a Gaza. Di questi, almeno la metà utilizzano fondi legati a Hamas, e il Ministero della difesa israeliano sostiene che quantomeno alcuni di questi vengono utilizzati per finanziare il terrorismo.
Per contrastare il problema, recentemente il ministro degli esteri israeliano Gideon Sa’ar ha chiesto alla Banca d’Israele di abolire una serie di banconote da 200 shekel che circolano a Gaza, in modo da far diventare carta straccia buona parte del contante nelle mani di Hamas e indebolirlo economicamente. Tuttavia, la banca ha respinto la sua richiesta.
Effetti sulla popolazione
Senza la possibilità di prelevare contanti tramite altri canali, i cambiavalute sono diventati l’unica opzione per i gazawi. Gli aiuti mensili dell’Unicef, del Programma alimentare mondiale e dell’Autorità Nazionale Palestinese ammontano a oltre 50 milioni di shekel (12,1 milioni di euro circa).
“Vado al mercato e incontro persone il cui compito è fornire contanti in cambio di un compenso”, ha raccontato a TPS Shahab Yousef, palestinese residente a Gaza. “La tariffa è tra il 20 e il 30 per cento. Se trasferisco 1.000 shekel (242 euro), me ne restano 700 (170 euro)”, ha spiegato. “Per i grandi acquisti, effettuo pagamenti digitali. Ma al mercato ho bisogno di contanti, e ogni volta perdo il 30 per cento”.
Un altro abitante di Gaza, Nidal Qawasmeh, ha espresso una frustrazione analoga a TPS: “Queste persone fanno pagare il 30 per cento solo per darti dei contanti. Voglio solo prendermi cura della mia famiglia, ma tutto mi costa di più per questo. I prezzi sono folli”.
Controllare il denaro per restare al potere
In un post divenuto virale su Telegram, un uomo di Gaza ha descritto un cambiavalute che teneva pacchi di banconote da 200 shekel accanto a dei poliziotti di Hamas. Nel commento in una chat di gruppo dell’attivista Hamza Al-Masri di metà aprile, il palestinese si è sfogato così: “Il cambiavalute, lo vedo con i poliziotti (di Hamas)… Lo giuro, tiene un fascio di banconote da 200 shekel, ed è lui che tiene il fascio. I soldati della polizia con le loro armi sono in piedi di fronte a lui, lasciandolo solo. Vuoi farmi credere che non lavorino assieme?”.
Anche l’Autorità nazionale palestinese che governa la Cisgiordania ha criticato Hamas: in una trasmissione sulla loro tv ufficiale del 13 novembre scorso, un giornalista nella città di Deir al-Balah a Gaza ha affermato che il 28 per cento degli stipendi e delle rimesse vengono dirottati da entità affiliate a Hamas.
Inoltre, un editoriale del 10 novembre apparso su Al-Hayat Al-Jadida, il quotidiano ufficiale dell’Autorità palestinese, accusava Hamas di monopolizzare gli aiuti umanitari a scopo di lucro: “Gli aiuti che arrivano lì (nel nord della Striscia di Gaza) dopo molte difficoltà (…) sono controllati esclusivamente dalle milizie di Hamas”.
L’economista Eyal Ofer ha detto a TPS: “Quello che sta succedendo è che Hamas non solo trae profitto dal denaro che detiene a Gaza, ma lo ricicla anche attraverso tutta questa attività. Secondo i miei calcoli, avranno accumulato circa quattro miliardi di shekel (971 milioni di euro circa). Questo non è un problema di carenza di denaro; riguarda il controllo”.